La chiamata al sogno

Natalia Pazzaglia
Virgola
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8 min readApr 28, 2017

Pirate, astronome, attiviste, cicliste, rapper: le vite di cento donne staordinarie nel libro Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli. Per far sognare anche in Italia.

A casa di mamma, sul comò di legno, c’è una mia foto a Parigi. Quattro anni, i capelli corti, sto in punta di piedi, le braccia alzate a formare un semicerchio sopra la testa. Da piccola volevo fare la ballerina.

Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli è arrivato in Italia l’8 marzo, edito da Mondadori. Da settimane primo in classifica, conferma il successo che l’ha visto diventare la pubblicazione più finanziata nella storia del crowdfunding. Tramite Kickstarter, infatti, Goodnight Stories for Rebel Girls in 28 giorni ha raccolto oltre 670000 dollari, donati da 13454 backers provenienti da 70 nazioni, ben più dei 40000 inizialmente richiesti. L’idea è venuta due italiane, Elena Favilli, giornalista e imprenditrice, e Francesca Cavallo, autrice e regista di teatro, che hanno raccolto cento storie di donne straordinarie, dedicando a ciascuna un breve testo e un’ illustrazione, seguendo la vocazione di Timbuktu Labs, l’azienda da loro creata, che ha fatto di prodotti grafici innovativi per bambini il suo punto di forza. Sono partite dall’Italia, Elena e Francesca, ma non avendo trovato finanziamenti, nel 2012 sono andate in California dove hanno ricevuto un investimento da 600 mila dollari. Li hanno utilizzati per avviare la produzione di app per bambini. L’ultimo loro progetto è invece un libro, Goodnight Stories for Rebel Girls che, uscito negli Stati Uniti a novembre 2016 ha venduto 90 mila copie, prima di essere tradotto in dodici lingue diverse.

Il Caso Italiano

Un libro che, riflettendo sull’identità femminile e i modelli ad essa legati, ha fatto parlare di sé, specialmente in Italia. Il caso di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli è arrivato alle orecchie di tutti dopo che Michela Murgia, durante il programma “Quante Storie” del 22 marzo, l’ha stroncato per tre motivi. In primo luogo il titolo, dedicato solo alle bambine, che dimentica quando una diversa visione del ruolo delle donne passi anche da un cambio di prospettiva del mondo maschile. In secondo luogo la modalità di narrazione delle storie, giudicate complesse nel linguaggio e banali nei contenuti. In terzo luogo le storie delle donne raccontate nel libro: di alcune di esse, sempre secondo la Murgia, viene data un’immagine semplicistica e lontana dalla verità, come nel caso di Virginia Woolf, descritta come una ragazza timida e depressa che sfogava la sua emotività nella scrittura. Le “ragioni del sì” invece, parlano di un libro sulla bellezza, sui sogni, sull’avventura, sulle vite fuori schema, che propone un modello diverso per bambini e bambine. Perfettibile, certo. Ma comunque utile nella sua diversità di approccio. Le storie che narra, sicuramente in breve, certamente in maniera didascalica e superficiale, offrono però un caleidoscopio di possibilità dalla quale starà poi a bambini, bambine e famiglie selezionare le più interessanti. Per molte delle donne le cui storie sono narrate nel libro è stata peraltro cruciale proprio l’influenza dei genitori che, ostacolandole o appoggiandole, le hanno fatte perseverare nei loro obiettivi.

Cento Donne Straordinarie

Alfonsina Strada aveva un sogno. Quando si sposò negli anni ottanta, i suoi genitori sperarono che avrebbe desistito, invece fu proprio il marito a regalarle una bicicletta e ad aiutarla a diventare la prima donna a gareggiare nel giro d’Italia. Lella Lombardi, invece, dal furgoncino dei genitori che distribuiva carne ereditò la passione per le auto, che sfociò in una carriera in Formula Uno.

A Eufrosina Cruz il papà diceva sempre che “le donne possono fare solo tortillas e bambini”. Lei gli dimostrò che non era vera, diventando la prima donna indigena eletta presidente del Congresso dello Stato di Oaxaca, in Messico. La polacca Irena Sendlerowa, invece, dal padre imparò ad aiutare le persone in difficoltà. Così durante la persecuzione nazista salvò 2500 bambini ebrei.

Tante le donne che per seguire le proprie passioni dovettero fingersi uomini. Così l’indiana Lakhsmi Bai nel 1850 si mascherò per andare a combattere, mentre la giapponese Jingu si mise i vestiti del defunto marito imperatore. L’irlandese Grace O’ Malley si tagliò i capelli e indossò vestiti da uomo per diventare marinaio e poi pirata, aiutando la regina Elisabetta I contro gli spagnoli.

Tante anche le attiviste citate nel libro: tra di loro le dominicane sorelle Mirabal, che negli anni ’60 lottarono per la libertà durante il regime tirannico di Trujillo, e Miriam Makeba, “Mama Africa”, che con la sua musica diffuse nel mondo il messaggio dell’anti apartheid. Sempre la musica è al centro della vita della giovanissima rapper afgana Sonita Alizadeh, che, con la canzone “Brides for Sales” ha guadagnato la libertà dal matrimonio e una borsa di studio per gli Stati Uniti. La ribellione contro i matrimoni forzati caratterizza anche la storia della ventiduenne nigeriana Balkissa Chaibou, che ha citato lo zio in tribunale per aver deciso di darla in sposa ancora ragazzina senza permetterle di continuare a studiare. Ha vinto la causa e ora studia medicina all’Università.

Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli ci fa anche scoprire che Coco Chanel cominciò a disegnare i suoi vestiti basandosi sul bianco e nero delle vesti delle suore del convento dove aveva vissuto. Ci fa anche conoscere la storia di Coy Mathis, una bambina transessuale americana che negli Stati Uniti ha fatto riflettere tanti genitori su cosa sia il transgender.

