Chiedi a Treccani

Van Vera
Viaggiatori d’Occidente 2023
4 min readApr 14, 2023

“Bisogna chiedere a Treccani”. È già la terza volta che lo nominano: quando l’argomento si fa difficile o controverso, la discussione si blocca e si rimanda al suo parere.

Siamo nella piazza di un minuscolo paesino sul lago di Lecco e la cosa non ci stupisce: nei piccoli centri tutti si conoscono e i soprannomi vanno per la maggiore. Quello che ci stupisce è la situazione. Invece di guardarci di traverso e segnalarci alla polizia locale, la “cumpa” over 60 della piazzetta ci ha spontaneamente e amabilmente adottato.

È una bellissima domenica mattina e ci siamo svegliati proprio sotto il campanile a due passi dal lago. Abbiamo passato la notte qui, parcheggiati regolarmente nelle strisce della sosta a pagamento che non è ancora attiva perché non è ancora iniziata la stagione. Fortunatamente al sole non l’hanno detto e splende spavaldo sulle acque del lago.

Ieri siamo partiti tardi da Milano, abbiamo perso tempo per caricare l’acqua e siamo arrivati a Lecco con il buio. Nella nostra ancora breve carriera da camperisti in libera, abbiamo capito che è fondamentale arrivare per tempo per scegliere il luogo adatto: un po’ defilato per non disturbare, non troppo isolato per essere sicuri. Ci vuole occhio, esperienza e una buona dose di fortuna. Ma se arrivi di notte è tutto più difficile, non riesci a vedere i posti e ti sale una leggera ansia…

Sulla strada mi ricordo un parco in prossimità di Lecco ma quando arriviamo, troviamo le luci e le musiche ipnotizzanti di un luna park. Più in là c’è una zona più tranquilla ma troppo dismessa. Ruggero pesca tra i ricordi il nome di un paesino sulla sponda tranquilla del ramo di Lecco. “Proviamo, venivo qui quando i bambini erano piccoli”. I suoi figli hanno 25 e 28 anni, il paese può anche essere stato cancellato o trasformato in un resort per ricchi americani.

Fortunatamente Vassena non è cambiata: è una frazione piccola, piccolissima, tra la statale e il lago. Gli spazi nella piazza sono pochi ma la buona stella dei camperisti ci ha riservato un posto di lusso sul fianco della chiesa. Come nei migliori ristoranti ceniamo guardando le luci sul lago e la mattina ci svegliamo al suono delle campane con una colazione che diventa subito speciale per la cornice.

La piazzetta si sveglia, iniziano ad arrivare i fedeli per la messa. La piccola comunità sfila accanto al van: qualcuno sbircia all’interno, qualcuno saluta, una signora borbotta con l’amica. Il parcheggio vicino alla chiesa che ci era sembrato molto vip, alla luce del mattino e sotto lo sguardo critico delle pie donne ci appare ora parecchio audace. Con nonchalance chiudiamo il camper e andiamo a fare una camminata fino al paese in alto.

Al nostro ritorno la piazzetta è ancora animata e un gruppetto di amici diversamente-teenager sta chiacchierando sulla panchina di fronte al camper. Saliamo senza dare nell’occhio. “Buongiorno” saluta una signora, capello cortissimo bianco naturale. “Siete stati alla panchina gigante?” Iniziamo a parlare delle bellezze dei dintorni mentre lei e gli amici, tutti del luogo, fanno a gara per suggerirci posti da vedere. “E poi c’è un altro posto che non so, bisogna chiedere a Treccani…”

Quando suona l’una ci augurano buon appetito e si allontanano in diverse direzioni. “Vi fermate nel pomeriggio? Ci vediamo allora, così chiediamo a Treccani”.

Restiamo sorpresi e felici di questa accoglienza. Siamo assolutamente regolari con il nostro van perché non campeggiamo, non apriamo tende o piazziamo tavolini esterni ma ci sentiamo sempre un po’ a disagio quando siamo nei centri abitati.

Il pomeriggio scorre tranquillo all’ombra del campanile. Il paesino sembra immobile nella siesta e noi leggiamo il giornale sulla panchina. Verso le 4, la signora dal capello corto arriva con il marito mentre dall’altro lato si avvicinano gli altri tre. Facciamo per spostarci perché abbiamo occupato la loro panchina ma ci invitano a unirci a loro.

Ci trattano con simpatia, chiedono informazioni sul van e chiacchierano palleggiandosi tra loro un po’ di storie di paese. Raccontano la storia dei pescatori di rottami che usano un grande magnete legato a una corda. “Si chiama magnet fishing, l’hanno inventato in America. Lo dice Treccani”. Recuperano di tutto: piombini da pesca, rottami di motorini e automobili ma anche pistole e proiettili. Discutono animatamente: “Sono bravi perché puliscono i fondali”, “Sono dei furboni perché rubano anche pezzi dalle barche”. Tutti concordano però che è un segnale evidente della crisi: i rottami sono diventati preziosi. Anche il piombo. “No, il piombo no — ribatte lo sportivo del gruppo con una maglia fluo molto tecnica — il piombo vale poco, chiedi a Treccani”.

Non vedo l’ora di conoscerlo, il tuttologo del paese. Sarà un professore universitario in pensione oppure una di quelle teste speciali, con grandi capacità mnemoniche e interessi variegati. Secondo il più classico dei cliché lo immagino con i capelli bianchi e lo sguardo vispo. Anche Ruggero, solitamente abbastanza distratto, sente l’hype del momento.

Finalmente arriva. Non ha i capelli bianchi ma un notevole ciuffo stile Panatta sugli occhiali da sole vintage. Indossa una felpa Adidas marrone sopra un paio di pantaloni di velluto a coste sformati. Cammina rapido, nelle mani uno, due, tre guinzagli. Il signor Treccani.

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