L’incontro con Giorgio Antonucci

Massimiliano Boschi
venti3
Published in
7 min readJan 6, 2021

“A te che piacciono i personaggi fuori dall’ordinario, vai al piano di sotto, c’è un convegno con un medico che ha lavorato al manicomio di Imola per liberare i ricoverati”.

Credo fosse il 2003, forse prima, certamente non dopo. Ero passato a salutare Valerio Zanotti, il direttore del settimanale imolese con cui all’epoca collaboravo. Eravamo diventati amici e sapeva benissimo come farmi abboccare a determinate esche: “A te che piacciono i personaggi fuori dall’ordinario, vai al piano di sotto, c’è un convegno con un medico che ha lavorato al manicomio di Imola per liberare i ricoverati. Si chiama Giorgio Antonucci”.
Le scale dovevo farle comunque, decisi di buttare un occhio dentro la sala che ospitava il convegno, era piena e si percepiva una fortissima tensione che non riuscivo a comprendere. Stava parlando un medico basagliano che stava pesantemente polemizzando con qualcuno, ma non capivo chi. Restai proprio per comprenderlo, scoprii rapidamente che il bersaglio era proprio Giorgio Antonucci. Le motivazioni della polemica mi erano del tutto incomprensibili, le compresi solo qualche anno più tardi e ancora oggi fatico a digerirle, ma, poco importa. Il tutto fu sufficiente a farmi rimanere in attesa della relazione di questo strano personaggio che già mi stava simpatico. Il silenzio che accompagnò l’inizio della sua relazione era solo uno degli evidenti segnali dell’attenzione dei presenti verso Antonucci. Innanzitutto rimasi stupito dal suo aspetto, un uomo mite che parlava con voce fin troppo calma e tranquilla. Per rispondere agli attacchi che nemmeno ricordo nel dettaglio, decise di raccontare la storia di un filosofo che aveva in cura a Firenze. Un uomo dalla cultura infinita e dalla mentre brillantissima con prestigiose pubblicazioni alle spalle che era costretto a fare dentro e fuori dalle cliniche psichiatriche. Mi appuntai alcune informazioni e non appena terminato l’intervento salii in redazione al piano di sopra per cercare di individuarne nome e cognome grazie ai motori di ricerca. Ottenuto un risultato attendibile, mi feci dare un recapito di Antonucci e lo chiamai, o gli mandai un messaggio, per chiedergli di raccontarmi altri dettagli della vita di quell’uomo. Avrei voluto scriverne per uno dei giornali nazionali con cui collaboravo.
Passarono molti mesi prima che ci riuscissi, ma intanto continuai a sentire Antonucci. Lo feci per molti anni a seguire fino alla malattia e alla sua morte. Perchè l’incontro con Giorgio Antonucci mi ha cambiato la vita, modificando radicalmente il mio approccio alla diversità ancor più che alla psichiatria.
Ma ci sarà modo di raccontarlo più avanti.
Nei primi mesi del 2004 riuscii a sentire al telefono il filosofo fiorentino assistito da Antonucci e ne scrissi per “Diario della Settimana”.
L’articolo che uscì il 16 aprile 2004 lo potete leggere qui di seguito. Ho solo sostituito con le iniziali i nomi e cognomi dei protagonisti.

