In dialogo

Caterina Longo
venti3
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3 min readJan 13, 2021

Al Museo Diocesano di Bressanone tra “Beauty Case — Conservare la Bellezza del Creato” e le “Meditazioni” di Peter Fellin

Beauty Case- Conservare la Bellezza del Creato, 2019. Museo diocesano di Bressanone

Ci sono conversazioni senza parole che attraversano i secoli: dialoghi tra opere d’arte di epoche e contesti diversi, che, avvicinate, scintillano in una nuova presenza e in nuovi significati. Al Museo Diocesano di Bressanone lo sanno bene e lo dimostrano, coraggiosamente, nelle mostre collettive. Poteva sembrare un azzardo accostare ad un imponente specchio veneziano del 1700 una serie specchi da bagno Ikea, come hanno fatto le artiste AliPaloma e Jasmine Deporta nella mostra “Beauty Case- Conservare la Bellezza del Creato”, 2019.

E invece. Gli specchi riflettavano un volto femminile frammentato: prodotti in serie per corpi in serie, oggetto di sguardi anestetizzati e metafora della superficialità con cui la bellezza oggi è cercata e ammirata. Da una prezioso quanto polveroso lavoro claustrale del settecento sembrava fiorire, in un’esplosione di trame vegetali, il wall painting a china dell’artista Petra Polli .Sei potenti stanze accoglievano un dialogo tra antico e contemporaneo potente e polifonico, che trovava il culmine nelle installazioni-calici in plastica colorata di Karin Ferrari, accostati al Cristo morto dello scultore tardogotico Hans Klockner.
Alla presenza e peso -artistico, fisico, simbolico e storico- di Cristo e del suo corpo sofferente era contrapposta, in immediata sintesi visiva, la leggerezza e briosa contemporaneità degli oggetti in plastica.

Peter Fellin, “Meditationen”, veduta della mostra, Hofburg di Bressanone.
© Hofburg Brixen Bressanone, Andrea Terza

Nel 2020, il campo si restringe ad un solo artista, ma non per questo è meno intenso. A cento anni dalla nascita dell’artista meranese Peter Fellin (Revò 1920 — Merano 1999) la Hofburg di Bressanone gli rende omaggio con una mostra “Meditationen” che accosta i suoi lavori a sculture medioevali, immagini devozionali, manoscritti e frammenti di un affresco di Paul Troger, provenienti dalle sue collezioni.

da sx: Paul Troger, Frammenti di Evangelisti, affreschi dal Duomo di Bressanone, 1750ca, e Peter Fellin, I quattro evangelisti, 1955, Collezione Museion. © Hofburg Brixen Bressanone, Andrea Terza
Peter Fellin, “Meditationen”, veduta della mostra, © Hofburg Brixen Bressanone, Andrea Terza. In primo piano: Crocifisso, fine del XIII sec. sullo sfondo: Peter Fellin, Disco, 1990, Collezione Museion

Forme pure — cerchi, ovali- e riduzione al bianco e nero: la forza dei dipinti e delle installazioni di Fellin viene dalla semplicità. Accostate ai crocefissi mediovali, ne esaltano la tensione spirituale e li sferzano in una nuova luce di modernità. La maggior parte delle opere di Fellin in mostra, rinunciano al figurativo. Eppure sembra di “sentire” l’alito soprannaturale che ha lasciato traccia sulle sue “pietre di meditazione”, grandi sassi segnati con gesso nero dall’artista. Echi invisibili quanto evidenti risuonano tra il suo dipinto dei “Quattro Evangelisti” del 1955 e i frammenti di affresco di Paul Troger dal Duomo di Bressanone, 1750.

Per l’occasione è stato pubblicato il catalogo “Peter Fellin. Das Sakrale Werk- L’opera religiosa” edito dalla Hofburg di Bressanone, con testi di Andreas Hapkemeyer. Il catalogo riserva sorprese e chicche su tante opere pubbliche dell’artista poco conosciute o dimenticate. Una tra tutte: la via crucis realizzata dall’artista per la cappella del convitto “Georgensheim” a Bolzano, in via Weggenstein. La storia della passione è raccontata da personaggi che sembrano inscritti in figure geometriche tese, disegnate, quasi graffiate, in bianco e nero. Un racconto come un graffito, scandito al ritmo di scritte rosse, tracciate dall’artista per ogni stazione.

La mostra (21.05–08.1.2020) è in collaborazione con Museion, Bolzano.
www.hofburg.it

Peter Fellin, Meditativ I, 1986, Collezione Museion.
© Hofburg Brixen Bressanone, Andrea Terza

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Caterina Longo
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Amo l’arte, i(l) boschi, le immagini e le storie che fanno dei giri immensi e poi ritornano.