Distruzione e rigenerazione, il lato oscuro del Carnevale

Elisa Bellino
Virgola
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6 min readFeb 16, 2017

Il Carnevale è sempre stata una festività dal duplice significato, Una manifestazione gioiosa, ma anche un rituale di sovversione degli ordini prestabiliti.

Un’esplosione di frustrazioni e malesseri accumulati nel corso dell’anno, che trovano una valvola di sfogo in una semplice festa, durante la quale, tutto è davvero concesso.

In passato ha simboleggiato un momentaneo stato di risveglio emotivo di alcuni valori popolari. Alla base c’era un desiderio eversivo, una bramosia incontrollabile di sfogare istinti primordiali, nascosti e apparentemente assopiti, in qualche angolo della nostra fragile anima umana; ma perché no, anche ambizioni professionali e personali, represse da obblighi sociali, buon costume, e troppo spesso la paura.

Il Carnevale possiede un implicito valore simbolico e spirituale, dove il caos sostituisce , per qualche giorno, l’ordine precostituito. Il problema è che in quei giorni può succedere davvero di tutto.

L’essenza stessa di questa festività è un desiderio incontrollabile di rovesciamento dell’ordine. La realtà si espande fino a comprendere tutti i suoi contrari possibili, la verità si dilata a dismisura, arrivando ad abbracciare la mera menzogna, e al tempo stesso si nasconde. Arriviamo addirittura a chiederci quale sia, ad oggi, il vero rapporto tra realtà e finzione, e se uno non prevarichi largamente sull’altro.

C’è anche chi si oppone alla festività carnevalesca, identificandola come un’orgia degli eccessi, che precede e anticipa il mercoledì delle ceneri, l’inizio di una quaresima, e quindi dei 40 infiniti giorni di castrazione e pentimento. Distruzione e rigenerazione, elementi prettamente cristiani che vengono spesso associati alla dualità tra morte e risurrezione di Cristo.

Rapporti sessuali alla luce del sole, fiumi di alcool e droga, mazze da baseball, calci e pugni, genitali esposti alla vista di tutti. Ma anche vestiti di plastica, cappelli ridicoli, infagottamenti inusuali e scarpe vergognose. Sangue, corpi a terra, incomprensione e mancato soccorso.

Per evidenziare il lato oscuro del Carnevale bisognerebbe soffermarsi su numerosi episodi della storia, che si sono distinti per l’esplosione della violenza popolare, in opposizione ad un potere soffocante. Qui il Carnevale viene usato come pretesto, e diventa un rituale di violenza incontrollata, che condensa al suo interno sentimenti di scontento e motivi di contestazione.

I bisogni più oscuri della popolazione, quindi, rappresentano quella parte di bestialità persa dall’uomo alla nascita della società civile. Compito del Carnevale, un tempo come oggi, è quello di permettere alla gente di abbandonarsi, di esorcizzare le proprie pulsioni e darne libero sfogo, anche a danni degli altri. Tutto è concesso, 5 giorni dove ogni scherzo vale, e se la situazione ci sfugge di mano… Vale lo stesso.

Rappresenta la sola festività all’anno in cui puoi rilassare l’animo, togliere il tacco 12 e il tailleur che stringe il sedere, e assumere le reali sembianze di chi vuoi davvero essere. E’ un momento in cui puoi tessere la trama precisa della tua esistenza, indossare i calzoni di chi più preferisci, e a sfilare non sarà mai la tua maschera, ma un personaggio ideale che scegli di sposare, a tua immagine e somiglianza. Un alter ego, la tua vera identità nascosta. Se proprio decidi di osare, puoi addirittura indossare il tuo volto pulito.

Ma quando la sola evidenza è quella di essere stato catapultato in un clima pagliaccesco, un’atmosfera di ilarità e illusione, dove ogni pulsione profonda e viscerale prende vita, assume dimensioni reali e concrete, abbandona ogni speranza. Ti sei addentrato nel vivo di un Carnevale vero, un ambiente dove non esistono regole, dove il cuore è caldo, la mente offuscata, la lingua lunga. Puoi perderti, e non sapere più davvero chi sei. Sentimenti di rabbia addormentati dalla ordinaria routine, possono trasudare da volti mascherati; tale emozione negativa può trasformarsi in auto giustizia e scivolare lungo le gote, insieme a rivoli di trucco e finzione. Si può anche tramutare in vendetta, e questa, si sa, ama vestire i panni luridi della tortura. Anche questo è Carnevale, quando i coriandoli non bastano più.

“Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. Luigi Pirandello.

Durante il Carnevale l’uomo indossa una maschera in più, o forse, per la prima volta, il suo vero volto.

