L’eggregora del potere

Vita Nova
Waves - Onde
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3 min readDec 9, 2018

Trascinati e trascinatori

Quella forza che tutti amano e che tutti inseguono.

A fine ’800, nell’Europa centrale, con i progressi delle discipline filologiche, c’era stato un lavoro di traduzione di testi dalle tradizioni orientali. Cultura tibetana, misticismo iraniano, opere e arte da Cina e Giappone.

Nel ‘900, la psicologia ammette la conoscenza della religione.

Dalle religioni, dalle mitologie, dal discorso sul rito, la psicologia attinge, per svilupparlo e verificarlo, il concetto di inconscio collettivo

Carl Gustav Jung ufficializza il rapporto. Nel lavoro di Jung, i saperi spirituali, le tradizioni religiose, le banche dati informazionali, potremmo chiamarle così, sulla psiche umana, contenuti nelle tradizioni e nel discorso mitologico, trovano una chiave di lettura e un’affermazione di esistenza all’interno delle teorie psicoanalitiche.

Dalle religioni, dalle mitologie, dal discorso sul rito, Jung attinge, per svilupparlo e verificarlo, il concetto di inconscio collettivo.

Riconosciuto come operante e trascinatore, l’inconscio collettivo è una forza/comportamento/insieme di comportamenti/stato di coscienza/risposta a stimolo studiato dai rami dell’antropologia e della sociologia che osservano il comportamento degli individui nella massa.

Una forza in grado di condizionare il comportamento degli individui, portandoli a perdere la loro piena coscienza individuale

L’idea per cui la somma dei comportamenti e delle risposte dei singoli individui, generi una situazione e/o forza in grado di condizionare il comportamento degli individui stessi. Portandoli a perdere la loro piena coscienza individuale, o portando l’individuo ad uniformare la propria coscienza a questa forza collettiva.

All’inconscio collettivo crede il neuro-marketing, e credono le società che si occupano di collecting data e data analysis, a fini commerciali o politici.

Browning versus Goldhagen: inconscio collettivo o volontà personale?

Il potere e la forza di trascinamento.

Negli anni ‘90, fecero scalpore le idee di D. J. Goldhagen e C.R.Browning. Studiando il fenomeno dell’adesione di massa al Nazismo, e partendo da una metodologia simile, i due storici arrivarono a elaborare teorie diametralmente opposte.

In Uomini Comuni, Browning spiegò l’operato del battaglione 101 in Polonia, facendo ricorso al concetto di inconscio collettivo. Gli individui, messi nelle stesse situazioni, a contatto con le stesse dinamiche, stimolati con gli stessi input, reagiscono allo stesso modo, se in presenza di alcuni fattori: il gruppo, l’autorità, l’affermazione identitaria.

Chiunque, al posto di quegli uomini, avrebbe fatto lo stesso. Erano, appunto, “uomini comuni”.

A Browning rispose Goldhagen, che studiò il fenomeno dei lager a partire dalle fonti private: diari, lettere, testimonianze del personale, militare e non, di servizio nelle strutture di detenzione. In I volenterosi carnefici di Hitler, Goldhagen andò a ritroso, cercando tracce dell’ideologia antisemita, e trovandole all’interno della cultura tedesca di fine ‘800.

Per lo storico, l’inconscio collettivo non era stato più forte della volontà personale.

Al contrario, la somma delle volontà individuali aveva creato le premesse perché una specifica volontà collettiva, si esprimesse.

Inconscio collettivo o coscienza collettiva?

E allora, trascinatori o trascinati?

La differenza sfuma.

Il trascinato diventa trascinatore, una volta che aderisce. E il trascinatore è a sua volta un trascinato. Il punto preciso in cui l’individuo si abbandona alla forza di gruppo, è difficilmente definibile.

Avviene continuamente: nel rituale religioso come nel comizio elettorale, sul luogo di lavoro come nei nuclei familiari.

Lo fa coscientemente? Lo fa perdendo la coscienza della sua adesione? Un inconscio collettivo o una coscienza collettiva, cosciente e sovraindividuale?

L’adesione alla forza di gruppo, affonda le sue radici nel piacere organico dell’appartenenza. Nell’estasi dell’affermazione di esistenza. Si connette con il principio di potere.

Per questo il potere è democratico, ma anche dittatoriale, socialista ma anche comunista. Ne conseguono linguaggi, modi, strutture, strumenti e caratteri individuali, volti alla manipolazione degli individui, al loro inglobamento nell’inconscio collettivo.

Così, a un certo punto, il potere smette di essere potere di qualcuno o qualcuno di potente e diventa eggregora autonoma, coscienza collettiva che tutti inseguono e servono.

Vi si inchinano, trascinati come da un’ancestrale, vitale forza, anche gli individui più in alto, cioè gli uomini di potere.

PER APPROFONDIRE

Descrivere, interpretare, testimoniare la violenza, Fabio Dei, .PDF. Introduzione a Antropologia della violenza, Fabio Dei (a cura, saggi di Talal Asad, John R. Bowen,Veena Das, Robert M. Hayden, Michael Taussing, Nancy Scheper-Hughes)

Uomini Comuni. Polizia tedesca e «soluzione finale» in Polonia, Christopher R.Browning, 2004 ed. Einaudi

I volenterosi carnefici di Hitler, Daniel Jonah Goldhagen, 2017 ed. Mondadori

Obbedienza all’autorità, Stanley Milgram, 2003 ed. Einaudi

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Pensosa dell'andar. Arte, libri e osservazioni sparse.