Il ritmo tanguero degli España Circo Este

Elisa Tasca
Virgola
Published in
7 min readMay 30, 2017

Da Buenos Aires a Forlì: il tour travolgente del tango punk

Ogni loro concerto è una botta di vita. Ogni loro nota fa saltare. Ogni live è un viaggio intrapreso senza passaporto alla mano: dal sud America alla Spagna, dalla Germania all’Italia, passando per il Veneto e l’Emilia Romagna. Una band svalvolata, fuori dagli schemi, che mixa generi, colori, lingue, temi in ogni brano: gli España Circo Este sono una rivelazione nel panorama musicale attuale.

Quattro anni di attività, più di 400 live alle spalle, hanno calcato piccoli e grandi palchi in Italia e in Europa facendo consumare le suole del pubblico a ritmo di tango, cumbia, reggae e punk. La band nasce in Argentina, a Buenos Aires, da tre amici appassionati di musica. Marcello, il cantante, rientrato in Italia ha portato con sé il ritmo latino che, mescolandosi con i gusti di tutti, ha dato vita a questo nuovo genere tango punk e agli España Circo Este, che in pochi anni hanno conquistato un grande pubblico. I concerti sempre più frequenti e i tour più lunghi hanno richiesto qualche cambiamento nella line up senza però cambiare l’organico strumentale originario, sempre in continua innovazione.

Un gruppo composto da anime, stili e storie di vita molto diverse. C’è Marcello, cantante e fondatore del gruppo, classe 1986, veneto doc di Conegliano ma con il sangue siciliano nelle vene, che lo ha portato a girare il Sud America prendendo parte ad alcuni progetti umanitari. Gianmarco, batterista, e Francesco, bassista, hanno ventisette anni e sono originari di Forlì: tra un tour e l’altro lavorano, il primo è insegnante di batteria mentre il secondo è sound engineer. Last but not least Matteo, violinista e fisarmonicista, ventidue anni, studente, la new entry del gruppo da meno di un anno.

Gli E.C.E hanno riscosso un rapido successo e sono cresciuti molto in fretta. Tutto ha avuto inizio con il primo EP del 2013 intitolato il Bucatesta, che li ha coinvolti in un tour di 114 concerti in un solo anno: un viaggio lungo tutta l’Italia, percorrendo circa 80.000 km, interrotto da un mini tour in Spagna. La prima data la ricordano come fosse ieri: “Inizio 2013, in un centro di pronta accoglienza per senza fissa dimora a Rimini. È stato il concerto più punk di sempre. Indimenticabile”.

Nel gennaio 2015 con l’uscita del nuovo disco La Revolución del Amor, il loro primo full lenght (edito da Treid Records e distribuito da Goodfellas), hanno conquistato tutti e un altro tour li ha chiamati alle armi. Ottantacinque concerti in sette mesi, in sei diversi stati europei (Italia, Svizzera, Austria, Danimarca, Germania, e Repubblica Ceca), headliners e coheadliners in molti dei palchi più importanti d’Italia (Sherwood Festival, Beat Festival, A.M.A. Summer Music Festival), un mini tour di tre date da supporto ufficiale ai Gogol Bordello e altri opening act a grandi nomi della musica internazionale, tra i quali Shaggy.

A fine anno gli E.C.E presentano il video e singolo Margherita Mia attestandosi per tre settimane tra le Top20 della indie radio chart nazionale e sono ospiti del programma Caterpillar AM su Radio2. Come se il palco non bastasse, sono stati corteggiati anche dal piccolo schermo: hanno partecipato con un cameo nella serie tv Tutto può succedere in onda in prima serata su Rai1.

Nella primavera del 2016 comincia il #FAMILYDEI EU Tour: cinquanta date da marzo a fine estate sia in Italia che in Europa (Germania, Austria, Belgio, Svizzera ed Olanda) in alcuni dei più importanti festival musicali europei, tra i quali l’Home Festival di Treviso, l’Hafenfest di Amburgo e il Lowlands in Olanda, dove hanno aperto il concerto dei Muse.

Solo dopo una breve sosta in sala registrazione, finalmente a gennaio 2017 è uscito il nuovo album Scienze della Maleducazione (Garrincha Dischi): dieci brani, uno più tango punk dell’altro. E anche dopo questo disco è seguito un tour, con moltissime date in Germania, dove il loro ritmo latino ha spopolato. Il successo sorprendente nei paesi nordici ce lo spiega la band: “Quello tedesco, al contrario di quel che si pensa, è un popolo tanto serio e diligente quanto gioioso e sempre in vena di far festa. Se unisci a questo l’enorme curiosità che hanno in ambito musicale hai le chiavi del nostro successo: tango punk suona strano e il nostro live è una grande festa, un cocktail perfetto!”.

Il mix di generi, l’alternanza di inglese, spagnolo, francese e italiano nei loro brani, oltre alla stranezza dei loro outfit (cuori, righe, fiori, indie, hip hop, anni ’90) gli hanno permesso di conquistare i cuori dei loro fan in tutto il mondo e di tutte le staffe.

