Monopoli vista dall’alto

Monopoli: una storia “affascinata”.

Un viaggio che scava nelle storie incontaminate della città

Giorgio Penna
Published in
6 min readSep 26, 2017

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Sono quasi due anni ormai che vivo a Torino e alla classica domanda che riceve un fuori sede: << di dove sei? >>, posso rispondere tranquillamente: << sono di Monopoli>>. Superando la solita domanda riguardante il famoso gioco da tavola, dove si iniziano a cercare tutte le possibili similitudini: se esiste anche da noi “Parco della Vittoria” o se ci muoviamo in base a come tiriamo i dadi, parto nel raccontare come la mia piccola città stia diventando sempre più una bomboniera situata tra mare e campagne.

Una descrizione che iniziava a diventare monotona anche per me, dover parlare delle stesse cose del mio paese. Diventa frustrante non sapere realmente tutto quello che si nasconde nelle sue radici.

Quindi, decisi che la prossima volta che sarei “sceso” a Monopoli avrei scavato più a fondo così da poter conoscere tutto ciò che prima avevo ignorato.

22 luglio 2017. Arrivo finalmente in città, l’aria è meno pesante sa di mare e salsedine, il vento soffia leggero, aiuta a sopportare il caldo che nulla ha da invidiare a qualsiasi città situata al di sotto dell’equatore. Cerco di non perder tempo, per poter scoprire qualcosa cosa c’è di meglio di una passeggiata nel centro storico?

Immagine disegnata della città vecchia

Non tornavo a Monopoli da Natale, dopo sette mesi mi ritrovo catapultato in un sabato sera estivo, ritrovandomi in una sorta di smarrimento. Percorrendo via Garibaldi, la via principale del centro storico, mi accorgo del numero dei locali triplicato rispetto a quelli che ricordavo, lo sgomento maggiore è stato vedere la quantità enorme di gente che percorreva la strada, il turismo ormai ha preso piede, ne sono felice ma anche un po’ spaventato. Incontro amici, chiedo loro cosa c’è di nuovo e sento come il gossip si stia insediando sempre più nell’area cittadina: Matrimoni di lusso svolti nelle splendide spiagge monopolitane, << ma Trump viene o non viene?>>, grandi attori hollywoodiani che scelgono i migliori alberghi, provocando continui insulti verso quel Briatore che dice che in Puglia non si può fare turismo per ricchi e così via dicendo nei chiacchiericci del sabato sera. Queste sono le maggiori informazioni ricavate in serata, così da comprendere che tutto mi risulta contaminato. Scavare nelle tradizioni diventa l’unica soluzione certa e familiare che nelle città del sud non muore mai.

Ma quale scegliere? Quale ha davvero maggiore importanza?

In città molte storie e tradizioni hanno vissuto per secoli nel tempo così da poterle conoscere ancora oggi, una in particolare mi sta a cuore perché l’ho potuta vivere su me stesso.

Apprendo quindi di voler esplorare il lato “magico” della mia città, una tradizione sincretica formata da esoterismo, cattolicesimo e culto popolare: La fascinazione o l’affascinatura. (la pronuncia varia in ogni singolo paese)

<<L’alternativa fra “magia” e razionalità è uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna.>>

Così ha scritto Ernesto De Martino nel suo libro “Sud e Magia”, capendo comunque quanto è complicato comprendere una tradizione che viene tramandata verbalmente, priva di qualsiasi datazione scritta del passato.

La fascinazione comunque si determina come malocchio, che nel caso della tradizione e del culto monopolitano è percepito nella maggior parte delle volte come un forte mal di testa, dal dolore inspiegabile. Questo malocchio ha un mandante visto come “agente fascinatore” e una vittima “l’affascinato”, che riceve il malocchio per cause come l’invidia, per essere oggetto di desiderio o semplicemente perché ha ricevuto troppa ammirazione da qualcuno, appunto quando un ragazzo guarda o fa troppi complimenti ad una ragazza si usa dire << non la affascinare troppo>>. Ma come si scaccia questo malocchio? Per comprendere al meglio sono andato a parlare con la signora Rita, una simpatica signora che ci ha concesso la possibilità di spiegarci come avviene il procedimento:

Come nasce secondo te la pratica dell’affascinatura?

