“Vite Ricostruite”, il webdoc del Visual Lab a un anno dal terremoto del Centro Italia

Claudia Accogli
Visual Lab
Published in
6 min readJan 3, 2018

Un longform composto da testi, videointerviste e fotografie a 360 gradi

I protagonisti delle nostre storie

Vite Ricostruite è stato pensato in occasione del primo anniversario del 24 agosto 2016, data in cui il Centro Italia è stato duramente messo in ginocchio da un terremoto di magnitudo 6.0, esattamente alle 3.36 del mattino. Una scossa che ha raso al suolo molti paesi, uccidendo 300 persone nel cuore della notte. Ma non è di numeri che volevamo parlare per mantenere viva l’attenzione a distanza di un anno, né di vittime o di ricostruzione. Ci siamo chiesti: “Come si fa a sopravvivere a un tale disastro?”. Alla base della nostra idea in Vite Ricostruite c’è un concetto ben preciso: la resilienza. Una ricostruzione che non è solo materiale, ma è forza e voglia di vivere.

Lucia, Francesco e Giancarlo sono i nostri protagonisti. Da un giorno all’altro si sono ritrovati senza niente e hanno deciso di rimanere e costruire il loro futuro nei luoghi distrutti. Li abbiamo incontrati proprio lì, nella loro terra.

Prima tappa: comune di Posta (Rieti), bottega di Lucia De Carolis

Lei per noi è “l’artigiana della memoria”. Già conosceva il terremoto attraverso i racconti di suo padre che ha vissuto quello del 1979 della zona di Norcia. E ora si è ritrovata a viverlo in prima persona. Una scossa che ha reso inagibile la casa appena ristrutturata nella quale sarebbe andata a vivere con suo marito, dopo le nozze fissate per l’11 settembre 2016, a sole due settimane dal sisma. Nonostante tutto Lucia, 28 anni, ha sposato Andrea, 24, e, in attesa di rientrare nel loro nido coniugale, vivono dai parenti di lui: sono undici persone sotto un tetto, più un cane. “Posso anche stare senza una casa, ma senza lavoro no”, spiega Lucia, che ha vitalità ed energia da vendere. Nella vita non si è mai fermata: ha studiato da orafa, ha lavorato nell’azienda agricola di famiglia, coltivando la sua passione per l’artigianato durante la notte. E a marzo 2017, in un momento in cui tutti andavano via, ha aperto la sua bottega dove lavora i metalli, il legno e le pietre. “I soldi per i veri macchinari non ci sono” e si arrangia riciclando oggetti di qualsiasi genere, trasformandoli in arte. Non può andarsene dice, perché “se oggi sono quella che sono lo devo ai luoghi dove sono cresciuta”. Il suo contributo per quei posti distrutti e per non dimenticare le vittime che li vivevano si chiama Rinascita. È una scultura che raffigura un albero con 299 foglie di metallo, una per ogni vittima di Amatrice. La sua opera d’arte è stata esposta a Venezia durante l’inverno del 2016. La prossima volta che andrà a vederla salderà la 300esima foglia, una suora trovata sotto le macerie solo in primavera. Lucia è molto religiosa, devota soprattutto a Santa Rita da Cascia, la “santa dei miracoli impossibili”, della quale ha un’immagine appesa sulla parete della sua bottega. Dopo il suo racconto, abbiamo scattato una foto a 360 gradi di lei nella sua bottega per avere un ricordo a tutto tondo.

