Tu chiamalo se vuoi Scrollytelling (tre esperimenti al Visual Lab e tre cose che abbiamo imparato)

Marianna Bruschi
Visual Lab
Published in
6 min readAug 6, 2018

A volte si tratta di dare una forma diversa – più moderna, più funzionale – al contenuto. E con la forma si valorizza il prodotto. A volte invece è già nella fase dell’ideazione del contenuto e della sua creazione che parte la sperimentazione. Al Visual Lab abbiamo realizzato tre lunghi approfondimenti (con la tecnica dello scrollytelling) e qui condivido come ci abbiamo lavorato e cosa abbiamo imparato.

Questi sono i tre lavori pubblicati tra maggio e luglio. Tre sono un buon numero per fare il punto: sono abbastanza per aver aggiustato qualcosa da uno all’altro, ma anche per aver provato a ripetere uno schema.

DA GRANDE VOGLIO FARE L’INFLUENCER

Dopo la pubblicazione dei primi quattro video di “Follow me” dedicati agli influencer è emersa la necessità di approfondire l’argomento. Abbiamo scelto un longform con una grafica pop (molto pop) con interviste, dati, animazioni. Una guida con un breve riassunto iniziale per chi non ha tempo di leggere tutto.

ANTIDOTO ALLO STUPIDARIO SULLE ADOZIONI

Anche in questo lavoro siamo partiti da tre testimonianze video, tre storie di famiglie che hanno raccontato il loro percorso di adozione. Dalle loro osservazioni, dai temi sollevati, siamo partiti per dare le risposte alle tante domande stupide che questi genitori si sono sentiti rivolgere. Il nostro “Antidoto” ha interviste, dati, testimonianze e audio.

DISTURBI ALIMENTARI: LE CURE CHE MANCANO

Il punto di partenza è stato la mappa realizzata dal ministero della Salute sulle strutture che curano i disturbi alimentari. Dai dati è emersa la carenza nei servizi di alcune regioni: i malati sono costretti a spostarsi anche di centinaia di chilometri per potersi curare. Il lavoro affronta con dati, interviste, audio, video e illustrazioni questo argomento.

Questi lavori hanno 6 elementi chiave

  • Sono “spiegoni” su argomenti non legati all’estrema attualità, ma sono temi che fanno parte della quotidianità di tante persone
  • I testi sono molto lunghi, composti da interviste, analisi di dati, glossario, schede. Il tutto però reso in un unico pezzo. I capitoli servono a facilitare la lettura che però non viene interrotta
  • Testimonianze video: le storie e i volti per raccontarle sono il lato più umano di questi lavori
  • Quote audio: a volte sono un’esigenza. Non sempre le persone possono o vogliono mostrarsi in volto. Per noi sono diventati essenziali: la voce dà corpo alle parole scritte
  • Illustrazioni: la ricerca iconografica deve aggiungere significato, le immagini non sono mai una decorazione. Le illustrazioni – e su questo stiamo imparando – aiutano a ripercorrere le storie e le informazioni contenute nel testo con elementi che diventano simbolici, spesso di sintesi.
  • Dati e loro visualizzazione: i dati in questi tre lavori sono fondamentali, servono a descrivere il mondo che viene raccontato. La loro visualizzazione è altrettanto importante: deve aiutare, semplificare e non complicare

Lo scrollytelling

Negli ultimi due lavori (Adozioni e disturbi alimentari) lo schema tiene conto di un’alternanza di testi e di immagini/illustrazioni/infografiche su due colonne (nella versione desktop) che sono poi linearizzate — ma sempre con ingressi legati allo scroll — su mobile.

Il lettore gestisce questi contenuti con i suoi tempi, ogni scroll è un pezzetto di informazione in più

Perché questa modalita funzioni i contenuti sono prima riorganizzati con uno storyboard su un foglio di calcolo. Questo ci aiuta a gestire le entrate delle varie componenti e diventa anzi fondamentale. Senza lo storyboard sarebbe davvero complicato.

Il foglio di calcolo con una parte dello storyboard per il lavoro sui disturbi alimentari

Questi lavori sono realizzati “a mano”, fuori dal sistema editoriale. Al Visual Lab lavoriamo quasi sempre così per essere più liberi di sperimentare e immaginare prototipi da testate ed eventualmente sviluppare.

