Giorgio Antonucci, toscano e fiorentino

Massimiliano Boschi
venti3
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3 min readFeb 19, 2022

L’infanzia, la famiglia e gli studi.

“La Stampa” del 24 febbraio 1933

Giorgio Antonucci è nato il 24 febbraio 1933 a Lucca, dove la famiglia era solo di passaggio. La madre, Lea (Mariotti), era nata ad Aversa, in provincia di Caserta, mentre il padre, Mario, era un napoletano del Vomero. Dopo Lucca, la famiglia Antonucci si trasferì a Livorno, dove Giorgio trascorse i primi anni della sua vita. L’intreccio tosco-campano fu una sorte di benedizione di famiglia, il nonno materno, infatti, era un toscano che aveva sposato una napoletana, mentre il nonno paterno era un napoletano che aveva sposato una toscana. Ma, nonostante tutto questo, Giorgio Antonucci era un fiorentino come pochi altri, amava Firenze e la sua storia al di là di pregi e difetti che, peraltro, conosceva benissimo.

Come detto, dopo la “casuale” nascita a Lucca, Antonucci passò i primi anni di vita a Livorno, dove il padre lavorava, e vi restò fino alla fine della seconda guerra mondiale. In mezzo, solo una una breve parentesi: dopo il 1943, per sfuggire ai bombardamenti, la famiglia “sfollata” si rifugiò provvisoriamente a Morrona, una piccola frazione di Terricciola, comune del pisano alla confluenza delle valli dell’Era, del Cascina e del torrente Sterza. Al termine del conflitto, il padre, funzionario della società elettrica “Selt”, poi “Valdarno”, fu trasferito a Firenze.

Immagine da http://www.houseorgan.net/

Gli studi e Dante Alighieri

Giorgio Antonucci terminò le scuole dell’obbligo nella città di Dante Alighieri e, dopo aver completato gli studi al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di via Masaccio, il più antico di Firenze, si iscrisse alla facoltà di Medicina. I motivi di questa scelta, mostrano uno dei suoi lati più caratteristici, la chiarezza di idee. “Già alle medie mi ero appassionato di filosofia, avevo però fatto il liceo scientifico, anche se preferivo il classico. Mi ero formato sugli illuministi Voltaire e Rousseau, e pensavo che la medicina potesse aiutarmi a completare il mio percorso sull’umanità. Pensavo che, dopo aver studiato le strutture del pensiero, lo studio delle strutture fisiche potesse aiutarmi a chiudere il discorso”. Infine, anche uno dei suoi autori preferiti, Anton Čechov, era medico e sembrava che questo avesse permesso allo scrittore russo di cogliere al meglio lo spirito delle persone. La scelta della facoltà si basò comunque su valutazioni di crescita personale, non certo di carattere lavorativo.

Da questo punto di vista, i testi di alcuni scrittori risultarono fondamentali, soprattutto negli anni di formazione. Se fosse stato costretto a scegliere un unico autore, Antonucci, probabilmente avrebbe scelto Dante Alighieri di cui parlava spesso e volentieri: “Ho sempre ammirato Dante, soprattutto per la sua forte individualità che gli permetteva di discutere alla pari con il Papa o l’ imperatore, un atteggiamento che dovrebbero servire da lezione a molti intellettuali di oggi. L’ho letto negli anni di formazione ed è stato utilissimo, ho sempre apprezzato il suo rigore morale e mi ha insegnato che un individuo deve farsi rispettare, un principio etico che contiene dentro di sé il rispetto per gli altri”.

Tra gli altri autori “formativi” Antonucci non possiamo non citare Leopardi, “sia in prosa che in poesia”, Albert Camus “L’uomo in rivolta” e la “Storia della pazzia” di Bruno Cassinelli che risultò fondamentale in età adulta. Non si possono, però dimenticare gli autori russi. Oltre al già citato Čechov, di cui apprezzava soprattutto i racconti “Il monaco nero” e “Reparto n.6”, Antonucci mostrava una predilezione particolare per Fedor Dostoevskij soprattutto quello dei “Fratelli Karamazov” e del citatissimo capitolo “Il Grande inquisitore”. “Se la psicologia è la conoscenza dei problemi degli individui, Dostoevskij è il più grande psicologo di tutti, molto meglio di Freud che ha una visione troppo meccanicistica della mente umana”. (segue)

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Massimiliano Boschi
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Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.