Il Re che vinse i suoi limiti con un discorso

Benedetta Petroni
Virgola
Published in
3 min readFeb 5, 2017

Regno Unito 1939. Albert Frederick Arthur George Windsor, passato alla storia come re Giorgio VI, non era nato per governare e non aveva le caratteristiche per farlo, eppure il destino lo portò a diventare re d’Inghilterra. Salito al trono dopo l’abdicazione del fratello Edoardo VIII nel 1936, Giorgio, pur conoscendo i suoi difetti e i suoi limiti, si impegnò molto per essere un re all’altezza della sua nazione.

Il sovrano soffriva dall’età di otto anni di una grave balbuzie, che insieme alla sua grande timidezza lo portarono per anni a volersi nascondere dal mondo. Nonostante ciò un uomo così timido affrontò l’incarico e si trovò a regnare e a tenere discorsi in pubblico, come richiedeva il suo ruolo. Inoltre, a rendere ancor più difficile la situazione del re, arrivarono i mezzi di comunicazione di massa, che trasmisero i discorsi pronunciati dal sovrano in tutte le case del popolo inglese. Re Giorgio, quindi, fu costretto dal suo ruolo a tenere discorsi in pubblico o alla radio, ma prima dovette superare la sua balbuzie, dato che era inammissibile per il sovrano di un impero potente quanto quello inglese avere un difetto linguistico di tale importanza. Decisivo per superare questo limite fu l’intervento della moglie Elizabeth, che gli farà conoscere Lionel Logue, un esperto di lingua di origine australiana.

Il matrimonio con Lady Elizabeth fu assolutamente rivoluzionario per l’epoca, infatti i due decisero di sposarsi pur non essendo imparentati tra loro, evento del tutto inusuale per una monarchia, che porterà un segno di forte cambiamento nelle dinastie reali europee.

Re Giorgio VI sarà ricordato per il celebre discorso tenuto in occasione dell’entrata in guerra del Regno Unito contro la Germania nel 1939, trasmesso in tutte le abitazioni dei cittadini inglesi. In quell’occasione il sovrano riuscì controllare con successo la sua balbuzie, limitandosi a mostrare solo una leggere incertezza nel parlare. Fu un risultato che costò tanta fatica al re, che inizialmente non aveva fiducia in Logue, infatti per combattere la balbuzie il sovrano dovette indagare nel suo passato. Re Giorgio VI riuscì a superare il suo difetto linguistico solo dopo essersi liberato di questi dolori che da anni portava con sé.

Il discorso è entrato nella storia non solo per la capacità del sovrano di superare i propri limiti, ma anche per le parole pronunciate, con le quali il re ha esortato i suoi sudditi a rimanere uniti nel fronteggiare questa grave situazione e a prepararsi alle difficoltà del futuro.

“It is to this high purpose that I now call my people at home, and my peoples across the seas, who will make our cause their own. I ask them to stand calm and firm and united in this time of trial. The task will be hard. There may be dark days ahead, and war can no longer be confined to the battlefield, but we can only do the right as we see the right, and reverently commit our cause to God. If one and all we keep resolutely faithful to it, ready for whatever service or sacrifice it may demand, then with God’s help, we shall prevail. May He bless and keep us all.”

(The King’s Speech of September 3, 1939, quoted in its entirety by Larry Gray in Fathers, Brothers and Sons, pages 127–128.)

Re Giorgio VI rimarrà nei cuori di tutto il popolo inglese per la costanza e l’amore con cui si è dedicato alla monarchia fino al giorno della sua morte.

Nel 2010 il regista Tom Hooper ha girato un film sulla storia di re Giorgio VI, intitolato “The King’s speech”. Il film riscosse molto successo, grazie anche all’interpretazione di Colin Firth nei panni del sovrano, che gli valse l’oscar.

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