Juncker fa marcia indietro sul roaming
Ritirata la bozza sulla Fair Use Policy che doveva regolare le chiamate in UE dopo la fine del roaming
Pubblicato anche su Che Futuro!
Un altro mattone è stato da poco tolto dal muro virtuale che separa i confini degli Stati Membri dell’UE. Secondo il Regolamento 2015/2120 (che ha modificato il Regolamento 531/2012), dal 15 giugno 2017 sarà possibile utilizzare il proprio operatore telefonico anche oltre confine, senza costi aggiuntivi.
Già dal 30 Aprile di quest’anno i costi per chiamate, sms e dati si sono notevolmente abbassati rispetto al passato ma la buona notizia è che dal 15 Giugno 2017 questi costi extra saranno eliminati del tutto. Finalmente i cittadini europei non dovranno sottoscrivere ulteriori abbonamenti o costosi pacchetti per una settimana di vacanza oltre confine o, come talvolta accade, non si troveranno più salate bollette per essersi scordati di disattivare il roaming sullo smartphone.
Ma se la fine del roaming era stata già annunciata, con una nuova regolamentazione suppletiva si volevano porre alcuni limiti per evitare che gli operatori telefonici venissero danneggiati da un abuso degli utenti.
Pubblicata soltanto Lunedì 5 settembre, oggi scopriamo a sorpresa che il presidente Juncker ha fatto ritirare la bozza per lavorare su un nuovo testo. Non è dato sapere se peggiorativo o migliorativo del precedente.
Come riporta POLITICO, di certo Juncker coglie il plauso degli operatori delle telecomunicazioni che fanno sapere che il termine di 90 giorni all’anno di roaming libero oltre confine, così come era stato identificato nella prima bozza, è ben lungi dal poter essere considerato Fair use.
Sottolinea con una battuta Gropelli di ETNO, associazione che rappresenta diverse compagnie telefoniche, che non sarebbe naturale permettere un uso così lungo di una SIM fuori dai confini nazionali.
Ma cosa prevedeva questa regolamentazione suppletiva?
Essa deve scongiurare il rischio di un abuso da parte dei cittadini quando si trovano all’estero. Si pensi ad esempio al cittadino italiano che volesse acquistare una SIM dati in un Paese dove questa costi notevolmente meno per usarla come suo operatore dati principale in Italia. In questo modo l’operatore straniero sarebbe soggetto a costi extra non giustificati e contrari alla ratio del Regolamento.
La fine del Roaming, come le altre iniziative del Digital Single Market, vuole abbattere le barriere che ostacolano la libera circolazione delle persone nell’UE e l’uso dei servizi online e di comunicazione durante gli spostamenti oltre confine per motivi di lavoro o viaggio. Ciò ovviamente porta vantaggi enormi perché ci dà accesso a tutte quelle informazioni di cui abbiamo più bisogno soprattutto in un Paese straniero.
Questo però è solo un passo, sebbene importante, verso il mercato unico digitale. Il fine ultimo sarà quello di non avere più alcun limite di spazio e tempo, potendo acquistare una SIM in un qualsiasi Paese europeo, stimolando così la concorrenza tra gli operatori in tutto il mercato dell’UE.
La Fair Use Policy
La bozza, nella sua prima versione ora rimossa, mediava tra gli interessi dei cittadini europei e quelli degli operatori prevedendo che:
- ci fosse un limite massimo di 90 giorni nell’arco di un anno in cui fosse possibile utilizzare il proprio operatore anche all’estero;
- non si potesse utilizzarlo all’estero per periodi consecutivi superiori ai 30 giorni, a sottolineare che si dovesse trattare di una situazione temporanea;
- se ogni giorno si ritornava nel proprio Paese (si pensi a chi lavora oltre confine), quei giorni non sarebbero stati contati nel limite.
Inoltre, a tutela degli operatori,
- prima di poter utilizzare la propria SIM prepagata fuori dai confini del proprio Paese, sarebbe dovuto passare un minimo di tempo (previsto da contratto), per evitare che la SIM fosse comprata ad hoc per scopi fuori dal normale uso domestico;
- potrebbero essere stati segnalati dall’operatore eventuali abusi d’uso, come chi avesse usato la SIM in modo eccessivo rispetto al normale uso domestico.
La proposta sembrava rispondere sulla carta alle esigenze di entrambe le parti, pur non trattandosi di una versione definitiva e pur lasciando aperte le consultazioni per cogliere suggerimenti da addetti ai lavori e cittadini. Peccato che a quanto pare gli operatori abbiano ritenuto che il termine di 90 giorni snaturasse troppo la loro visione del Regolamento.