Game of Curling: Sandra, la madre dei ghiacci

La regina del curling canadese

Nicolò Fagone La Zita
Virgola
5 min readFeb 24, 2018

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La determinazione di Sandra, ‘98

Una storia che buca il tempo per fissarsi nella memoria di un paese intero, e occupare un piedistallo nello sport internazionale. Una storia che ha inizio a Biggar, un comune del Canada, situato nella provincia del Saskatchewan.

È l’11 giugno 1963, un giorno felice per Shirley e Art Schmirler. Nasce infatti la loro terza bambina: la piccola Sandra Marie. Un autentico prodigio, basti pensare che durante il liceo pratica con successo pallavolo, badminton, softball, hockey e nuoto. Oltre al curling, ovviamente. Sandra tra i vari talenti sviluppa quello che la porta a misurarsi con pesanti pietre di granito levigate: le stone. In adolescenza colleziona diversi titoli di categoria, ma il curling rimane una semplice passione mentre continua gli studi all’università agraria di Saskatchewan. Dopo la laurea trova occupazione al North West Leisure Centre, un impianto sportivo.

Quando non lavora si allena, e quando lavora pensa al curling.

A 24 anni vince il suo primo campionato provinciale, che dà l’accesso alla competizione nazionale, dove si classifica quarta. I tre anni successivi si rivelano amari di soddisfazioni; cambia diverse squadre, ma non riesce a brillare. Decide così di prendere una decisione drastica: abbandonare definitivamente il curling. Il destino però ha in serbo ben altro. Una mattina si presenta davanti alla sua porta Janice Betker, un’ex compagna di squadra. La convince a tornare, facendo leva su quel sogno nel cassetto: vincere il titolo nazionale. Per formare il quartetto della nuova squadra, il Caledonian Curling Club, assoldano le connazionali Marcia Gudereit e Joan McCusker. La sintonia all’interno del gruppo è totale. Divengono amiche inseparabili. Condividono battaglie dentro e fuori dal campo. Un affiatamento visibile anche in pista. Il primo anno vincono il provinciale, con una sfilza di vittorie consecutive. Allo Scotties Tournament of Hearts, il campionato nazionale femminile, Sandra si deve ancora accontentare del quarto posto.

Ma ormai ci siamo, due anni dopo vincerà quel maledetto titolo. È solo l’inizio. Nello stesso anno, il 1993, lei e la squadra si guadagnano l’onore di rappresentare il Canada ai campionati del mondo. Senza troppi patemi raggiungono la finale; ad aspettarle c’è la Germania di Janet Strayer, la giocatrice più forte del momento. Ma il suo talento non basta, la squadra canadese annienta le avversarie.

Tutta la gioia di Sandra, la prima a destra

L’anno seguente il team riesce nell’impresa più ardua: ripetersi. Sandra domina il campionato nazionale e sconfigge nella finale mondiale la Scozia di Christine Cannon, entrando di prepotenza nella storia del curling mondiale. Da qui sarà nota come Schmirler the Curler. Il ’97 è un anno particolare. La squadra vince il suo terzo campionato canadese e si appresta ad affrontare i mondiali. Sandra però non può partecipare, è incinta della prima bambina: Sara. Si reca dal medico, perché alla competizione non vuol proprio rinunciare. Il dottore, perplesso, dopo gli opportuni accertamenti le dà il benestare. Al sesto mese di gravidanza batte la danese Helena Blach Lavrsen in semifinale e la tedesca Andrea Schöpp in finale.

È il terzo titolo mondiale, il Canada è in estasi.

Il marito e le figlie di Sandra

Sandra però non è ancora soddisfatta, osserva la bacheca dei trofei, manca qualcosa. La ciliegina sulla torta alla carriera. A novembre con uno dei suoi colpi più famosi, l’in-off, si aggiudica il torneo preolimpico per rappresentare il Canada alle Olimpiadi. All’età di 34 anni e in congedo di maternità partecipa ai XVIII Giochi Olimpici invernali di Nagano, nel ’98, l’anno in cui il curling diviene uno sport da medaglia. Il Canada supera le eliminatorie e affronta in semifinale la Gran Bretagna. Alla fine dei tempi regolamentari la partita è ancora in parità, si rivela necessario un supplementare; Sandra con la sua ultima stone decide la partita. In finale contro la Danimarca le mani iniziano a tremare. Grazie ad una prestazione ai limiti del delirio tecnico, e contro ogni pronostico, si aggiudica la medaglia d’oro. Un trionfo.

Il giorno seguente appare sulla prima pagina del New York Times e la squadra entra nella Canadian Curling Hall of Fame. Le atlete assaporano la vittoria nel lontano Giappone, non immaginano cosa le attende in patria. Oramai sono eroine nazionali. “Siamo rimaste scioccate”, racconta McCusker, “C’erano 2.500 persone ad attenderci”. Un ritorno che la squadra non ha mai dimenticato, l’ultimo da campionesse. Sandra diventa per tutti The Queen of curling ed entra di diritto nella Canadian Sports Hall of Fame e nella World Curling Federation Hall of Fame.

La squadra canadese a Nagano ‘98

Decidono di tentare la qualificazione a un’altra Olimpiade. Ma i piani cambiano presto. Nell’aprile del ’99, il padre di Sandra muore di cancro. Il 30 giugno dello stesso anno nasce la seconda figlia, Jenna. Dopo il parto Sandra accusa dolori allo stomaco e alla schiena. Una notte convoca le compagne a casa, deve fare un annuncio. Ha il cancro, un nodo canceroso si nasconde dietro al cuore. Là dove vi è il nobile, l’ignobile non smette di esistere. L’intero paese si mobilita per sostenerla e contribuire alle spese mediche.

Ma Sandra dopo pochi mesi perde la sua battaglia, spegnendosi il 2 marzo del 2000, a 36 anni, nell’ospedale di Regina. Migliaia di persone partecipano al funerale, in diretta nazionale.

Oggi Sara, la più grande delle due figlie, tenta di seguire le sue orme, giocando per il Saskatchewan nel campionato juniores canadese. Sono felice quando mi parlano di mia madre, ogni volta la conosco un po’ di più. Voglio vincere quanto lei, non voglio deluderla”.

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