“I libri sono la mia casa”

Natalia Pazzaglia
Virgola
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3 min readMay 23, 2017

Annie Ernaux al Salone del Libro di Torino

Mi è sembrato che la scrittura dovesse tendere a questo, alla stessa sensazione che provoca un atto sessuale, quell’angoscia e quello stupore, una sospensione del giudizio morale”. -Annie Ernaux, Passione Semplice-

Annie Ernaux ha scritto di vergogna, di rapporti genitori-figli, di sessualità, di regole sociali, di una malattia. Ha scritto di quella sorella morta che scoprì una sera, a dieci anni, nelle parole della madre che ricordava ad un’amica “quell’altra, molto più buona di questa che è rimasta”. Vincitrice del Premio Strega Europeo 2016, la Ernaux ha scritto sempre romanzi autobiografici, nei quali la sua storia individuale è spesso diventata lo specchio di un racconto collettivo. Al Salone del Libro di Torino Daria Bignardi ha parlato di lei come di “quei ragazzi di cui ci si innamora da giovani, sapendo fin dal principio che ci faranno star male”. Così ha introdotto l’autrice venuta in Italia a settantasette anni per la presentazione del suo ultimo libro Memoria di Ragazza. Ma non è di questo volume che si è parlato nell’incontro di sabato, quanto della vita della scrittrice, del suo sguardo sul mondo e di cosa sia, per lei, la scrittura. Quando Daria Bignardi le ha domandato “come Annie Ernaux sia diventata Annie Ernaux” lei ha citato due cose: i libri e sua madre, che la autorizzava a leggere di tutto e per tutto il tempo che voleva, esonerandola dai lavori di casa, facendo nascere in lei l’idea che da tali incombenze anche una donna potesse essere liberata. Così crebbe in Annie uno sguardo femminile e femminista sul mondo, che lei stessa, durante l’intervento, riconosce come profondamente diverso da una visione maschile, legata al trascendente, opposta rispetto al legame immanente delle donne con le necessità della vita quotidiana. Quelle stesse necessità che, però, non sono mai state il fulcro della vita di Annie. “Sono contenta di essere stata un’ insegnante, una mamma e una nonna” dice la Ernaux. “Lo rifarei, ma so che il mio vero posto è la scrittura, che è il luogo dove sono davvero io, dove posso dare di più. Ogni libro che scrivo è una casa, che costruisco e poi lascio, per iniziarne una nuova”. Un’affermazione che ricorda quanto detto dalla scrittrice americana Elisabeth Gilbert nel suo Ted Talk sul successo e i fallimenti. Per lei tornare a casa non significa avviarsi verso la fattoria di suo padre, ma cercare un foglio e tornare a scrivere un libro, e poi un altro, e poi un altro ancora, restando fedele all’attività che ama più di se stessa.

Altrettanto fedele alla scrittura è rimasta, negli anni, Annie Ernaux, che attraverso i suoi libri ha trovato il modo di immergersi fino in fondo in qualcosa per trovare una verità da lasciar emergere pian piano. Scrivere è per lei un modo per affrontare l’invisibile, per “supporter la vie”, per farsi carico di quello che ci succede, per riappropriarci del passato senza pensare al perché, ma concentrandoci sul come. La scrittura è quindi uno strumento che, in Passione Semplice così come in Memoria di Ragazza, rifugge il giudizio morale e aiuta a superare i traumi e a guarire le ferite. “Scrivo perché ne ho bisogno, perché per me è fondamentale. Perché ho una, o forse più d’una, ferita. Quante siano alla fine non importa: quello che conta è come quelle ferite passano attraverso di me con la scrittura” dice Annie spiegando come l’idea di non scrivere della “ragazza del ‘58” l’abbia ossessionata per anni. Aveva già provato a farci i conti due anni dopo quei fatti, ma senza successo, abbandonando il progetto ma acconsentendo così a lasciarsi abitare da un tarlo che avrebbe continuato a bussarle dentro.

“Sono vent’anni che annoto 58 in tutte le mie pagine. È il mio buco, il mio vuoto”. Memoria di Ragazza è allora un libro che sembra definitivo, la storia dell’autrice diciottenne e del suo amore per un uomo per il quale fa tutto senza vergogna. “Da lui ho accettato tutto, per anni ho avuto vergogna di non aver avuto vergogna di quello che è successo”. Dopo quasi sessant’anni anche Annie ha tirato fuori questo ricordo dalle sue scatole, lasciando che la scrittura, attraverso Memoria di Ragazza, potesse dare forma al suo dolore.

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Natalia Pazzaglia
Virgola

Reporter, traveller and storyteller, with a passion for social and gender issues