Un detective artificiale analizza i dati della polizia per risolvere diversi casi

Un sistema chiamato VALCRI potrebbe svolgere il lavoro degli analisti del crimine in pochi secondi, suggerendo anche nuove linee di indagine e possibili moventi

Fatti da parte Sherlock: la polizia inglese sta testando un algoritmo che potrà scoprire cos’è successo sulla scena del crimine. L’idea è che il sistema, chiamato VALCRI, svolga nel giro di pochi secondi il lavoro d’ufficio degli analisti del crimine, lasciandoli liberi di concentrarsi sul caso. Ma non solo: VALCRI potrebbe anche proporre nuove linee di indagine e soluzioni alternative.

“Tutti pensano che il lavoro della polizia sia quello di unire i puntini, ma questo è proprio la parte più facile. La parte più difficile è invece capire quali siano i puntini da unire”, William Wong, responsabile del progetto presso l’Univeristà del Middlesex a Londra.

Il lavoro di VALCRI sta nel capire da chi, come, quando e perché è stato commesso un crimine. Analizza milioni di registrazioni della polizia, tra cui interviste, foto, video e altri registri, per identificare i punti più rilevanti. Il tutto viene proposto su due schermi touch, con cui gli analisti possono interagire.

Cercare dei punti in comune

Il sistema può ad esempio rilevare che diversi proiettili sono stati ritrovati in molte scene del crimine, tra cui quella su cui al momento si sta concentrando la polizia. “Un analista può indicare che questo sia di particolare rilevanza, o no, e VALCRI aggiusta i risultati”, dice Neesha Kodagoda, che ha partecipato al progetto dell’Università del Middlesex. Grazie all’apprendimento automatico il sistema migliora le proprie ricerche grazie alle interazioni con gli analisti, che possono dare più o meno importanza a diversi criteri d’analisi semplicemente con un click.

Quando un caso non risolto arriva sulla scrivania di un analista, la prima cosa da fare è cercare nei vari database dei reati che possano essere collegati, partendo dal luogo, dal tempo e dal modus operandi. Poi si passa al raccoglimento dei dati di tutte le persone coinvolte nel caso.

“Un analista esperto, ha bisogno di circa 73 ricerche individuali per raccogliere tutte le informazioni, prima di poter fare uno schema riassuntivo. VALCRI fa lo stesso lavoro in un click”; Neesha Kodagoda, Università del Middlesex.

Non è un’impresa da poco. Molte delle informazioni registrate dalla polizia si trovano in note a lato, negli appunti presi a mano, oppure nelle descrizioni, e gli algoritmi di VALCRI riescono a decifrare la scrittura — a livello base. Per esempio, le interviste possono rivelare che in tre diverse scene del crimine si aggirava una persona trasandata. Un intervistato potrebbe dire di aver visto una persona “sciatta”, un’altra invece che era “disordinata” e un’altra “disastrata”. Un poliziotto in carne ed ossa capirebbe subito che si tratta della stessa tipologia di persona. Dei futuri miglioramenti permetteranno anche a VALCRI di fare le stesse associazioni. Il sistema usa anche un software di riconoscimento facciale per identificare diverse persone nei video di sorveglianza oppure nelle foto della scena del crimine.

La polizia di West Midland nel Regno Unito sta testando VALCRI su una raccolta di dati anonimizzati degli ultimi 3 anni, ovvero circa 6,5 milioni di registri. La polizia di Anversa, in Belgio, sta provando una versione di questa intelligenza artificiale.

Il prossimo stadio prevede che VALCRI analizzi dati non-anonimizzati, in contemporanea allo svolgimento delle indagini. L’obiettivo iniziale era proprio questo, ma ottenere il via libera è un processo delicato. Le tecniche utilizzate dalla polizia possono essere messe in discussione da una corte, perciò pubblicare il VALCRI con troppo anticipo o in modo incorretto, causerebbe la morte del progetto. In aggiunta, le leggi sull’utilizzo dei dati della polizia cambiano di Paese in Paese.

Un’altra complicazione riguarda il fatto che molte persone non si sentono a proprio agio, se un computer propone diverse soluzioni per un crimine. “Di solito i dati raccolti in un determinato caso criminale non sono abbastanza buoni per risolvere il caso da sé, e nemmeno da VALCRI”, dice Ifan Shepherd, ricercatore dell’Università del Middlesex, che ha partecipato al progetto. “Un analista umano ha sempre l’ultima parola”, continua.

Avere del personale umano, però, non è comunque una soluzione. “L’apprendimento automatico può aiutare la polizia ma può introdurre anche nuovi tipi di errore”, dice Mark Riedl della Georgia Tech di Atlanta. È facile pensare che il sistema abbia identificato tutte le caratteristiche rilevanti di un caso, ma è anche lecito pensare che ne abbia saltata qualcuna.

VALCRI prova a compensare gli errori rendendo il processo trasparente. I risultati non sono mai nascosti e ogni decisione può essere analizzata nelle sue parti. Michael Young, dell’Università di Salt Lake City, pensa che VALCRI possa migliorare la qualità descrittiva dei casi che vengono portati davanti a un giudice. “Le varie soluzioni preserveranno l’autenticità degli svolgimenti”, afferma.

In altre parole, le circostanze che normalmente vengono tralasciate nella risoluzione di un caso, potranno essere nuovamente incluse assieme ad una spiegazione. Sempre secondo Young, sia le affermazioni della difesa e dell’accusa risulterebbero più trasparenti. Sherlock Holmes potrebbe così anche andare in pensione, ma siamo sicuri che ne sarebbe contento.

Tradotto in Italiano. Articolo Originale: NewScientist

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