Lucia De Carolis

Seconda tappa: supermercato di Giancarlo Colangeli

Siamo entrati nel paese, lasciandoci alle spalle il cartello “Amatrice, borgo più bello d’Italia”. A distanza di un anno la “zona rossa” è ancora un cumulo di macerie che scricchiolano. Abbiamo incontrato il signor Giancarlo, direttore del supermercato Simply, andato completamente distrutto. Quello che è rimasto sono le immagini delle telecamere interne di sorveglianza che mostrano il caos tra gli scaffali durante la scossa: bottiglie che esplodono, scatole scaraventate per terra, le ante dei frigoriferi che si spalancano. È avvenuto tutto in pochi secondi. Giancarlo ci mostra quell’attimo dal suo cellulare. “Da un anno ad Amatrice non puoi comprare acqua, pane o pasta, cioè le cose essenziali della vita quotidiana”. Al momento della scossa lui era ad Antrodoco, un paese vicino dove vive con la famiglia. Quello che era rimasto di buono lo aveva poi donato agli sfollati. “Dovevo aiutare come potevo chi aveva perso tutto”, ci racconta commosso. E questa voglia di ricominciare, di restituire alla gente di Amatrice i beni di prima necessità è stata la spinta che lo ha portato, non senza difficoltà, a riaprire un nuovo supermercato già solo dopo un anno. Più piccolo, sì, “ma è pur sempre un nuovo inizio per il paese”. Giancarlo, di poche parole, ci ha raccontato la sua esperienza in un momento concitato, in cui era oberato di lavoro per l’inaugurazione imminente. Ci ha accolto tra gli scaffali ancora mezzi vuoti e incellofanati del suo nuovo negozio, tra il via vai degli operai e dei commessi che stavano riportando la normalità tra gli scaffali, che anche qui abbiamo fotografato a tutto tondo.

Giancarlo Colangeli

Terza tappa: Accumoli, casetta di Francesco Classetti

“A me alla fine è andata bene, sono vivo”, dice Francesco, anche se ha perso la casa e gli abitanti del suo paese, raso al suolo. Non è rimasto nessuno, chi è sopravvissuto al terremoto è stato trasferito sulla costa in albergo. Per noi lui è “il guardiano dei monti”. Non ha mai abbandonato la zona, è rimasto insieme ai due fratelli perché lì, a pochi passi dal paese, sulle montagne, c’erano i suoi cavalli. È un allevatore e ama i suoi animali. Dopo il sisma ha vissuto prima in tenda con i volontari, poi in una roulotte. E così è passato l’inverno. Francesco è stato il primo a ricevere le chiavi delle casette gialle consegnate dalla Regione perché suo fratello è malato. La sua è tra le case più grandi: 80 metri quadrati. “Questa non è una casa — esclama mentre ci fa vedere le stanze — ma vuoi mettere il paesaggio?”. La zona dove sorgono le casette è a due passi da quello che è rimasto del cimitero comunale. Ma Francesco non ci bada: “Non ho mai visto un morto che veniva a darmi fastidio. E poi lì prima o poi dobbiamo finirci tutti”. Al di là del cimitero ci sono le montagne ed è quelle che lui indica. Poi ci invita a salire sulla sua jeep e ci porta in cima ai monti. “Questa è Demetria, il maschio Utile, quella è Asia, poi c’è Quarna”, così ci presenta i suoi cavalli. “Se stai qui devi ripartire. O riparti o te ne vai, non c’è una terza opzione”. E anche per lui scatta la foto a 360 gradi sul pergolato della nuova casetta.

Francesco Classetti

Vite Ricostruite anche sui social

Non abbiamo incontrato solo Lucia, Francesco e Giancarlo nel viaggio nel Centro Italia durato due giorni, ma anche Natalìa, Maristella, Davide, Maria. Sono ragazzi di Arquata del Tronto, appena maggiorenni, che dopo il terremoto hanno aperto il profilo Facebook “Chiedi alla polvere”, per mantenere viva l’attenzione sui luoghi della loro infanzia andati distrutti. Con loro abbiamo realizzato un video che fa parte del format del Visual Lab Interviste quadrate, pensato per la community di Facebook: quattro ragazzi si alternano nel racconto e costruiscono così un discorso collettivo che spiega, in questo caso, cosa vuol dire crescere in un posto che non c’è più.

I ragazzi di Arquata del Tronto

Con questo video abbiamo rilanciato sui social il nostro progetto multimediale “Vite Ricostruite”.

Il premio

Con il progetto multimediale “Vite Ricostruite”, La Repubblica ha vinto il primo premio ai Teletopi 2017, l’oscar italiano del video storytelling in rete.

Durante la premiazione, avvenuta il 13 dicembre 2017 nel Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna, è stato proiettato il trailer del webdoc del Visual Lab che riassume le storie dei tre abitanti di paesi colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016 che non hanno abbandonato la loro terra.

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