I Soci del biliardo

Intervista a Gianluca Nascimbene e Nicola Biondi, le voci del biliardo per Betitaly

Andrea Costantino Levote
Virgola
6 min readMay 13, 2017

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Ho iniziato a giocare a biliardo un po’ per caso, forse come tutti. Gioco da poco più di un anno, ma ho guardato così tante partite che mi sembra di avere la stecca in mano da molto più tempo. A farmi compagnia Gianluca Nascimbene e Nicola Biondi, le due voci del biliardo su Betitaly. Ho sentito così spesso le loro telecronache che mi sembrava di conoscerli da sempre, ma oggi li ho conosciuti un po’ meglio.

A sinistra Nicola Biondi, a destra Gianluca Nascimbene.

Gianluca, Nicola, come è iniziata la vostra avventura da telecronisti?

Nicola: Betitaly era presente al mondiale insieme a noi e Gianluca mi ha proposto di provare a commentare. Io alle 3 di notte ho accettato, ma ero assolutamente inconsapevole di tutto quello che sarebbe successo dopo.

Gianluca: La cosa incredibile è che quando siamo partiti avevamo soltanto un microfono unidirezionale, un computer, non avevamo nemmeno il mixer e commentavamo a bordo biliardo. Eppure è andata bene! Il riscontro del mondiale è stato davvero importante, siamo arrivati ad un picco di 680.000 contatti, con 150.000 contatti dall’Argentina, 200.000 dal sud America.

Come preparate una telecronaca?

G: Come hai potuto vedere noi non prendiamo appunti, ci affidiamo alla memoria e alle esperienze che abbiamo vissuto. La nostra è una telecronaca molto aneddotica in questo senso. Però ci siamo preparati molto prima di iniziare ascoltando dei giornalisti “veri”, perché noi non siamo giornalisti. Abbiamo ascoltato ore e ore di telecronache di Campagna di Eurosport o Maurizio Cavalli per lo snooker. La nostra fortuna però è che siamo riusciti a trovare dei ritmi complementari

Quanto ha influito la vostra amicizia nelle vostre telecronache?

Nicola Biondi sul biliardo

N: Sicuramente tantissimo. Considera che noi facciamo telecronache da 40 ore in 3 o 4 giorni, quindi il fatto di conoscerci bene, conoscere i nostri ritmi, capire i momenti l’uno dell’altro ci aiuta ad alleggerire il carico di lavoro, perché sai che se sei stanco l’altro entra ad aiutarti e viceversa.

Inoltre ci sono giorni in cui uno gioca e l’altro commenta da solo e allora si sente la differenza.

Gianluca Nascimebene sul biliardo

G: A onor del vero bisogna dire che anche in questo siamo stati fortunati. Quando uno dei due gioca e l’altro commenta di solito abbiamo un ospite che ci fa da spalla e nella maggior parte dei casi abbiamo rivolto complimenti sinceri. Però è comunque diverso da una nostra telecronaca.

È ovvio però che alla fine delle 40 ore torniamo a casa che quasi non abbiamo più voglia di parlare.

Siete diventati la voce del biliardo anche grazie ai tormentoni che avete creato, da dove nascono?

G: Siamo diventati la voce del biliardo senza volerlo e spesso ci siamo posti il problema di che “tormentone” creare, ma la verità è che quello che abbiamo detto è diventato slogan senza che noi lo sapessimo. È stato il pubblico a dirci che avevamo degli slogan tipo il “FA-VO-LO-SO” di Nicola. L’anno scorso a Nova Gorica, alle finali del campionato italiano, è stato emozionante incontrare la gente che ci fermava e ci diceva che eravamo “FA-VO-LO-SI” ed è questa una delle soddisfazioni più grandi oltre che un attestato di stima che ci sprona a fare sempre meglio.

Una novità importante, anche dal punto di vista giornalistico, è che siete due giocatori al commento, provando a scavare nella mia memoria non ricordo esperienze simili. Secondo me però le vostre telecronache ricordano molto le prime esperienze di Buffa e Tranquillo, nel senso che avete impostato una narrazione del gioco usando un linguaggio di nicchia, arricchito di molti aneddoti ed esperienze anche personali, che portano lo spettatore ad innalzare il suo livello di conoscenza anziché appiattirlo.

N: in realtà qualcuno ci aveva detto che eravamo i Buffa e Tranquillo del biliardo. Ma loro sono due miti.

G: Noi ci siamo posti il problema di come raccontare il gioco. Abbiamo deciso che la cosa migliore era cercare di spiegare perché succedevano determinate cose nel gioco. Azione e reazione. Dopo qualche telecronaca tanti giocatori ci hanno detto che ascoltandoci era come fare scuola. Ci siamo riusciti grazie ad un grande maestro, Carlo Cifalà, al quale riconosciamo sempre la paternità delle nostre conoscenze.

N: Abbiamo spinto molto anche sul cercare di far capire che anche il professionista del biliardo è un giocatore che si allena per mantenere determinati standard, abbiamo cercato di sottolineare l’aspetto psicologico del gioco, la sofferenza mentale e le espressioni del viso anche migliorandoci nella strumentazione, inserendo telecamere soggettive.