Javier Zanetti con l’album Scienze della maleducazione

“I brani nascono da un’idea, spesso portata da Marcello, con voce e chitarra. Poi, in gruppo, si fa tutto il resto: arrangiamento, scelta dei suoni, cura dei dettagli” ci spiega la band, che dà vita ai pezzi durante i sound check dei concerti o a bordo del furgone, “un tenace e indomito Ford Transit”, che li ha accompagnati in tutto il tour ma che li ha abbandonati da poco. Momentaneamente è nelle mani di un meccanico alla foce del Po. Poi chissà, si vedrà.

La decisione di utilizzare più lingue nelle loro canzoni è venuta naturalmente: “La nostra musica è un incontro di culture e stili diversi, provenienti da varie parti del mondo quindi perché mai dovremmo scrivere solo in Italiano?”. Dal Bucatesta passando per la Revolución del Amor fino a Scienze della maleducazione le tematiche affrontate dagli España sono varie e ricorrenti: “II tema centrale è sempre l’amore, ma nell’ultimo disco è rivolto al difetto. Le nostre imperfezioni in realtà sono ciò che ci rende unici, sono la nostra identità e il nostro carattere distintivo. La guerra al difetto che oggi promuove la nostra società per spingerci verso un ideale di bellezza asettico, apatico ed artificiale ci costringe a vivere in un costante sentimento di inadeguatezza e sofferenza. Noi crediamo che l’unico modo per cambiare questa condizione sia amarsi per ciò che siamo, con tutte le nostre imperfezioni”. Scienze della maleducazione quindi non è solo un’ode all’imperfezione ma è un elogio alla bellezza, che scaturisce proprio dall’amore per le imperfezioni, i difetti.

Nel brano Dammi un beso raccontano l’amore ai tempi dei social basato su relazioni costruite online. Un tema importante che coinvolge intere generazioni cresciute a pane e social network. “Il consiglio che ci sentiamo di dare ai giovani è quello di evitare di rifugiarsi nei social. Molti ragazzi oggi, per fuggire dalla realtà si rifugiano in questa sua versione distorta, dove sentimenti come l’amicizia sono privati del loro significato reale, dove si può attaccare, insultare impunemente celandosi dietro un nickname. Noi vogliamo invece che i ragazzi riscoprano il piacere e la gioia di stare insieme, di parlare faccia a faccia, di ascoltare un concerto dal vivo, sudare, urlare, saltare con noi, piuttosto che ascoltare playlist preconfezionate su Spotify e conoscersi solo da dietro uno schermo”. Ma le note distorte degli E.C.E non risparmiano niente e nessuno: investono la religione, la politica, la società denunciando con tono ironico la vera e propria crisi di valori che stiamo vivendo, risolvibile, secondo loro, solo con l’amore.

Se l’amore è il tema ricorrente, l’amicizia è stata la chiave del loro successo: “Dovunque andiamo e dovunque siamo stati, dal piccolo locale con un piccolo pubblico, al palco di Manu Chao davanti a 20.000 persone, dalla piccola osteria al super Lowlands festival abbiamo sempre stretto nuove amicizie, parlato e conosciuto persone. La musica per noi nasce e cresce grazie all’aggregazione, al confronto, allo stare in mezzo alla gente, vive e si mostra nel sudore, nelle urla, nella gioia nostra e del pubblico. Abbiamo capito che le emozioni sono il migliore biglietto da visita che esista, perché quando qualcuno si diverte davvero poi non può più dimenticarlo”.

Avete letto bene sì. Gli E.C.E sono stati la band di supporto di Manu Chao che li ha voluti nelle due date italiane del suo tour mondiale, all’Autodromo di Monza e al Parco di Vulci vicino Roma. La band ricorda ancora questa esperienza come una delle più emozionanti, non solo perché si tratta della realizzazione di un sogno ma anche per aver scoperto e conosciuto un grande artista. “La cosa forse più gratificante, al di là del concerto, è stato proprio lui: Manu. È esattamente come lo vedi sul palco, sereno, fraterno e soprattutto semplice”.

Tra una data e l’altra, stanno già pensando all’estate: “Non vediamo l’ora di raggiungere tutte le più belle città e regioni italiane e portare il tango punk ovunque. Abbiamo in mente un tour davvero pazzesco e siamo carichissimi. L’anno prossimo invece ci lanceremo in una grande avventura all’estero, che ci vedrà in giro per tutta l’Europa e forse (incrociamo le dita) diventeremo anche un po’ extracomunitari”.

Se non li avete ancora visti dal vivo e vi è venuta una voglia irrefrenabile di scatenarvi con il loro ritmo travolgente cosa state aspettando? Qui le prossime date. “Quest’estate ne vedrete delle belle!”. Parola di España Circo Este.

Concerto al CSO PEDRO di Padova. Foto di Francesco Boz

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