Non potevano però mancare le storie delle regine: oltre a Caterina La Grande, a Cleopatra e a Hatshepsut, ci sono la giamaicana Nanny of the Maroons, la coreana Seondeok of Silla e la regina ghanense Yaa Asantewaa. Degne di nota sono poi le storie di due spie: la neozelandese Nancy Wake, che lottò nella resistenza francese contro i nazisti, e la colombiana Policarpa Salavarrieta, che, lavorando come sarta, riuscì a carpire i piani di coloro che stavano favorendo il regno degli spagnoli in Colombia. Tante anche le storie di donne famose: dalla Politkovskaya a Aung San Suu Kyi, da Evita Peron a Isabel Allende, Malala, Margherita Hack, Maria Callas, Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Tamara de Lempicka, Yoko Ono, Virginia Woolf. Senza dimenticare Margaret Thatcher e Hillary Clinton. In Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli ci sono donne biologhe, rock star, astronome, boxer, suffragette, surfiste, atlete, tattoo artist, sollevatrici di pesi. Ci sono anche Alicia Alonso, ballerina cieca, e Ashley Fiolek, pilota di motociclette sorda. A dimostrazione che la bellezza di un sogno supera anche questo tipo di difficoltà.

Elena Favilli e Francesca Cavallo, fondatrici di Timbuktu Labs e ideatrici di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli

Le opinioni

Proprio di bellezza e di sogni sono finita a parlare con Marina Gellona, docente presso la Scuola Holden, impegnata in percorsi narrativi per bambini e famiglie, oltre che mamma.

“La prima cosa che mi ha fatto riflettere del libro Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli è stata proprio la scelta del termine ribelle” mi dice Marina.

“Mi ha fatto pensare a quando mio figlio mi disse: “Mamma, cosa vuol dire ribellarsi? Diventare più belli?” Trovo che quest’idea della ribellione unita alla bellezza sia ben sviluppata nel libro, che, grazie alle affascinati illustrazioni, attira i bambini nelle storie raccontate”.

Con Marina rifletto anche su un’altra peculiarità del volume: dedicato ai bambini ma non romanzato, creato come una collezione obiettiva di storie reali. Un libro che usa più linguaggi, quello della scrittura così come delle immagini, diventando, grazie alle illustrazioni di artiste provenienti da tutto il mondo, un libro corale.

“È un testo che suscita tante domande, come la storia di Coy Mathis suggerisce, sui concetti di “maschile” e “femminile”. Sicuramente fa riflettere, anche se forse la scelta del titolo non è stata felice. La scrittura è didascalica, ma questo non toglie che sia un libro bellissimo perché incentrato sulla “chiamata al sogno”, affinché ogni bambina, pensando a chi ce l’ha fatta prima di lei, possa seguire i propri sogni, anche quando sono più grandi del diventare mamma o impiegata. Bellissimo, quindi,

anche l’invito che si trova alla fine, affinché ciascuno aggiunga la propria storia a quelle narrate dal libro”.

Di Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli parlo anche con Eleonora, un’attivista della Casa delle Donne di Torino, chiedendole quale messaggio veicoli per lei.

“È un libro bellissimo perché propone immagini diverse rispetto al modello tradizionale di donna, dimostrando che esistono tanti modi di autodeterminarsi. Questo non significa, però, che i riferimenti tradizionali vadano disdegnati”. Eleonora mi fa notare che su questo punto il libro non l’ha convinta. Le è sembrato, infatti, che suggerisse che si può essere felici diventando pirata o biologa ma non facendo le mamme o le casalinghe. Altro punto sul quale riflettere è per lei la scelta delle autrici di concentrare la narrazione sulla sfera lavorativa, senza citare quella sentimentale o privata.

“Se si voleva “sdoganare” una serie di professioni ricollocandole anche nell’universo femminile lo scopo è di sicuro raggiunto. Ma se l’idea era di allargare le prospettive senza eliminare altre possibilità, seppur tradizionali, la strada verso l’autodeterminazione femminile è ancora lunga”.

Sicuramente la scelta delle storie non è stata esaustiva, e di certo esistevano altre narrazioni di donne straordinarie, tra tutti “Cattive Ragazze”, la graphic novel dell’editore Sinnos. Creare un libro che raccogliesse storie di donne volutamente straordinarie elimina dall’orizzonte le storie di donne e mamme per così dire comuni, ma ugualmente appagate e felici. Allo stesso modo, se è vero che alcuni esempi risultano troppo lontani per permettere l’immedesimazione delle bambine, altrettanto vera è la bellezza della diversità presentata, declinata anche attraverso storie di donne giovanissime. Di ispirazione soprattutto quelle di alcune “ragazze ribelli” provenienti dai paesi arabi, da dove erroneamente spesso si pensa che non possano venire esempi di donne “non tradizionali”.

“Che le bambine da grandi non diventino angeli, ma se stesse” diceva Charlotte Brontë, mentre la Tatcher sperava che ci si preparasse a combattere una battaglia più volte prima di sperare di vincerla.

Io non sarò diventata ballerina, ma un anno fa ho lasciato il lavoro per seguire un altro sogno: raccontare storie. E ora che frequento la Scuola Holden me lo ripeto spesso, quello che Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli insegna. Che bisogna provarci anche se si può fallire, correre il rischio di essere ostacolate, dimenticate, cancellate, ma continuare a lottare. Perché vivere per seguire le proprie passioni è probabilmente la strada per la felicità. Di adulti, bambine e bambine.

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Natalia Pazzaglia
Virgola

Reporter, traveller and storyteller, with a passion for social and gender issues