«Non senza raffinatezza speculativa, L.S. affronta e sviscera la tematica di questo prezioso saggio filosofico e, attraverso lo studio dei commentatori antichi e medievali di Aristotele, dimostra che la logica comparativa è stata considerata nei secoli il fondamento della filosofia. Viene, inoltre, ricostruito il modo in cui Galileo ha interpretato tale logica per confutare la cosmologia e la teoria aristotelica del movimento». Questa è solo una delle positive recensioni ottenute dal saggio «Aristotele … » scritto da L. S. stimato filosofo, membro dell’Accademia di Scienza e lettere «la Colombaria” considerato, però, da vicini di casa, qualche parente ed alcuni medici, un matto da rinchiudere.
Dove starà la logica e dove la follia?
Per saperlo dobbiamo tornare alla scorsa torrida estate, quando S. ha dovuto passare una settimana al reparto psichiatrico dell’Ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze. Una vacanza forzata che S. ha considerato un vero e proprio sequestro di persona. «E’ successo tutto lo scorso 4 agosto — racconta, nemmeno troppo arrabbiato. Ero appena tornato dalle vacanze quando la Polizia ha fatto irruzione in casa mia. Mi hanno detto che i vicini si erano lamentati del mio comportamento, io ho provato a rispondere che non mi sembrava di aver fatto nulla di strano e che comunque questo non mi sembrava motivasse lo sfondamento della porta, ma non hanno sentito ragioni. Poi hanno chiamato un’ambulanza dicendo che ero chiaramente disturbato. Non mi sembrava il caso di spiegargli che ritrovandomi, in piena notte, con la polizia in casa non ero nelle migliori condizioni possibili e mi sono limitato a mostrare un certificato del mio dottore, Giorgio Antonucci, che dichiarava che per nessuna ragione dovevo essere sottoposto a Tso o a terapia con psicofarmaci. Mi sono sentito rispondere che il certificato medico era scaduto. Per cui una volta arrivata gli infermieri del 118 sono stato trattato come un criminale. Per motivare questo atteggiamento hanno sostenuto che mi volevo suicidare, il che è assolutamente falso. Primo perché ero appena tornato dalle vacanze e mi sentivo bene, secondo perché sono una persona religiosa ed al suicidio non ho proprio mai pensato».
Arrivato all’Ospedale di Santa Maria Nuova, Luca S., ha ripresentato il certificato medico al personale dell’ospedale, ma anche lì non è stato preso in considerazione ed è stato ricoverato contro la sua volontà. Rassegnatosi a passare la notte in ospedale ha dovuto attendere la mattina per chiamare qualcuno che lo andasse a “liberare”. Ha quindi telefonato ad E. P., membro del Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo che, a sua volta ha chiamato il dottor G. M. per farsi accompagnare a Santa Maria e prendersi cura di S.. Il dottor Antonucci, che aveva compilato il certificato medico “scaduto”, era impossibilitato ad intervenire perché ricoverato in ospedale a causa di una brutta operazione. Il colloquio in ospedale non ha però risolto la situazione. Il dottor M. ha chiesto di potersi prendere cura di S. per evitargli l’internamento ma i medici del reparto psichiatrico si sono rifiutati.
«S. — racconta il dottor M. — ha ribadito che si trovava in ospedale contro la sua volontà, che non rifiutava le cure, ma che voleva essere messo sotto la mia responsabilità. I dottori non hanno, però, voluto sentire ragioni ed hanno confermato che non lo avrebbero rilasciato, nonostante la legge in questi casi parli chiaro. Il tso può essere praticato solo nel caso il paziente rifiuti le cure e in questo caso S. non le rifiutava ma, giustamente, si lamentava di essere stato prelevato dal proprio appartamento con la forza, senza motivo».
In effetti la legge dichiara che «il trattamento sanitario obbligatorio per malattia mentale può prevedere che le cure vengano prestate in condizioni di degenza ospedaliera solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall’infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extraospedaliere».
Bene, S. si trovava in casa sua, per cui non si comprende come la polizia avesse potuto verificare l’esistenza delle “alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici” prima di fare irruzione in casa.