Nasce perché prima c’era assenza di tutti questi farmaci, il mio bis nonno e mia nonna me l’hanno insegnata la vigilia di Natale. Solo in quel giorno si può tramandare l’affascinatura. Chi conosce la formula in tutta la sua vita può insegnarla solo ad altre tre persone pena la decadenza della sua capacità.

Perché si viene affascinati?

Principalmente per invidia. Ma anche se pensi molto forte ad una persona vieni affascinato insomma. Mi sono capitate affascinature molto potenti, da doverle praticare tre volte in una giornata e se capitava di sabato diventava un problema. Quando accade di sabato vuol dire che ti toccherà fare l’affascinatura tutto il sabato e anche la domenica. Purtroppo la questione di questo giorno me l’hanno sempre spiegata in un dialetto più difficile di quello che conosciamo oggi. Non ti so spiegare il perché.

- Probabilmente perché il sabato e la domenica sono giorni dedicati alla funzione della messa quindi alla preghiera, ciò vorrebbe dire che se ti capitasse di ricevere il malocchio di sabato la praticante non avrebbe gli stessi poteri, dovendosi dedicare alla preghiera. -

Ma come si pratica?

Innanzi tutto ci devi credere, è molto importante. Bisogna mettere dell’acqua in un piatto e spargere dell’olio con il contagocce. Se le gocce dell’olio si aprono vuol dire che hai ricevuto il malocchio. Per scacciarlo via bisogna recitare una preghiera componendo delle croci sul piatto, alla fine c’è chi butta del sale e chi brucia un foglio di carta con il nome dell’affascinato buttandolo poi nell’acqua. L’acqua della affascinatura la butto poi nel water e nessuno deve andarci per almeno due ore, se no si prende l’affascino, mia nonna mi ha sempre detto, <<non buttate mai l’acqua per strada che se passa qualcuno si piglia il malocchio.>>

Quanto è importante per te questa pratica?

È importate tramandare queste conoscenze per non perdere determinate tradizioni.

Un giorno mi confessai con il prete, mi disse che facevo peccato, ma se un bambino sta male perché non posso aiutarlo? Recito preghiere non faccio niente di diverso.

Infatti continuo a farlo tutt’ora. Io vengo ancora chiamata oggi per poter praticare l’affascinatura, addirittura l’ho insegnata a mia nipote che vive in Lussemburgo.

Per poter avere un idea visiva della pratica guarda qui questo breve documentario girato con l’aiuto di Sara Bianchi.

Così concludo questo dialogo con la signora Rita, con il dubbio di come questa culto magico possa avere ancora vita oggi:

<< Se ci chiediamo quali sono le ragioni che fanno ancora sopravvivere una ideologia così arcaica — scrive Ernesto De Martino — la risposta più immediata è che tuttora al sud un regime arcaico di esistenza impegna ancora larghi strati sociali, malgrado la civiltà moderna.>>

Ed è vero, ci sono tradizioni al sud che non si scardineranno facilmente. Che la pratica funzioni o meno non sarà mai attestato per certo, sarà per effetto placebo o per vera magia sarà difficile scoprirlo. Una volta l’ho provata su me stesso, con relativo successo della pratica da parte della signora Rita, il mal di testa mi è passato ma sarà stata veramente lei?

È stato importante per me capire in questo viaggio come alcune culture continuino a persistere nonostante la continua evoluzione del mondo e del pensiero umano. Comprendere il fatto stesso di aver bisogno di determinate pratiche nonostante il triplicarsi dei locali e i numerosi turisti che calpestano questa terra ignari di questa conoscenza. La città continua ad espandersi introducendo nuove tecnologie, costruendo ospedali sempre più all’avanguardia ma nel suo interno, quando qualsiasi razionalità sfugge al controllo della mente, ci si rifugia in quelle pratiche che convivono sempre a passo con il tempo, quasi a voler tenere quell’equilibrio che perdendolo porrebbe fine ad una tradizione storica che dura da molti secoli e chissà per quanto ancora ci proteggerà dalla negatività che ci circonda.

Torno a Torino con il dubbio di non poter capire fino in fondo questa pratica se non abbandono la razionalità, il fatto stesso che esista però mi rende tranquillo, la mia terra ha ancora molte storie da raccontare, nel frattempo mi sono preso il numero della signora Rita, la fascinazione può essere fatta anche per telefono, non si sa mai.

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