Il sogno di un altro

Alexandre Bilodeau e le medaglie d’oro per il fratello

Gabriele Sebastiani
Virgola
4 min readFeb 21, 2018

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Alexandre Bilodeau a Sochi 2014 (Credits: Olympic Channel)

Per almeno nove anni della sua vita, Alexandre Bilodeau si è alzato quando fuori era buio e si è infilato la tuta prima, gli scii poi. Ha sfidato la pioggia, la neve, il freddo, il sonno, i dolori fisici per raggiungere sempre più agilmente — e senza cadere — il fondo pista. Lì, a esultare anche nei giorni più freddi, nelle mattine più nebbiose, nei momenti meno brillanti c’è sempre stata la ragione che lo trascinava fuori dal letto.

A Vancouver, nel 2010, Alexandre è stato il primo atleta canadese a vincere un oro olimpico sul suolo della propria nazione — a Calgary 1988 il Canada conquistò solo due argenti e tre bronzi. Quattro anni dopo, a Sochi, è stato il primo freestyler in assoluto a bissare una vittoria alle Olimpiadi. E pensare che a sei anni, quando la madre gli chiese di abbandonare l’hockey per lo scii, non ne volle proprio sapere.

Almeno fino a quando non si girò a guardare Frédéric, suo fratello. Affetto da paralisi cerebrale infantile, il maggiore dei Bilodeau non riusciva a pattinare sul ghiaccio, rimanendo a guardare gli allenamenti di Alex dagli spalti, senza poter mai partecipare: Alexandre si convince allora a dare una chance al freestyle, anche solo per vedere Frédéric sorridere e calzare gli scii con lui. Nel 1994 l’iniziale “sacrificio” diventa per Bilodeau la vocazione di una vita. A Lillehammer, in Norvegia, il connazionale Jean-Luc Brassard vola nella categoria mogul, portando il Canada all’oro e rinforzando nel cuore di Alexandre l’amore per questa disciplina.

Bilodeau con il fratello

Seguono anni di intensi allenamenti, con il tifo di Frédéric a far saltare sempre più in alto il fratello e a fargli provare, a soli diciotto anni, un double twisting flip al suo primo campionato mondiale: sarà il più giovane in assoluto a osare quell’acrobazia. Il 2006 arriva la sua prima Olimpiade a Torino, dove nel mogul si piazza soltanto undicesimo. I successi si alternano a periodi di appannamento, ma è sempre guardando a Frédéric che Alexandre si scuote e torna a vincere, è sempre pensando alla forza di volontà e al sorriso del fratello che Bilodeau le prova tutte per rendere al meglio. Una scelta che paga, che gli fa strappare il pass per le Olimpiadi del 2010: a Vancouver Alex arriva come quarto della graduatoria mondiale. Un bravo sciatore, non un campione.

La sorte gli schiera contro Dale Begg-Smith, ex compatriota naturalizzato australiano, già vincitore dell’oro a Torino 2006. A Cypress Mountain la gara non si apre sotto i migliori auspici: la neve è insidiosa, quasi melmosa, l’aria è umidiccia e opprimente. Alle prime qualifiche Alexandre fa il suo, arrivando secondo dietro al francese Guilbart Colas. In finale si avvicinerà alla discesa consapevole di dover tirare fuori un asso dalla manica: Begg-Smith, primo sciatore del programma, ha ottenuto un ottimo punteggio che lo issa da subito al primo posto. Bilodeau si lancia allora in pista con le ginocchia quasi sigillate, mai incerte sulle gobbe della pista. La discesa è elegante e vigorosa, il suo back flip è così armonioso da sembrare un movimento naturale. Alexandre taglia il traguardo sospinto dal tifo di tutta Cypress Mountain: l’impresa è vicina. Sono appena diciassette i centesimi con cui ha la meglio di Begg-Smith, diciassette centesimi che fanno esplodere i tifosi canadesi, tra cui esulta senza freni anche Frédéric. Sarà il primo che Alexandre andrà ad abbracciare, sicuro che nessuno potrà superare il suo punteggio. Persino il Primo Ministro canadese Stephen Harper, venuto a congratularsi con lui, dovrà attendere.

Alexandre si ritirerà temporaneamente per studiare e recuperare da alcuni problemi fisici: al suo ritorno riprenderà a vincere, ma i favori del pronostico per le Olimpiadi di Sochi saranno tutti per il connazionale Mikaël Kingsbury, campione del mondo e star in ascesa del freestyle. Bilodeau e Kingsbury si daranno battaglia per mesi prima della sfida al Rosa Khutor Extreme Park del febbraio 2014. Alexandre ci arriverà con la consapevolezza di dover regalare, almeno un’ultima volta, un altro sogno al fratello: Frédéric, se potesse scrollarsi la malattia di dosso, starebbe già per lanciarsi una, dieci, cento volte e ottenere il miglior punteggio olimpico.

Alex Bilodeau con il fratello

Dopo una semifinale deludente — Alexandre si piazzerà ottavo — la gara per l’oro racconterà tutt’altra storia. La discesa di Bilodeau sarà impetuosa e veemente, le gambe si fletteranno ritmicamente in frazioni di secondo. I due salti saranno pennellate in aria precise e potenti, con cui Alexandre incanterà tutta Sochi, tagliando il traguardo sicuro di aver già le mani sull’oro. Avrà ragione: Kingsbury si piazzerà soltanto secondo, distante ben un punto e sessanta centesimi dal connazionale, il primo a confermarsi campione olimpico nel mogul. Neanche a dirlo, a gridare la sua gioia c’è sempre Frédéric che abbracciandolo davanti alle telecamere, all’orecchio gli sussurrerà “I love you”.

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