Inoltre, non rifiutava le cure e chiedeva appunto di essere sottoposto ad “idonee misure sanitarie extraospedaliere”. Senza contare la presenza del certificato medico firmato dal dottor Antonucci.
«I medici dell’Ospedale di S.Maria Nuova — prosegue M. — hanno motivato il tso raccontando il grande disordine presente in casa di S. e la presenza di alcune lampadine fulminate. A parte il fatto che S. era appena tornato dalle vacanze, non si capisce come si possa procedere ad un tso in base a queste valutazioni. Quanti adolescenti si dovrebbero internare? Anche il sindaco, che dovrebbe vigilare su queste vicende, ha autorizzato la procedura senza verifiche».
Dall’ospedale di Santa Maria Nuova, ancora oggi, motivano il tso con le stesse argomentazioni a cui aggiungono le dichiarazioni rilasciate dai vicini e da un familiare di S.: «i vicini ci hanno confermato le forte tensioni presenti ed anche alcuni parenti si sono detti favorevole al trattamento sanitario. Da parte nostra non abbiamo ritenuto il dottor M. idoneo a prendersi cura del paziente, perché non è uno specialista». Quindi M. non era sufficientemente competente per comprendere le “alterazioni psichiche” del paziente ma, a quanto pare, lo erano i vicini ed il fratello che ha rilasciato la “diagnosi” al telefono. Dall’ufficio del sindaco, invece, è stato puntualizzato che non tocca al sindaco, o al suo delegato, entrare nel merito del tso.
Non è per nulla d’accordo Giorgio Antonucci, medico di S., una vita passata a chiudere manicomi: «il sindaco deve entrare nel merito, eccome. Deve verificare se c’è abuso e non limitarsi ad accettare le decisioni prese dai medici, non si capisce, altrimenti, come possa svolgere il ruolo da garante delle libertà dei cittadini che gli viene imposto dalla legge. La vicenda Luca S. dimostra proprio come ormai alcuni medici abusino del tso. S. è un brillante filosofo studioso di logica, vive solo, in maniera autonoma ed è corretto nei rapporti sociali. Paga unicamente, come molti altri, il fatto di essere già stato internato, alcuni anni fa, in ospedale psichiatrico a causa di dissidi familiari. Da allora vive nel timore che qualcuno lo possa fermare per strada per farlo nuovamente internare. Venne fatto “curare” in ospedale psichiatrico mentre era un brillante studente di filosofia e, nonostante il trattamento con psicofarmaci, riuscì a laurearsi con lode all’Università. Per lui fu però un’esperienza terribile e da allora vive con l’incubo che l’esperienza possa ripetersi. Per questo scrissi quel certificato medico, ritenuto inutile dai poliziotti e dai medici di Santa Maria Nuova. Ora, giustamente, S. pensa che le sue paure, non fossero infondate».
Luca S. è stato trattenuto a Santa Maria Nuova per la canonica settimana prevista dal tso che, probabilmente, non è stato rinnovato, come succede abitualmente, grazie all’intervento di Antonucci, ripresosi dall’operazione.
«Molti tso — spiega E. P. del “Comitato dei Cittadini per i Diritti dell’Uomo” vengono rinnovati pressoché automaticamente. L’unica stranezza in questa vicenda è che il sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio abbia deciso di denunciare l’accaduto alla stampa e alla magistratura. Rendiamoci conto che la polizia ha fatto irruzione in casa senza mandato e che è stato trasportato in ospedale senza tso, che è stato fatto solo nei giorni seguenti. Le persone sottoposte ad internamento, purtroppo, vengono marchiate in maniera definitiva e vengono sottoposte molto più facilmente ai trattamenti sanitari obbligatori. Chi non segue queste vicende fatica a crederlo, ma purtroppo queste situazioni capitano con una certa frequenza».
Sullo sfondo va ricordato che il tso è un trattamento sanitario, previsto per curare il paziente anche contro la sua volontà. Un’esperienza simile può aver migliorato le condizioni del paziente? S., dal canto suo, ha deciso di presentare denuncia per violazione di domicilio e sequestro di persona. Una prima denuncia, presentata sommariamente nelle immediatezze dall’accaduto, è stata archiviata. Ora l’avvocato N. F. di Firenze richiederà che venga riaperta l’istruttoria.

--

--

Massimiliano Boschi
venti3
Editor for

Collaboro con “Alto Adige Innovazione” e “FF- Das Südtiroler Wochenmagazin”. In passato con “Diario della settimana”, “Micromega” e “Il Venerdì di Repubblica”.