Accenture e Microsoft progettano Carte d‘Identità digitali per milioni di rifugiati

Un’unica rete basata sulla blockchain per poter garantire i servizi primari e facilitare l’inserimento di chi ha perso tutto

Diverse aziende tecnologiche, in collaborazione con le Nazioni Unite, stanno sviluppando alcuni sistemi per fornire un’identificazione digitale a norma di legge a tutti quei rifugiati che non possiedono documenti ufficiali. Tra queste aziende, Accenture e Microsoft stanno guidando la programmazione di una rete di identificazione digitale, sfruttando la blockchain.

Il prototipo connette registri pubblici e commerciali in maniera tale che un utente possa accedervi ovunque nel mondo. Le Nazioni Unite si sono prefissate di fornire un sistema di identificazione digitale a chiunque entro il 2030.

Al momento, circa 1,1 miliardi di persone al mondo non possiedono documenti ufficiali: tra queste persone, c’è anche chi ha dovuto abbandonare la propria casa e cercare fortuna attraverso l’emigrazione.

In un rapporto dell’ONU, si stima il numero dei rifugiati a 22,5 milioni di persone. Non ci sono dei dati concreti che stabiliscano quanti non possiedano documenti, ma è probabile che il numero sia molto alto.

La rete di identificazione digitale è stata presentata per la prima volta alla conferenza ID2020, tenutasi a New York lunedì scorso. ID2020 è un’alleanza tra governi, amministrazioni pubbliche e aziende nel settore tecnologico in stretta collaborazione tra loro per supportare l’ONU nell’impresa. Il sistema, che si baserà sull’esistente piattaforma di gestione dei dati biometrici di Accenture, verrà testata da alcune associazioni umanitarie nel prossimo futuro.

Come funziona?

Molto spesso, chi arriva per la prima volta in un campo profughi non ha nessun mezzo per dimostrare la propria identità, che è di importanza fondamentale per accedere a servizi sanitari, finanziari e scolastici. Normalmente, diverse associazioni umanitarie collaborano contemporaneamente per aiutare lo stesso rifugiato e non esiste nessun modo per condividere dati sensibili in maniera sicura.

In futuro, quando un rifugiato giunge al campo, verrà scannerizzato il suo volto, le sue iridi e le sue impronte digitali e i risultanti dati biometrici verranno immagazzinati su un server gestito da tutte le varie associazioni umanitarie.

La rete digitale, sviluppata grazie alla blockchain, creerà una sorta di “timbro” — un identificatore unico tra il rifugiato e i dati sul server — che autentica i documenti digitali, grazie a cui il rifugiato potrà accedere ai diversi servizi base.

Se ad esempio viene somministrato un vaccino, il rifugiato riceve un timbro. Se una determinata agenzia riesce a confermare data e luogo di nascita, oppure professione e titolo di studio, allora si riceverà un altro timbro.

Completata tutta la procedura di registrazione e di assistenza i rifugiati potranno presentare ai governi un album contenente tutti i timbri ricevuti per confermare la loro identità in maniera del tutto digitale, senza doversi preoccupare che i dati vengano persi.

Che cos’è la Blockchain?

La blockchain è un metodo per registrare dati –un libro mastro digitale che contiene transazioni, accordi, contratti e ogni altra cosa che possa essere verificata in maniera indipendente. La grande differenza con i libri mastri tradizionali è che la blockchain non deve essere per forza conservata in un unico posto, ma è invece condivisa su centinaia, o addirittura, migliaia di computer in giro per il mondo. Nessuna persona o autorità può controllare i dati, cosa che rende la tecnologia trasparente.

I dati formano dei blocchi che vengono codificati in una catena utilizzando dei complessi algoritmi matematici. Una volta aggiornato, il libro mastro non potrà essere alterato o sovrascritto: si potrà solamente aggiungere un blocco. L’aggiornamento viene propagato istantaneamente su tutta la rete.

“Per chi non ha niente, che sta ricominciando tutto da zero, questo è il primo punto da cui partire per non ritrovarsi nuovamente senza identità. È un set di dati più ricco di ciò che abbiamo allo stato attuale”, David Treat, direttore esecutivo dei servizi finanziari di Accenture.

La tecnologia può comunque rilevarsi molto utile anche per la restante società, dato che la preoccupazione di perdere i propri dati è forte in tutto il Mondo.

“Ognuno di noi deve superare delle sfide, quando si parla dell’identità — principalmente perché sono le autorità a possederla, non noi. Chiunque contasse le volte in cui effettua un login, si spaventerebbe dal numero. E questi dati sono posseduti da qualcuno chissà dove: questo è il punto da cui iniziare per poter rubare o distruggere dei dati. Se il controllo dei dati passasse in mano nostra, invece, saremmo noi a poter decidere a chi metterli in mano, quando e per cosa!”

Tradotto in Italiano. Articolo originale: BBC

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