La rotta nello spazio dell’innovazione nella PA

In una galassia lontana lontana…

Quando i decisori “digitali” si dimenticano dei confini del regno

oscar badoino
Verbania Laboratorio Civico Digitale
5 min readApr 24, 2017

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In “Verbania Laboratorio Civico Digitale” ho sempre cercato di analizzare e raccontare i fatti, e ho sempre cercato di trasmettere la passione per i temi che mi sono cari.

In questi giorni di “vacanze, ponti e sole” sono usciti alcuni articoli e considerazioni che mi hanno convinto ad esprimere un giudizio personale e di valore sulle strategie d’innovazione del nostro paese.

Le considerazioni partono dall’analisi della “commisione parlamente d’inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni” presieduta dall onorevole Paolo Coppola, dalla lettera che lo stesso onorevole ha indirizzato a Diego Piacentini sulle pagine del corriere comunicazioni e dall’editoriale di Luca De Biase su Nova24.

Vorrei essere trasparente nelle mie valutazioni, concordo pienamente sulle sollecitazioni alzate sia da Paolo Coppola sia da Luca De Biase, ovvero in sintesi esiste una legislazione, esistono degli investimenti, ed esiste una linea che prevedono un impegno continuo, e una volontà concreta perché le pubbliche amministrazioni, i suoi funzionari e i referenti politici perseguano realmente l’innovazione all’interno della PA. Ma i dati oggettivi dimostrano che non si sta applicando praticamente nulla, o comunque si sta lavorando male. Di conseguenza condivido l’invito fatto a Diego Piacentini e al Team Digitale perché mettano in campo tutte le azioni possibili per forzare la mano alle PA affinché s’impegnino realmente e non solo “superficalmente” su questi temi.

Germogli di speranza

Le speranze in questo paese, al momento sono riposte nella passione e nella volontà dei singoli, penso a Flavia a Roma, a Gianluigi Cogo, Alessandra Poggiani e Simone Puksic nel triveneto, a Piersoft, Fedele Congedo, Paola Lisimberti e Mimmo Aprile in Puglia, a Michele d'Alena a Bologna, a Fabio Malagnino @roberta bertero urukwavu @ullas gallarato, il gruppo di piemonte in digitale, a valeria cagnina in piemonte , ad @enrico aletto a Genova, a Matteo Fortini a Cento, a Matteo Tempestini e al gruppo di @emergenza terremoto, agli sviluppatori che sta raccogliendo Team Digitale, a FrancescaMMontemagno a Milano, a Riccardo Luna che qualsiasi ruolo ricopra, mette sempre al centro l’innovazione, penso a @Ernesto Bellissario e tutto il team di OGP, Piero Dominici e ForumPA, Nello Iacono, @daniele trinchero e a molti altri che ora non cito. Il problema è che il singolo fa ciò che può, dove può, con la dispoinibilità e la parteciazione di contesti quasi sempre ostili.

Attenti all’effetto periferie

A mio avviso, oltre al problema che “stiamo lasciando soli” i protagonisti dell’innovazione sul teritorio, abbiamo un altro problema: “stiamo seguendo la linea commerciale indicata dai colossi digitali, ovvero ci stiamo occupando in prima battuta dei centri d’interesse di mercato (nel nostro caso le città e le realtà più avanzate) dimenticando o lasciando a loro stesse le periferie del paese per definizione considerate a fallimento di mercato

Come molti sanno, io vivo ai “confini del regno” e vorrei smentire quel pregiudizio che ci indica come poco disponibili all’innovazione, ma per ora non posso smentirlo.

Però vorrei fare una provocazione:

Dove lo stato, potrebbe massimizzare i risultati, testare e migliorare le soluzioni che vuole portare a termine sull’innovazione?

Nelle città metropolitane, dove la volontà degli assessori è obbligata a scontrarsi da una parte con una prassi consolidata e “incacrenita” di molti funzionari e dall’altra devono sempre fare i conti con priorità politiche a volte ingestibili?

Oppure in realtà periferiche, storicamente restie a cambiamenti copernicani, ma fisiologicamente più disponibili ad assecondare input “politici nazionali” quando da questi input possono ottenere visibilità e risorse ?

Non mi considero un ingenuo, sono ben consapevole che la mia è una provocazione, ovviamente le grandi città sono e devono essere il traino del paese, ma sarebbe ingenuo a mio avviso, non rendersi conto che solo le periferie possono garantire un periodo di “messa a punto” stabile per qualunque innovazione ( sia il CAD, la Banda UltraLarga, PagoPA, SPID o altro) e solo le periferie possono garantire un “timore reverenziale” nei confronti degli obblighi di legge e delle indicazioni parlamentari per un tempo maggiore rispetto a città che a volte hanno bilanci superiori a singole regioni.

come andare nella giusta direzione?

Ma tutto questo come sarebbe possibile?

  1. prima di tutto, il commissario Diego Piacentini avrebbe maggiore semplicità nel richiedere un’impegno concreto alle periferie, e soprattuto nel monitorare ciò che fanno e ciò che non fanno ( applicando le sanzioni relative)
  2. la commissione presieduta da Paolo Coppola potrebbe ciclicamente recarsi nei “laboratori periferici” sia a monitorare l’attività sia a dimostrare la vicinanza del parlamento alle amministrazioni locali.
  3. il mondo della comunicazione (cito solo Luca De Biase e Riccardo Luna come esempi ) potrebbe dare a tutto questo percorso una sua dignità
  4. il Team Digitale , AgID - Agenzia per l'Italia Digitale, etc… avrebbero territori su cui mandare i propri collaboratori come consulenti operativi, senza dover dimostrare che siano “migliori” di quelli che abitualmente l’amministrazione utilizza.

Quali vantaggi per la politica?

Cercando di non essere ingenuo, vorrei chiudere questo pezzo dando una risposta ad una domanda che immagino il lettore cinico stia ponendo si certo, tutto molto bello, ma alla politica interessano i voti e la visibilità e la periferia non garantisce i numeri della grande città”…

è vero! la periferia non garantisce e non garantirà mai, la visibilità delle grandi città, però sostenere le grandi città, l’attività degli assessori illuminati, dare gli strumenti per un loro successo, non è alternativo al modello che ho proposto. Fortunatamente proprio l’autonomia e la grandezza di questi centri, permette loro di essere molto più autonomi della periferia, sfruttando però i successi di quanto testato altrove, il tutto dando spazio e ottenendo spazio alla politica nazionale, quando necessario.

Infine vorrei ricordare alla politica nazionale, che altrove proprio essersi dimenticati delle periferie è uno dei motivi ha portato alla sconfitta contro Trump e la Brexit.

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oscar badoino
Verbania Laboratorio Civico Digitale

esperto in multitasking, ovvero nella volontà di fare cento cose....ci provo e ci credo sempre