FABRIZIO DE ANDRÈ, DEMOCRAZIA E IDENTITÀ

Vita Nova
Waves - Onde
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2 min readSep 7, 2019

La poetica dell’ ”uomo antico” e l’estetica dell’ ”uomo nuovo”

“Noi tutti desideriamo conservare più strettamente le nostre radici culturali.

Voglio dire, fino a pochi anni fa noi votavamo un De Gasperi o un Togliatti, perché decidesse su quali libri di scuola dovessero imparare i nostri ragazzi.

Adesso noi, dando il voto, forse non ci rendiamo conto, o forse ce ne rendiamo conto, ma non ancora precisamente o indirettamente, che invece, dando il nostro voto, noi facciamo in modo che un personaggio completamente estraneo alla nostra cultura ,decida se farci entrare o non farci entrare in guerra.

A questo punto, credo che sia normale che ognuno di noi, prima ancora di sentirsi cittadino del mondo in questo senso, si senta invece napoletano, genovese, cosa ti posso dire… luganese, marchigiano.

Quindi che, in qualche modo, cerchi di conservare la propria identità di nascita, le proprie radici di nascita, per non sentirsi un burattino in mezzo a un palcoscenico mostruoso”.

(Fabrizio De André)

De André viene utilizzato dalle attuali “sinistre”, come icona, simbolo.

Come logo da stampare sulle magliette. Viene citato con spezzoni dai suoi testi, decontestualizzati dalla totalità della sua poetica, per rafforzare questo o quel concetto, rigorosamente a favore di globalimo.

Con scelta di termini e immagini generiche, edonistiche, nella direzione di noi siamo i buoni, costruiamo ponti non muri, ama chi vuoi.

La famosa banalità del male.

De André invece, anche se ha vissuto a pieno il movimento del ’68, anche se ha esperienziato la vita in tempi e in modi moderni, è un uomo antico.

Da dove credete provenga la poesia?

La vuota estetica dell’uomo nuovo nulla può, di fronte alla profondità poetica dell’uomo antico.

Mettetevi l’anima in pace.

FONTE

https://youtu.be/LfMQAfDDQ6A

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Pensosa dell'andar. Arte, libri e osservazioni sparse.