Abbiamo ritenuto giusto che il telespettatore vedesse tutto quello che potevamo vedere noi, pur essendo lui a casa e noi di fianco al biliardo.

Quali sono i tiri più belli che avete commentato ai quali siete più legati?

G: Sono tanti. Sicuramente “scacco matto in tre mosse”, ma anche il tre sponde di Cavazzana, enfatizzato dal commento di Nicola o sempre di Cavazzana il massè a Cosenza contro Aniello.

“Scacco matto in tre mosse”, commento di Nascimebene e Biondi
Tre sponde di Cavazzana, commento di Biondi e Nascimebene
Al minuto 1:01:13 massè di Cavazzana, commento di Nicola Biondi

Sicuramente quelli sono gesti sportivi fuori dal normale, ma abbiamo la fortuna di vedere spesso un livello di gioco molto alto, anche perché, forse in parte grazie ai video che trasmettiamo, il livello medio di gioco nel biliardo si è alzato notevolmente. Oggi gli appassionati sono fortunati, perché quando ho iniziato io, vedere il biliardo in televisione era un sogno, oggi invece c’è una quantità e una fruizione di materiale importante.

N: I momenti ai quali sono più legato sono quelli in cui si riesce a pronosticare un tiro che poi effettivamente avviene, non solo nella scelta ma anche nell’esecuzione. Ricordo che, nell’incontro Caria-Maggio, indovinai non solo il tiro ma anche i punti che avrebbe potuto realizzare. La stessa cosa successe nella partita di Quarta contro Marcolin. Quelli sono i momenti in cui da telecronista “godi” di più.

minuto 1:00:00 bricolla di Caria, commento di Nascimbene e Biondi
minuto 19:17 chiusura di Marcolin, commento di Nascimebene e Biondi

Ormai per tutti siete i Soci del biliardo, da dove nasce questa storia?

G: Ci tengo a precisare che anche questa volta non abbiamo inventato niente. Questa storia però è l’ennesima prova dell’affetto che si è creato tra noi e il nostro pubblico. C’è una canzone dei Pooh, Dove sono gli altri tre?, che fa capire bene la situazione.

N: Forse nell’immaginario comune io e Gianluca viviamo insieme o stiamo sempre insieme, infatti ogni volta che ci incontrano da soli la prima cosa che ci chiedono è “Dov’è il tuo socio?”, quindi ormai per tutti siamo i Soci del biliardo.

Come avete conosciuto il biliardo e che ruolo ha oggi nelle vostre vite?

G: Io ho conosciuto il biliardo ai tempi della scuola, quando alle 11 del mattino andavo in sala a fare il “porta caffè” di Carlo Cifalà. Oggi io sono grato al biliardo. Nonostante abbia una laurea in economia presa nel palazzo dell’American Express negli USA, quando c’è stata la crisi mi sono dovuto reinventare e il biliardo mi ha aiutato molto in questo senso. Io oggi vivo una magia. Perché Betitaly ci sta regalando una magia. Commentare un mondiale con le tribune che ti applaudono è davvero un sogno. In un certo senso però il biliardo mi ha restituito la passione e l’amore che ho sempre messo nel gioco. Credo che ci sia una frase che racchiude bene il concetto: “Il biliardo crea dipendenza e follia” cit. Carlo Cifalà, ovviamente!

N: Io ho iniziato a giocare a biliardo ai tempi di Telepiù, quindi stagione 1991/92. Costrinsi mio padre a fare l’abbonamento perché volevo vedere per forza lo spettacolo biliardistico. Anche se in realtà io ho iniziato con il pool tra gli amici.

Per fortuna però un amico mi ha fatto conoscere il biliardo internazionale ed è stato amore a prima vista. E ovviamente la prima stecca che ho avuto non poteva che essere una Diko 2000 firmata da Carlo Cifalà.

Poi nel 2003 ho smesso di giocare per tre anni. Non so perchè. Di sicuro non smetterò mai più perchè oggi il biliardo è una parte fondamentale della mia vita.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

G: Il mondo del biliardo sembra un circolo chiuso, un mondo di nicchia, dove il giocatore medio non possa entrare. L’idea è creare un nuovo format dove si conosce meglio il giocatore medio, per cercare di incuriosire la gente e avvicinarla al biliardo. Continueremo con le dirette Facebook, che comunque fanno 7.000 visualizzazioni di media, ma abbiamo voglia di continuare e di costruire qualcosa di nuovo.

N: Uno dei miei sogni sarebbe portare il format di BasketRoom, per tirare di nuovo in ballo Tranquillo, nel mondo del biliardo. Però questa è solo un’idea per ora, anche perché nella vita, per chi non lo sapesse, io faccio il fisioterapista.

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Andrea Costantino Levote
Virgola

Giornalista, scrittore e storyteller. Il giorno studio reporting alla Scuola Holden, scrivo di sport e leggo; la sera alleno una squadra di calcio.