Colmare il gender gap nel mondo tech e digital: a colloquio con SheTech

Francesca Postiglione
weBeetle
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6 min readMay 7, 2024

“Non sarò libera finchè ogni donna non sarà libera, anche se le sue catene sono molto diverse dalle mie” — Audre Lorde

Il momento in cui ho incontrato SheTech lo ricordo nitidamente. È stato quando il mio sguardo è caduto sulla shopper che Irene Di Sevo aveva portato con sé ad un corso di formazione a Milano che ci vedeva coinvolte.

Quella shopper riportava stampato un messaggio legato agli stereotipi di genere e alla percezione di stranezza di fronte alla declinazione al femminile di nomi di professione; architetta e ostetrico, per fare un esempio.

Le ho chiesto il permesso di fotografare quella shopper dopo la formazione perchè volevo sapere di più sulla storia che c’era dietro quel messaggio. La foto in realtà non l’ho scattata, ma mi sono trattenuta a parlare con lei.

E Irene mi ha raccontato di questa organizzazione no profit per cui lavora, che promuove l’equità di genere nel settore digital e tech. Fondata con l’obiettivo di ridurre il divario di genere in questi contesti, SheTech lavora quotidianamente per raccontare sfide e discriminazioni che le donne possono incontrare e per promuovere un cambiamento culturale che favorisca l’inclusione e la diversità.

Quelle parole condivise hanno risuonato forte nella mia testa e nella mia pancia, tanto che dopo poche ore ero già sulla piattaforma a presentarmi alla community. Con l’energia della bambina che sono stata e che coabita ancora con gli stereotipi di genere -quelli che che hanno tracciato la rotta delle mie scelte educative e professionali- ho deciso di creare uno spazio di narrazione dedicata a questa realtà in questo blog.

Questo spazio ha la forma di un’intervista, una chiacchierata con chi nutre questo progetto: Chiara Brughera, Silvia Fanzecco, Laura Nacci, Irene Di Sevo, Francesca Marchese.

Chi sono le donne che gravitano attorno a SheTech, quali sono i conflitti che vivono, quali le loro lotte?

Apriamo le nostre porte a una vasta gamma di donne: alcune sono già attive nei settori tech e digital, altre sono affascinate da questi campi, mentre altre ancora aspirano a entrarvi.

Ciò che accomuna tutte queste donne è la determinazione a creare connessioni significative, a sviluppare nuove competenze e a contribuire al nostro obiettivo fondamentale: la parità di genere nei settori tech e digitali.

Le sfide e le battaglie che affrontano quotidianamente sono molteplici, spesso invisibili persino da chi le vive in prima persona. Abbiamo avuto il privilegio di raccogliere alcune testimonianze dirette dalla nostra community sulle esperienze vissute sul lavoro, che spaziano dall’essere oggetto di stereotipi come “Ah, ma lei è qui solo per portare il caffè?” fino al classico mansplaining. Ogni racconto ci fa pensare, ma non ci scoraggia; anzi, ci spinge a lavorare sempre più verso una soluzione.

Ah, ovviamente le “porte” sono aperte a chiunque! Anche a uomini ;)

Quali stereotipi di genere ritenete siano più diffusi nel settore tecnologico e digitale e in che modo influenzano oggi le donne che desiderano intraprendere una carriera in questi campi?

Indubbiamente, il problema affonda le radici fin dall’infanzia, dove bambini e bambine vengono influenzati da fattori esterni. Ad esempio, i giocattoli per le bambine spesso si concentrano sulla cura personale e sul benessere, mentre quelli per i maschi sono più orientati verso la meccanica, la logica e l’ingegneria. È qui che cominciano a interiorizzare stereotipi che diventano preconcetti inconsci, influenzando scelte future, sia per le femmine che per i maschi.

Un’idea molto diffusa è che le donne non siano naturalmente portate per le materie scientifiche, poiché si ritiene che abbiano una mente meno logica o semplicemente non siano inclini a questo settore. Anche se sembra un concetto superato, possiamo garantire che ancora oggi esistono individui che credono fermamente in questa convinzione. Basterebbe fare un passo al di fuori della nostra cerchia di conoscenze abituali per scoprire un mondo ancora pervaso da stereotipi da eradicare sul tema.

Inoltre insieme a IDEM — Mind The Gap abbiamo chiesto direttamente alla community cosa ne pensa sugli stereotipi e raccolto tutto in un report! (leggi qui)

Quali azioni pratiche SheTech mette in campo per incoraggiare più donne a perseguire carriere nel tech e sfidare gli stereotipi di genere associati a questo settore?

“Formazione, networking e sensibilizzazione” sono tre parole che ci impegniamo a tradurre in azioni concrete. Utilizziamo la formazione per far scoprire le infinite opportunità offerte da questi settori, ispiriamo attraverso esempi di successo e connettiamo una community di persone che si sostengono reciprocamente tramite il networking. Inoltre, diffondiamo consapevolezza su questo argomento per stimolare la riflessione.

