Riforma sulla cittadinanza: cosa prevede, l’impatto e le critiche

Valigia Blu
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3 min readJun 16, 2017
Flash mob a Milano per la riforma della legge sulla cittadinanza, febbraio 2017 — via Repubblica

[a cura di Angelo Romano e Andrea Zitelli]

Ieri è arrivato in aula al Senato il disegno di legge sulla modifica del diritto di cittadinanza. Il testo era stato approvato alla Camera dei deputati a ottobre del 2015. Da quel momento il Ddl è stato in discussione in commissione Affari Costituzionali in Senato, fino all’arrivo in aula. Durante la discussione del provvedimento, ci sono state forti proteste da parte dei senatori della Lega Nord che hanno occupato i banchi del governo per tentare di far sospendere la seduta. Nella concitazione la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, è stata spinta contro un tavolo ed è stata curata in infermeria.

Oltre alla Lega Nord, la legge è osteggiata anche da Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle ha dichiarato invece di volersi astenere, come già fatto durante il voto alla Camera. A favore del testo invece il Partito democratico, Mdp e Sinistra italiana. Matteo Orfini, presidente del Pd, ha ipotizzato di porre la fiducia sul provvedimento: «È chiaro che un tale atteggiamento aggressivo e un ostruzionismo di questo livello può essere superato solo attraverso il voto di fiducia».

Cosa prevede la riforma

Attualmente l’Italia riconosce lo status di cittadino italiano a chi è nato in Italia se almeno uno dei due genitori è italiano e ai figli degli emigranti italiani residenti all’estero (diritto di sangue, ius sanguinis) ma non ai figli degli immigrati nati in Italia (diritto di suolo, ius soli). Uno straniero, i cui genitori (o nonni) sono cittadini italiani per nascita, può richiedere la cittadinanza a patto che “risieda in Italia da almeno 3 anni” (Art. 9, Legge 91/1992), mentre un bambino nato da genitori stranieri, anche se partorito sul territorio italiano, può chiedere la cittadinanza dopo aver compiuto 18 anni e se fino a quel momento abbia risieduto in Italia “legalmente e ininterrottamente”.

La riforma in discussione al Senato propone di introdurre altre due modalità di acquisizione della cittadinanza per i figli minori di genitori stranieri: lo ius soli temperato e lo ius culturae.

Flash mob a Milano per la riforma della legge sulla cittadinanza, febbraio 2017 — via Repubblica

Ius soli Temperato: saranno cittadini italiani per nascita i figli, nati nel territorio della Repubblica, di genitori stranieri se almeno uno di loro ha un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo e risulta residente legalmente in Italia da almeno 5 anni.

Ius Culturae: Possono ottenere la cittadinanza anche i minori stranieri nati in Italia, o entrati entro il 12esimo anno, che abbiano “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”. La frequenza del corso di istruzione primaria deve essere coronata dalla promozione. I ragazzi arrivati in Italia tra i 12 e i 18 anni, poi, potranno avere la cittadinanza dopo aver risieduto legalmente in Italia per almeno sei anni e aver frequentato “un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo”.

L’impatto

Secondo uno studio della Fondazione Leone Moressa, elaborato su dati dell’Istat e del Miur, “saranno oltre 800 mila i potenziali beneficiari della riforma della cittadinanza. L’introduzione dello ius soli temperato e dello ius culturae consentirà inoltre la naturalizzazione di quasi 60 mila nuovi italiani ogni anno, sommando i figli di immigrati nati in Italia e i nati all’estero che completano un quinquennio di scuola. Una riforma che avrà dunque un forte impatto sulla popolazione italiana, riconoscendo la cittadinanza a circa l’80% dei minori stranieri residenti”.

Le critiche delle associazioni

La nuova legge è stata considerata carente dall’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e quelle riunite nel comitato “L’Italia sono anch’io”, riporta Il Post. La riforma, si legge in un testo del comitato, rappresenta un importante passo in avanti ma non ribalterebbe il sistema attuale, introducendo solo alcune novità rispetto alle modalità di acquisizione della cittadinanza in vigore. Per questo motivo, le associazioni hanno proposto alcune modifiche al testo in discussione come, ad esempio, la sostituzione del requisito del “possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo da parte di almeno un genitore”, con il requisito del “soggiorno legale”.

Qui il disegno di legge.

Qui una scheda di Sky su come funziona nel resto d’Europa.

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