Miracolo sul ghiaccio

Francesca
Virgola
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5 min readFeb 22, 2018

Lo scontro epico tra USA e URSS sul ghiaccio di Lake Placid nel 1980

Via Pinterest

La vita è un gioco di centimetri, recita Al Pacino nel celebre monologo di Ogni maledetta domenica. E così è l’hockey, dove ciò che fa la differenza tra la vittoria e la sconfitta, è un dischetto nero di gomma, lungo solo sette centimetri.

Nel febbraio del 1980 gli Stati Uniti parteciparono alla XIII edizione dei Giochi olimpici invernali di Lake Placid (Stato di New York). Oltre all’agonismo sportivo e alla rivalità sul campo, la situazione in quel periodo era molto tesa per via della Guerra Fredda.
Quell’anno, il presidente Carter valutò più volte la possibilità di boicottare la partecipazione degli Stati Uniti alla ventiduesima edizione delle Olimpiadi, che si sarebbe tenuta in Russia durante l’estate. Voleva mandare un messaggio chiaro ai suoi avversari e protestare contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan, avvenuta pochi mesi prima. La tensione politica tra i due paesi non fece altro che alimentare ulteriormente la rivalità sul campo tra USA e URSS.

Via Giphy

Fino a quel momento l’hockey era sempre stato considerato uno sport poco interessante. E questo non era dovuto alla complessità delle regole di gioco o alla mancanza di momenti esaltanti durante un match, piuttosto all’invincibilità dell’Unione Sovietica, che aveva sbaragliato tutti i suoi rivali e conquistato un primato impossibile da superare.

Herb Brooks, allenatore del team USA

Questo lo sapeva bene Viktor Tikhonov, allenatore dalla squadra sovietica, che poteva contare su giocatori che si allenavano undici mesi l’anno, senza sosta, e che avevano reso l’hockey lo scopo della loro esistenza, come Boris Mikhailov e Vladislav Tretiak. Lo sapeva anche Herb Brooks, che nella sua rosa poteva schierare soltanto dilettanti e universitari, niente in confronto ai campioni dell’Armata Invincibile. Ed era consapevole che, per ottenere la vittoria, avrebbe dovuto spronare i suoi uomini fino al limite, portarli allo stremo delle forze con allenamenti sfiancanti e pretendere da loro il massimo, “perché non si può vincere con il solo talento”.

Prima dell’inizio ufficiale dei Giochi olimpici invernali, Stati Uniti e Unione Sovietica si incontrarono sulla pista di pattinaggio del Madison Square Garden di New York per disputare un’amichevole, che finì con la vittoria schiacciante dell’URSS di 10–3. I Sovietici, che erano i favoriti dei pronostici, non avevano alcuna intenzione di perdere il loro primato e cedere il titolo olimpico agli avversari occidentali. Vincere la medaglia d’oro per la sesta volta a Lake Placid avrebbe reso i giocatori dei veri e propri eroi agli occhi dei loro connazionali.
Il 14 febbraio cominciarono le Olimpiadi invernali e le due rivali storiche si trovarono separate nel girone eliminatorio del torneo. Gli Stati Uniti affrontarono la Svezia e riuscirono a cavarsela a malapena con un pareggio, che sembrava confermare le previsioni dei pronostici sull’uscita imminente degli Americani. Tuttavia Brooks non fu dello stesso parere e riuscì a portare a casa una vittoria sorprendente contro la Cecoslovacchia, altra favorita della competizione. Furono forse l’iniezione di fiducia e la carica dei tifosi sugli spalti che condussero i ragazzi del team americano ad un successo dopo l’altro e alla qualificazione alla fase successiva del torneo.

Cominciò così il girone delle medaglie, che vedeva confrontarsi per il titolo di campione olimpico Svezia, Finlandia, USA e URSS. Per ottenere la vittoria, la squadra di Brooks avrebbe dovuto affrontare le altre nazioni qualificate e ottenere il punteggio più alto.

Immagine tratta dal film Miracle (2004)

Il primo incontro del girone delle medaglie fu anche quello decisivo, quello che entrò nella storia dell’hockey sul ghiaccio: USA VS. URSS. Gli spalti attorno alla pista dell’Olympic Fieldhouse si riempirono in poco tempo di tifosi urlanti e di bandiere a stelle e strisce. Quasi subito, però, l’entusiasmo degli Americani fu frenato dal gol dei Sovietici che si portarono presto in vantaggio, 1–0 e dischetto al centro. Il primo tempo finì con un modesto pareggio. Dopo la ripresa, l’Unione Sovietica segnò un altro gol al portiere americano Jim Craig, ma la situazione di svantaggio durò poco. Fu proprio sul 2–2, che Tikhonov decise di sostituire il portiere Tretiak, senza un apparente motivo. La scelta, all’inizio, si rivelò efficace e mise a tacere i dubbi degli altri giocatori increduli. Aleksandr Malcev segnò un altro gol, sorprendendo il portiere della squadra americana e portando il risultato sul 3–2. Nel terzo tempo gli Stati Uniti riuscirono a recuperare, riequilibrando la situazione con un 3–3. A dieci minuti dalla fine dell’incontro, il capitano della squadra americana, Mike Eruzione, si trovò smarcato davanti al portiere sovietico e approfittò dell’assist di Pavelich per segnare il gol della vittoria. Fu allora che i giocatori statunitensi si riunirono in difesa per contrastare l’attacco avversario, mentre sugli spalti il pubblico cominciò il conto alla rovescia prima della fine. La partita si concluse tra le urla generali dei tifosi e la telecronaca entusiasmante di Al Michaels, che gridò a squarciagola: “DO YOU BELIEVE IN MIRACLES? YEES!”.

“Do you believe in miracles?”, la telecronaca di Al Michaels

N.d.r. Il torneo di hockey sul ghiaccio del 1980 non si è concluso con l’incontro tra USA e URSS, come molti credono. La vittoria degli Stati Uniti è arrivata dopo aver sconfitto la Finlandia ed essersi classificati primi al girone delle medaglie.

La reunion della squadra che vinse nel 1980

I migliori film sugli sport di squadra:

  1. Il sapore della vittoria (2000)
  2. Miracle (2004)
  3. Coach Carter (2005)
  4. Invictus (2009)
  5. Ogni maledetta domenica (1999)
  6. L’arte di vincere (2011)
  7. Ragazze vincenti (1992)
  8. Glory Road (2006)
  9. Colpo vincente (1986)
  10. Space Jam (1996)

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