Di Carnevali ne esistono davvero tanti al mondo, e non è necessario tornare al passato per riscontrare episodi in cui i coriandoli sono stati accantonati, per lasciare spazio alla distruzione di massa.

Esiste la tradizionale celebrazione della cultura caraibica, a Londra, lo scorso anno giunta alla cinquantesima edizione, che sfoggia un curriculum davvero impressionante. Violenze sessuali, quattro persone accoltellate, possesso di droga e abusi di minore entità. Il quartiere di Notting Hill durante la festività si trasforma: le facciate colorate delle case e dei negozi vengono protette da assi di legno, per le strade l’atmosfera festosa invade il grigiume londinese attraverso la musica reggae e deliziosi profumi di piatti tipici caraibici.

C’è il Carnevale di Colonia, che si trascina dietro la schiena il bagaglio doloroso e sanguinario del Capodanno, dove centinaia di donne furono circondate e molestate da un gruppo di migranti. Il bilancio dello scorso Carnevale non è di certo rassicurante, complice certamente un po’ di paura: parliamo di 224 denunce alla polizia per lesioni personali, danni alle proprietà e aggressioni sessuali.

Non è da meno il Carnevale di Sant’Egidio alla Vibrata, dove un uomo è stato accusato di palpeggiamenti e molestie, avvenute due anni fa, durante la sfilata dei carri.

Carnevale all’insegna della violenza anche a San Pietro del Taragno, in provincia di Salerno, dove, lo scorso anno, a causa di una rissa all’uscita dalla discoteca, è rimasto ferito gravemente un uomo di 35 anni.

Anche Castellammare non dimentica lo scorso Carnevale, che è stato quasi completamente abbandonato alle mani di vandali e baby teppisti. I coriandoli sono stati calpestati per lasciare spazio ad episodi di guerriglia più o meno violenta.

E questi non sono altro che infinitesimi puntini rossi in un mare di sangue; la violenza non conosce confini, e si espande, come una macchia d’olio in un oceano d’indifferenza.

Esiste ancora un Paese, dove la gioia e il dolore rimbombano nelle casse di risonanza insieme ad una musica capace di coinvolgere animi addormentati. Dove le spiagge paradisiache e il ritmo della samba fanno pregustare la deliziosa atmosfera casalinga e amichevole, magari con un bel Mojito in mano. Sto parlando del Brasile, un grande Paese che conta tanto, in un subcontinente che conta davvero poco. Il Carnevale di Rio de Janeiro è l’evento più importante della città, conosciuto in tutto il mondo. E’ un evento che non manca mai di affascinare milioni di turisti, e di stupire, attraverso i colori delle stoffe, la musica allegra, e le danze gioiose. Ma c’è molto di più.

E’ un viaggio all’interno delle contraddizioni di un Paese da sogno; le spiagge, la musica, la gioia di vivere, costantemente minacciate dalla violenza, dalla corruzione, dalla miseria e dalla droga. La furia di una samba che si confonde con la politica, che manca da tempo di difendere i cittadini; un sottosuolo tremante ricoperto di polvere e sangue riflette un cielo blu limpido, costellato da pallottole volanti, come se fossero gabbiani. Un pugno nello stomaco ricalca i lati oscuri del Carnevale di Rio, dove omofobia e xenofobia soffocano in una chiusura mentale ancora troppo diffusa, e si confondono tra i lunghissimi centimetri di pelle nuda e sorrisi sinceri. Un terzo mondo che vive alle costole del primo, nutrendosi della sua polvere; un luogo dove bellezza e gioia sono sotto continuo assedio da parte della violenza criminale e poliziesca, dalla ferocia di una dittatura,, dalla corruzione della democrazia e dal trionfo dei cliché che continuano a nascondere la realtà. Bellezza, violenza, danza, euforia. Un Paese, il Brasile, dove l’apparente libertà di costume e tutti quei centimetri di pelle nuda, celano un clima di terrore, paura e prigioni.

Si dice che il carnevale di Rio rappresenti in assoluto un’esperienza unica e indimenticabile, ma è sufficiente spogliare i ballerini di quei pochi centimetri di stoffa per scoprire un volto vero, pulito e allo stesso tempo sporco. Macchiato da tutto quel sangue versato, che la popolazione si ostina a nascondere sotto lunghe gonne da sfilata, e coriandoli, stelle filanti, che prendono il posto della polvere. Ciò che non si cancella è il nero della coscienza umana, sempre troppo impegnata ad apparire, e a nascondere vergognosamente ciò che in realtà rappresenta la vera natura viscerale di ogni essere umano.

“Non ci pentiremo solo per le parole e le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone brave”. Martin Luter King.

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Elisa Bellino
Virgola
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Visual designer, storyteller, creative. (Believer of stupid things).