“La noce di cocco volante”

Andrea Costantino Levote
Virgola
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4 min readFeb 21, 2018

Bruno Banani, il primo uomo del Tonga a partecipare alle Olimpiadi

Fonte: gettyimages Bruno Banani a Sochi 2014

Bruno Banani è il primo atleta di Tonga a partecipare ad un’edizione dei Giochi Olimpici invernali.

La storia sarebbe già abbastanza particolare di suo: il Regno di Tonga è infatti un piccolo Stato formato da un arcipelago di isolotti situato nell’Oceano Pacifico meridionale, non troppo distante dalle coste della Nuova Zelanda; dunque, il solo fatto che un suo abitante partecipi come atleta alle Olimpiadi invernali nella categoria dello slittino già di per sè potrebbe suscitare perplessità. La storia di Bruno, è avvolta in quell’aura che sta a metà via tra la leggenda e la realtà. Si narra che tutto partì nel 2009, quando la Principessa Salote Mafile’o Pilolevu Tuita decise che anche Tonga avrebbe dovuto avere una rappresentanza ai Giochi Olimpici invernali; la disciplina scelta fu lo slittino anche, e soprattutto, per emulare il successo mediatico provocato dall’iscrizione della squadra di bob jamaicana alle Olimpiadi invernali del 1988.

Finalmente, dopo diversi tentativi e tanto allenamento, Bruno Banani è riuscito a trasformare il sogno suo e di tutta Tonga in realtà, staccando il pass della qualificazione per Sochi 2014. Nella cerimonia di apertura dei XXI Giochi Olimpici invernali, Bruno è stato il portabandiera e primo, e finora unico, tongano a partecipare ad una edizione delle Olimpiadi invernali e, nella gara di slittino che ha visto il bronzo del nostro Armin Zoeggeler, Bruno si è posizionato 32esimo su 39 iscritti.

Fonte: gettyimages Bruno Banani portabandiera

La storia di Bruno si trasforma da particolare ad unica se si aggiunge un dettaglio non proprio insignificante: Bruno Banani non è il vero nome dell’atleta. Prima dei 26 anni Bruno si è chiamato Fuahea Semi.

La Makai, l’azienda tedesca che era stata coinvolta nell’operazione di Stato che aveva l’obiettivo di portare una rappresentanza del Regno di Tonga alle Olimpiadi, aveva creato la più grande operazione di marketing della storia dei Giochi Olimpici. Si decise di istituire un provino per giovani aspiranti slittinisti, le cui condizioni per partecipare erano che i candidati fossero tongani, giovani, forti, e accettassero di cambiare il loro nome in Bruno Banani, un marchio di intimo tedesco. La speranza era che, se tutto fosse andato come ci si aspettava, forse il marchio tedesco sarebbe stato disposto a sponsorizzare , e dunque a finanziare, tutta l’operazione. Fuahea, all’epoca un 21enne studente di informatica, sentì alla radio che Tonga stava cercando il suo slittinista e si presentò al casting. Con lui altri 20 giovani tongani si presentarono ai provini, tutti consenzienti sul fatto che, nel caso fossero stati scelti, avrebbero cambiato il proprio nome in Bruno Banani.

Isabel Barschinski, ex slittinista tedesca, fu incaricata di scegliere il candidato più promettente.

Il compito di Isabel non fu poi così difficile. La maggior parte dei candidati si presentò con una motivazione abbastanza debole: vedere l’Europa e conoscere un mondo che per loro era praticamente il frutto della loro fantasia. Per Fuahea fu diverso, “Voglio imparare un nuovo sport e vestire i colori del mio Paese di fronte al mondo intero”. Con queste parole non lasciò spazio nemmeno al ragionevole dubbio.

Semi cambiò così ufficialmente nome in Bruno Banani, si fece fare un nuovo passaporto e, una volta arrivato in Germania, fu presentato a Bruno Banani- marchio di intimo. Una volta accertato che tutto fosse in regola, il brand decise di sponsorizzare colui che, all’interno della nazionale tedesca di slittino, fu soprannominato la Noce di Cocco Volante. Banani iniziò così ad allenarsi con la compagine tedesca ma non riuscì a qualificarsi per le Olimpiadi di Vancouver del 2010 poichè, all’ultimo tentativo, finì fuori pista con il suo slittino.

Ripresosi dall’incidente, Bruno tornò in pista. I media tedeschi iniziarono però a fare ricerche sulla storia del tongano e, nel 2012, i suoi sogni di gloria rischiarono seriamente di infrangersi. Quando venne allo scoperto che Bruno in realtà era nato come Fuahea si alzò un polverone mediatico che culminò nelle dichiarazioni del Vice- Presidente del CIO, Thomas Bach, il quale etichettò tutta la vicenda come una “perversa idea di marketing“. Non migliorò certo la situazione il fatto che, poco tempo prima, il brand Bruno Banani aveva fatto uscire un profumo chiamato “Coconut Power“, ispirato a Bruno, presentato al pubblico come il figlio di un coltivatore di noci di cocco; peccato che, il padre di Bruno, non coltivasse cocco ma tapioca.

La controversia però si risolse a favore di Bruno: dal punto di vista legale, infatti, Fuahea non aveva infranto alcuna norma cambiando il suo nome in Bruno Banani. Così, anche grazie al supporto sia della Federazione Internazionale di Slittino sia di quella tedesca, il CIO non potè fare altro che a permettere a Banani di partecipare alle qualificazioni per Sochi.

Se oggi cercate su Wikipedia il nome Bruno Banani vi uscirà solo l’immagine di mutande e profumi firmate dal brand, ma se chiedete ad un tongano chi è Bruno Banani, vi risponderà “l’unico che è riuscito a portarci alle Olimpiadi”. Perchè i 32esimi posti a volte valgono di più di quello che si pensa.

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Andrea Costantino Levote
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Giornalista, scrittore e storyteller. Il giorno studio reporting alla Scuola Holden, scrivo di sport e leggo; la sera alleno una squadra di calcio.