Catalexit: le conseguenze economiche di una vita da single

Natalia Pazzaglia
Virgola
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4 min readNov 22, 2017
Immagine tratta da finanzaoperativa.com

Da sempre impegnata in una lunga lotta per preservare la sua identità culturale, a seguito del referendum del primo Ottobre la Catalogna ha accellerato la corsa verso un’indipendenza di difficile realizzazione.

La risposta ha a che fare con un’intuizione di John Maynard Keynes, uno dei più influenti economisti del XX secolo, che nel 1936 parlava di “spiriti animali” per indicare le forze che entrano in campo in alcune decisioni economiche. Spesso le scelte di consumatori e investitori non sono, infatti, legate ad una stima ponderata di benefici e probabilità, ma fortemente influenzate da fattori irrazionali.

Così, a qualche settimana dal referendum e dalla dichiarazione di indipendenza, l’incertezza che regna sovrana in Catalogna per gli economisti avrebbe degli esiti prevedibili. Se nel migliore dei casi porterebbe ad un calo dei consumi e degli investimenti del settore privato, ci sarebbe un’alta probabilità di conseguenze ben peggiori: la corsa alle banche, la fuga di capitali e il crollo del paese sui mercati finanziari. È un copione già recitato, come molte crisi economiche insegnano, dalla prima del 1929 alla “crisi dot-com” del 2000, fino al crollo dell’economia argentina nel 2001 e alla grande recessione del 2008.

Nei fatti questo è quello che sta già succedendo in Catalogna: ad un trend verso il calo dei consumi privati e degli investimenti imprenditoriali (scoraggiati da un contesto insicuro e da regolamentazioni altamente suscettibili di modifiche nei mesi a venire) si sta accompagnando la delocalizzazione di molte imprese, che, per tutelare gli interessi di clienti, azionisti e dipendenti, hanno spostato la propria sede legale e fiscale fuori dalla regione. Il timore è che, dopo la dichiarazione di indipendenza, ci si trovi in una zona grigia fuori dai perimetri commerciali e politici, esclusi dal mercato unico, dai trattati internazionali e dalle organizzazioni mondiali. Il divorzio con la Spagna cancellerebbe, inoltre, anche le relazioni con la Banca Centrale Europea e l’accesso alla sua liquidità, con consequenze disastrose per gli istituti di credito che si vedrebbero privati di una delle principali fonti di denaro contante. Chiaro, quindi, come molti investitori e stakeholders, di fronte a questo panorama di difficile interpretazione, siano favorevoli alla delocalizzazione delle imprese al di fuori del territorio catalano.

Dal punto di vista di Madrid, l’indipendenza della Catalogna significherebbe la perdita di circa il 20% del Prodotto Interno Lordo, e, soprattutto, della regione che in questo momento smista una larga parte delle esportazioni spagnole, cosa che costringerebbe Madrid a riorganizzare la propria politica economica e infrastrutturale.

Guardando, invece, la situazione in ottica catalana, molte restano le questioni aperte. Come verrebbero ridisegnati i confini e, soprattutto, le regolamentazioni doganali?

Che succederebbe se una “Spagna ferita” iniziasse a boicottare i prodotti catalani, dei quali il 35,5% del totale esportato è acquistato da altre regioni spagnole?

Quale situazione si sarebbe prospettata con l’Unione Europea?

L’indipendenza dalla Spagna porterebbe probabilmente all’uscita della Catalogna dall’Unione Europea e da tutti gli accordi da essa previsti. Sulla produzione del neonato stato catalano, che ad oggi invia il 65,8% delle sue esportazioni verso paesi UE, verrebbero con ogni probabilità applicate tariffe di esportazione.

A livello fiscale, certo la Catalogna vorrebbe recuperare i sedici miliardi di euro versati ogni anno sotto forma di tasse al governo spagnolo. Come farebbe, però, il neonato stato catalano a creare ex-novo un sistema di sicurezza sociale per i suoi cittadini? In quali tempi e con quali costi?

D’altro canto non va dimenticata la voragine dei conti pubblici catalani, pari a circa 72,2 milardi di euro (secondo dati del 2016), il debito maggiore tra le comunità autonome spagnole. Una Catalogna indipendente potrebbe assumersi l’onere di un simile debito?

Immagine tratta dal CNBC.com

Debito che, se una soluzione non sarà trovata a breve, verrà — come già minacciato — declassato dalle le agenzie di rating, visto il ruolo fondamentale giocato dal governo spagnolo come garante per i pagamenti dei debiti regionali. Senza questo supporto la Catalogna indipendente rischierebbe di cadere in una crisi debitoria con un possibile calo del valore della moneta catalana tra il 30 e il 50 per cento rispetto all’euro.

La situazione di incertezza derivata dalla dichiarazione di indipendenza, come gli economisti ben sanno, con alta probabilità porterà nel breve periodo a conseguenze negative sia per Madrid che per Barcellona. Nel lungo termine gli scenari non sono così semplici da valutare. Secondo i politici catalani indipendentisti, infatti, la Catalogna, regione più produttiva della Spagna dove il PIL per capita è di un quinto superiore al resto del paese, grazie alla sua struttura produttiva potrebbe prosperare anche dopo il divorzio dal governo spagnolo.

Viceversa, a livello internazionale in tanti pensano che l’isolamento che aspetta il neonato governo catalano spingerà il figliol prodigo a tornare sui suoi passi.

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Natalia Pazzaglia
Virgola

Reporter, traveller and storyteller, with a passion for social and gender issues