La decisione di Trump su Gerusalemme, le reazioni internazionali e le proteste

Valigia Blu
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5 min readDec 7, 2017
Palestinesi disegnano una x sulla faccia di Donald Trump sul murales dipinto sul muro israeliano che divide Gerusalemme, foto via EPA

«Ho deciso che è tempo di riconoscere ufficialmente Gerusalemme come capitale d’Israele». Nel suo annuncio, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha aggiunto anche di aver ordinato per questo al «Dipartimento di Stato di iniziare la preparazione per trasferire l’Ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme».

L’annuncio del presidente americano si inserisce all’interno del conflitto tra palestinesi e israeliani. Harriet Sherwood sul Guardian ha spiegato che “la comunità internazionale — a parte gli Stati Uniti — è unita nel dire che il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele è una mossa disastrosa per qualsiasi speranza di rilanciare colloqui significativi di pace”. Lo status di Gerusalemme, infatti, “è una delle questioni cardine che secondo diplomatici e gli operatori di pace deve essere concordata tra le due parti durante i negoziati”.

Per Sherwood l’annuncio di Trump sarà visto dai palestinesi “come la fine delle loro speranze e richieste per Gerusalemme Est come capitale di un futuro stato palestinese indipendente”. La reazione degli israeliani sarà invece opposta: “Da quando Gerusalemme Est è stata acquisita (e poi annessa) a seguito della ‘guerra di sei giorni’ del 1967, Israele ha rivendicato la città come capitale ‘eterna e indivisa’ e ha richiesto un riconoscimento internazionale”. L’atto del presidente rafforzerà così il punto di vista di molti politici israeliani secondo cui c’è poco da guadagnare negoziando con i palestinesi.

Per questi motivi, la mossa di Trump destabilizzerà ulteriormente una regione già instabile: “Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha detto che gli Stati Uniti stanno «gettando la regione e il mondo in un fuoco senza fine». La Turchia ha fatto intendere che potrebbe tagliare i legami diplomatici con Israele se il piano andasse avanti. I sauditi — importanti alleati degli Stati Uniti nella regione — ritengono che la mossa danneggi gli sforzi continui per riaccendere un accordo di pace. I paesi arabi che confinano con Israele — Egitto, Giordania, Libano e Siria — hanno tutti condannato la mossa”.

Riguardo alla difficile situazione politica, Donald Trump, nel suo discorso che accompagnava l’annuncio, ha voluto rassicurare sulle intenzioni del suo gesto:

“Voglio anche chiarire un punto: questa decisione non intende in alcun modo riflettere un allontanamento dal nostro forte impegno per facilitare un accordo di pace duraturo. Vogliamo un accordo che sia molto importante per gli israeliani e molto per i palestinesi. Non stiamo prendendo posizione su eventuali problemi relativi al cosiddetto status finale, compresi i confini specifici della sovranità israeliana a Gerusalemme o la risoluzione dei confini contestati. Queste questioni dipendono dalle parti coinvolte. Gli Stati Uniti rimangono profondamente impegnati a contribuire e a facilitare un accordo di pace accettabile per entrambe le parti. Intendo fare tutto ciò che è in mio potere per contribuire a forgiare un simile accordo”.

Nel 1995 il Congresso americano aveva approvato una legge — il “Jerusalem Embassy Act — che stabiliva il trasferimento dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a «Gerusalemme capitale». Da più di 27 anni, però, ogni sei mesi è stata firmata una proroga all’attuazione di questa legge da parte di tutti i presidenti in carica — Democratici o Repubblicani — , ricorda Il Post. Anche Trump ha firmato, come i suoi predecessori, un’ulteriore dilazione, ma solo per motivi pratici, scrive Elena Molinari su Avvenire: “L’effettivo spostamento della sede diplomatica, che comincerà «immediatamente», ha assicurato il capo della Casa Bianca, richiederà mesi: nel frattempo resterà operativa quella di Tel Aviv”.

Le reazioni internazionali

La decisione di Trump ha provocato reazioni in tutto il mondo. Gli alleati tradizionali degli Stati Uniti, e non solo, hanno condannato la decisione del presidente di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, scrive BBC: “L’Arabia Saudita l’ha definito ‘ingiustificato e irresponsabile’, mentre Francia e Regno Unito hanno dichiarato di non appoggiare la decisione”.

Federica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha detto che l’annuncio di Trump può avere un «impatto preoccupante».

In Palestina, il partito Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato che avrebbe protestato all’ONU contro la decisione di Trump, si legge ancora sulla BBC. Mahmoud Abbas inoltre ha definito controversa la mossa del presidente americano e ha spiegato che gli USA in questo modo non potrebbero più essere mediatori nei negoziati di pace israelo-palestinesi, scrive Al Jazeera. I palestinesi hanno inoltre annunciato “tre giorni di collera” (da mercoledì a venerdì) per protestare contro la decisione di Trump. Ismail Haniya, leader del gruppo islamista Hamas, ha parlato di una “dichiarazione di guerra contro i palestinesi” e ha chiesto una nuova “Intifada”, o rivolta.

La decisione di Trump ha provocato proteste e manifestazioni in varie parti del Medio Oriente.

Foto via: EPA, AP, Reuters

Reazione opposta da parte del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha definito “storico” l’annuncio di Trump, aggiungendo di essere sicuro che anche altri Stati avrebbero seguito l’esempio americano.

Sulla questione il Consiglio di sicurezza dell’ONU si riunirà venerdì 8 dicembre, a seguito della richiesta di una sessione di emergenza da parte di otto degli Stati membri. È prevista invece per sabato 9 dicembre la riunione della Lega Araba.

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