C’è un passaggio di Femminili Plurali di Vera Gheno che trovo molto interessante:

“Succede che ciò che non viene nominato tende ad essere meno visibile agli occhi delle persone. In questo senso, chiamare le donne che fanno un certo lavoro con un sostantivo femminile non è un semplice capriccio, ma il riconoscimento della loro esistenza […] le questioni linguistiche non sono mai velleitarie, perché attraverso la lingua esprimiamo il nostro pensiero, la nostra essenza stessa di esseri umani, ciò che siamo e ciò che vogliamo essere”.

In sostanza quello che diciamo disegna scenari, attribuisce significati, definisce identità a noi stessə e a chi ci circonda. Riconoscere l’esistenza attraverso l’uso di un linguaggio inclusivo e non discriminatorio quali contesti lavorativi crea?

Chiamare le donne con il sostantivo femminile grammaticalmente corretto per indicare le loro professioni o ruoli, riconosce la loro esistenza e la loro importanza in quei contesti, contribuendo così a rendere visibili le loro esperienze, competenze e successi.

Questo non solo promuove l’uguaglianza di opportunità e la meritocrazia, ma anche un clima di collaborazione e inclusione, oggi essenziale per la crescita e il successo delle organizzazioni.

L’adozione di un linguaggio inclusivo può influenzare positivamente le dinamiche all’interno delle aziende, incoraggiando la partecipazione attiva e l’empowerment di chiunque, indipendentemente dal genere. Un linguaggio che riconosce e rispetta la diversità di genere crea un ambiente più propositivo facendo sentire tutte le persone parte allo stesso modo.

Il lavoro che svolgete si lega a doppio filo al concetto di attivismo, il vostro è un impegno attivo e consapevole per portare cambiamenti positivi nella società attraverso azioni mirate e sforzi collaborativi. Quali sono le azioni che state attualmente portando avanti che promuovono un cambiamento dello status quo?

Abbiamo a cuore rendere un impatto tangibile attraverso una serie di opportunità. Offriamo bootcamp di coding per principianti e borse di studio nel campo tech per garantire l’accesso alla formazione. I nostri corsi pratici sulle soft e digital skills, come leadership e negoziazione, sono progettati per favorire la crescita sia professionale che personale. Inoltre, promuoviamo il role modeling per sfatare gli stereotipi di genere e valorizzare le donne nel settore. Recentemente, abbiamo instaurato partnership con aziende per portare iniziative nelle scuole, sensibilizzando le giovani generazioni al cambiamento fin dalla fase di crescita. Il nostro approccio all’attivismo si traduce in opportunità concrete che influenzano positivamente il percorso delle donne, sia nel mondo professionale che personale.

Io sono perchè noi siamo”, quanto conta il concetto di sorellanza nel mantenere saldo il progetto di SheTech? E come SheTech incoraggia e supporta la connessione e la collaborazione tra le donne in questi settori?

La community e il network sono davvero essenziali per noi. Miriamo a creare una rete solida e inclusiva, dove chiunque abbia la possibilità di trovare sostegno e offrire il proprio contributo in base alle proprie esigenze e competenze. Un esempio tangibile di questo impegno è il nostro programma di mentorship all’interno della community, che offre un prezioso spazio di scambio reciproco: coloro che hanno esperienza e conoscenze da condividere possono offrire il loro supporto a chi ne ha bisogno, creando così una cultura di apprendimento collaborativo e di crescita personale e professionale. Inoltre proponiamo veri e propri eventi di networking in cui la community si può incontrare dal vivo ma anche un punto di ritrovo “virtuale” ovvero la nostra piattaforma, dove le persone da tutta Italia della community si possono riunire, connettersi e conoscersi!

Una bella intervista che Mario Calabresi ha fatto a Paola Cortellesi si chiudeva con una constatazione molto interessante: “per dare gambe ai sogni bisogna chiamarli progetti”. Seguendo questa logica, qual è il vostro progetto?

Il nostro obiettivo è abbattere le barriere che limitano l’accesso delle donne ad alcuni settori lavorativi e a posizioni di leadership. È fondamentale agire ora, perché se non interveniamo, potremmo ritrovarci nella stessa situazione o persino peggiore in futuro. È importante sottolineare come i settori in cui le donne sono meno rappresentate sono proprio quelli che avranno un ruolo cruciale nel mondo del lavoro di domani. Quindi, è essenziale collaborare per garantire opportunità paritarie, consentendo a chiunque di contribuire appieno al progresso e alla leadership di domani creando un futuro più inclusivo.

Per noi è a tutti gli effetti un progetto, e non un sogno!

Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare, un ottimismo propositivo e collaborativo è fondamentale. Dopotutto, se non credi nell’obiettivo, allora non vale nemmeno la pena di impegnarsi per realizzarlo!

Per saperne di più:

Questa intervista è stata pensata, elaborata e sviluppata ascoltando Song for Bear di Jane McArthur

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Francesca Postiglione
weBeetle

Facilitator & Corporate Trainer @weBeetle, psycholinguist, unaware nerd, picture book lover, mamma di Anita e Alma.