Silenzio mare e sigarette, il tram 9 è un mondo

Martina Dall'oglio
Virgola
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3 min readMar 2, 2017

Vite che si incrociano e si sfiorano, osservo in silenzio, rimango colpita.

Torino Novembre 2016, mio scatto

Salgo al capolinea Torino Esposizioni con una pizza ancora calda tra le mani, la finisco nei primi dieci minuti, ho una fame pazzesca.

Mi lascio lentamente alle spalle i giardini affollati di spacciatori del Valentino e l’università di architettura ancora brulicante di studenti in un primo pomeriggio d’inverno.

Alla stazione Re Umberto rimaniamo in venti e regna il silenzio. Non c’è il minimo rumore e la situazione è quasi surreale. Sono tutti seduti composti, nessuna parola, nessun telefono che vibra o squilla, solo il motore del bus, i freni cigolanti e lo spiegazzarsi della carta intrisa d’olio della mia pizza.

Qualche altra fermata ancora e torna il brusio. La più rumorosa è una donna sui cinquanta che a gran voce e con un accento del sud parla dei problemi del figlio: “Si farà gli anticorpi che vuoi che sia!”

C’è una ragazza bionda con occhiali viola accanto a me che continua a ridere imbarazzata, con la mano sinistra regge il telefono e con la destra sposta la lunga frangia che in qualche secondo torna a nasconderle il viso come prima.

Sale nel frattempo una signora anziana con capelli bianchi raccolti in un austero chignon, mi alzo e le lascio il mio posto; mi ringrazia e il suo contatto visivo è molto intenso. Resto in piedi appoggiata al finestrino mentre la mia penna blu continua a prendere appunti confusi su ciò che accade intorno a me. Il pavimento da quella prospettiva sembrava il mare d’estate quando viene colpito dal sole di mezzogiorno. Il corridoio è rivestito da un materiale ruvido e antiscivolo blu. Con la luce del sole i minuscoli pezzettini di metallo brillano come fossero stelle.

Chiedo al ragazzo accanto a me se la costruzione in mattoni rossi accanto alla fermata Piero della Francesca fosse un luogo di preghiera. Non fa tempo ad aprire bocca che la signora alla mia sinistra s’intromette nel discorso spiegandoci che sì, era una chiesa cattolica, poi prosegue: “È la moderna parrocchia del Santo Volto, è stato uno spreco di soldi farla così… 30 milioni è costata! Cose da pazzi!”

Mi racconta poi che la zona Vallette, che in quel momento stavamo attraversando, lei se la ricorda completamente diversa. Cinquant’anni fa era tutta prati e i pastori passavano con i greggi di pecore sotto casa sua. Negli anni 60 hanno iniziato a costruire case, nessuna scuola solo tantissimi palazzi.

“Questo quartiere mi ha visto bambina e ora sono quasi nonna!”

Parla con molta dolcezza e pazienza, i suoi sono capelli tinti di rosso mossi e leggeri all’altezza delle spalle.Ci tiene tanto a raccontarmi del quartiere, vuole essermi d’aiuto, la ringrazio e le prometto che nel mio racconto parlerò anche di lei.

La biondina con gli occhiali lampone è sempre lì, ora stravaccata sul sedile opposto al mio, questa volta oltre a ridere parla anche: “La smetti di fare così? Hai finito? ”

Siamo quasi al capolinea quando entra un omone sui 100 chili che per dieci minuti tiene in bocca la sigaretta spenta, ha un respiro molto pesante e un cappello marrone alla pescatore.

Il prossimo è un ragazzetto con lo zaino a tracolla rosso e blu, ha una strana espressione della bocca, sembra un sorriso ma è più una smorfia, mi accorgo che sta parlando. Cerco i fili delle cuffie ma appena mi accorgo che non le ha capisco. Cammina imitando la voce del microfono che annuncia le fermate facendosi goffamente strada tra la gente. Lo seguo con lo sguardo, quando si siede gli cade la borsa, vedo un braccio che gliela raccoglie, la smorfia che sembra sorriso e tante altre parole che escono dalla sua bocca. Al centro del Bus ci sono due ventenni che litigano rumorosamente. Lei è uscita con un compagno d’università che nemmeno conosceva e lui è imbestialito. La ragazza cerca di rimediare con qualche frase di circostanza che peggiora solo le cose. Quando escono sento in lontananza un “ tu ti fai la tua vita io la mia, mi fai schifo capito? Mi fai schifo”

Il bus si ferma e rimango sola a ripensare a tutti quei frammenti di vita che mi sono scivolati davanti agli occhi, a quella città che cambiava a ogni chilometro e a come si è passati dalla compostezza silenziosa di Corso Re Umberto all’uomo sovrappeso con la sigaretta spenta a Stampalia.

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Martina Dall'oglio
Virgola
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ragazza italiana alle prime armi. Semplicità e allegria anche nei miei racconti. amo la vita e fotografare i suoi lati migliori. facebook/instagram @martidall