Dammi solo un secondo

Benedetta Petroni
Virgola
Published in
3 min readFeb 21, 2018

Alessandro Pittin e il sogno mancato di Sochi 2014

Il momento del traguardo e del secondo

Può un secondo cambiare la vita di una persona? Sì, soprattutto se quella persona è un atleta e si chiama Alessandro Pittin. É bastato il tempo di un battito di ciglia per decidere le sorti del podio olimpico a Sochi nel 2014.

Pittin è stato il primo italiano, a soli vent'anni, a conquistare una medaglia nella combinata nordica, un terzo posto alle olimpiadi di Vancouver nel 2010.

Uno sport, questo, nato nel 1892 a Oslo che ha visto alternarsi nella sua storia campioni provenienti principalmente dalla Norvegia, dalla Finlandia e dalla Germania. La combinata nordica è formata da due discipline: lo sci di fondo e il salto con gli sci. Per vincere bisogna riuscire ad ottenere ottimi risultati in entrambi gli sport e possedere non poche competenze.

Il salto con gli sci, prima parte della gara

Siamo alle Olimpiadi invernali di Sochi, è il 2014. Tra gli atleti italiani troviamo un Alessandro Pittin pronto a difendere il terzo posto conquistato quattro anni prima.

Gli scarponi si allacciano sempre a fatica e gli sci sembrano sempre troppo lunghi rispetto all'altezza dell'atleta. Ma non importa.

Il talismano è nella tasca, esattamente dove era nel 2010. A volte si muove, ma non cadrà tra la neve, non adesso. Prima si deve vincere.

La gara inizia con il salto con gli sci. Gli italiani sono fiduciosi nel loro giovane campione, ma ben presto le speranze diminuiranno, secondo dopo secondo.

Nonostante i buoni risultati ottenuti durante gli allenamenti, Pittin non riesce a dimostrare il suo talento e nel salto arriva venticinquesimo. La gara sembra persa, non ci sono speranze. La rimonta è un sogno troppo lontano, persino da immaginare.

Ma per il giovane ventiquattrenne friulano non è questo il tempo per arrendersi, ha ancora una possibilità: l'Individuale Gundersen.

L'individuo Gundersen è la seconda parte della sfida; porta il nome del norvegese che la inventò. Dopo il salto con gli sci ogni atleta parte in una gara ad inseguimento con lo sci di fondo per dieci chilometri. L'ordine di partenza è deciso dal punteggio ottenuto nella prima prova, maggiore sarà e più possibilità ci saranno di partire tra i primi. Tra ogni atleta possono esserci fino a quattro secondi di distacco, un dato che può rivelarsi decisivo per il vincitore.

Questa è l'ultima possibilità che resta al giovane Pittin. Parte con un ritardo di un minuto e dodici secondi dal primo atleta, il tedesco Eric Franzel. Un ritardo notevole per sperare in una possibile rimonta. Ma Alessandro sa che lo sci di fondo è il suo sport e se vuole difendere il suo titolo deve usare tutte le sue energie per colmare quella distanza infinita.

Chilometro dopo chilometro, metro dopo metro, centimetro dopo centimetro la distanza verso il terzo posto si accorcia sempre più. Quello che tutti avevano creduto impossibile, sembra avverarsi e Pittin si lascia alle spalle sempre più avversari.

Gli sci sono più pesanti del solito e a trascinarli si fa fatica ma la neve diventa sempre meno battuta.

Il traguardo è prossimo, è questione di secondi, l'italiano è sempre più vicino al terzo posto e il pubblico non riesce a credere a una rimonta del genere.

Ma la combina nordica è una questione di secondi, attimi. E bisogna coglierli al momento giusto.

Siamo alle Olimpiadi invernali di Sochi, è il 2014. Alessandro Pittin, nato a Tolmezzo l'undici febbraio del Novanta, primo azzurro a portare a casa una medaglia nella combinata nordica, è arrivato quarto. Ha perso il bronzo per un solo secondo che lo ha separato dall'atleta norvegese Magnus Krog.

La posizione non conta, Pittin ha emozionato una nazione donando tutto sé stesso.

Alessando Pittin

--

--