Ogni componente è “made in Lab”: le illustrazioni, i grafici e le mappe per visualizzare i dati, la grafica (ci hanno lavorato Paola Cipriani e Eva Csuthi). Così anche il codice. E anche i testi e i video con il lavoro di inchiesta (tutte le persone che ci hanno lavorato sono nominate in fondo ad ogni progetto).

Su cosa abbiamo sperimentato

Il contenuto

  • La scelta dei temi: toccano la quotidianità ma sono fuori dal flusso della cronaca
  • La necessità di approfondire il più possibile
  • I dati e le storie devono viaggiare insieme, i numeri da soli non bastano

Influencer, adozioni e disturbi alimentari. Tre temi affrontati cercando di rispondere a tutte le possibili domande.

Il lavoro sugli influencer e quello sulle adozioni sono nati dalle testimonianze video. Dopo la serie “Follow me” (qui la playlist su Youtube) pensata per raccontare il mondo degli influencer è emersa l’esigenza di spiegare meglio. Quanto guadagnano gli influencer? Come vivono? Come è cambiato il mercato? Quanti followers servono per potersi guadagnare da vivere? Tutte domande che nei video non erano mai abbastanza esplorate. E così abbiamo iniziato a lavorare sulle interviste, sulla raccolta dei dati e sul “contenitore” che parte da una premessa: “Ti servono 15 minuti per leggere questo articolo. Se ora non hai tempo ecco quattro pillole”, rimandi che portano a quattro punti selezionati nel (lungo) testo. I capitoli ci sono, ma il testo è un pezzo scorrevole che si può leggere tutto d’un fiato. I testi degli altri due lavori (Adozioni e disturbi alimentari) seguono la stessa indicazione.

La forma

Perché anche l’occhio vuole la sua parte

  • Le illustrazioni: sono un secondo livello di lettura, aggiungono elementi, diventano simboliche
  • Lo scroll: uno dopo l’altro i contenuti compongono la pagina, grafici e immagini si affiancano al testo e aggiungono elementi utili a comprendere. Il format è quello dello scrollytelling: i contenuti compaiono ad ogni scroll, con un’alternanza di testi e non, con uno script. Questa la libreria che usiamo: https://wsj.github.io/two-step/
  • Le visualizzazioni dei dati: non sempre serve l’interazione. Seguendo questo principio abbiamo scelto di usare grafici “statici”, ma per esempio di rendere cliccabile la mappa dei centri per i disturbi alimentari. Bisogna valutare di caso in caso.
  • Gli audio: sono gestiti con SoundCite Js, i quote diventano ascoltabili. Le voci in questi lavori fanno la differenza così come le testimonianze video.
  • I colori: con la possibilità di lavorare fuori dal sistema editoriale si può anche sperimentare sui colori. Accesi con fondo nero per gli influencer, pastello per le adozioni.

Tre cose imparate con questi lavori

  1. La fase di progettazione è fondamentale: per ottenere un lavoro così profondo bisogna partire subito impostando bene il contenuto (testo, interviste, audio, video, dati etc) e con uno storyboard pronto prima di mettere le mani sul codice
  2. Il potere delle illustrazioni. Credo che questi lavori non avrebbero avuto lo stesso impatto senza le illustrazioni. Sono un racconto parallelo. Diventano simboli per gli influencer, sono i disegni dei bambini nel lavoro sulle adozioni, sono scene di quotidianità nell’approfondimento sui disturbi alimentari.
  3. I dati e le storie devono viaggiare insieme. Per gli influencer la parte narrativa e di esperienze è venuta prima, ma per le adozioni e i disturbi alimentari i dati sono stati una guida. I numeri ci hanno detto che molti centri che si occupano di disturbi alimentari non sono adeguati, che molte regioni non riescono a garantire il ricovero e da qui siamo partiti cercando di dare voce a chi ha vissuto sulla sua pelle questo disagio. I numeri ci hanno raccontato un calo delle adozioni, ma anche in questo caso non era sufficiente un grafico o una tabella. C’è bisogno di storie e persone.

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Marianna Bruschi
Visual Lab

Genovese di nascita, nomad worker. Giornalista dei quotidiani locali di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A. Vivo a Roma. Member @ona