Ponte di Calatrava. Credits: Gianluca Gianferrari

La digital valley si costruisce con azioni concrete. E stavolta ci siamo: a Reggio Emilia.

Nereo Sciutto
Webranking
Published in
5 min readMar 8, 2019

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Qualcosa di bellissimo sta succedendo al centro della pianura padana, a Reggio Emilia. A cavallo di quella zona “mediopadana” che comprende Parma da una parte e Modena dall’altra. Ma anche Mantova poco sopra e Bologna di rimando.

Sono decenni che leggo di annunci sulla presunta (e mai confermata) nascita di embrioni di Silicon Valley in salsa italiana. Tutti a sproposito.

Ma questa storia è differente.
La Silicon Valley, quella vera, è nata ed è stata possibile perché c’era e c’è l’università di Stanford. Le radici di tutto questo risalgono fino alla seconda guerra mondiale e al mix virtuoso che si è creato fra imprese (e i loro clienti, all’epoca il governo degli Stati Uniti) e il mondo del sapere, della formazione, dell’università. Non quella a cui siamo abituati noi. Stiamo parlando di un’università a stelle e strisce che è stata in grado di seguire in modo iper elastico le richieste di un mercato del lavoro esplosivo. Focalizzando la ricerca e adattando i programmi. Crescendo con il mondo che le stava intorno.

Per me, da sempre, non può esistere una valley di questo tipo senza il supporto forte di qualcuno in grado di creare almeno un early stage di competenze necessarie alle aziende per potersi sviluppare velocemente, seguendo i temi richiesti dal mercato. Ma anche per competere con una concorrenza che oggi è globale.

Dopo tanti anni di annunci, di titoloni giornalistici della stampa locale di questa o quella provincia, siamo di fronte a un connubio virtuoso che potrebbe davvero cambiare la faccia di un territorio allargato. Tutto questo accade a Reggio Emilia ma il territorio di cui sto parlando sarà decisamente più ampio, probabilmente tutta “la valle” che va da Milano a Bologna, lungo la via Emilia o la sua versione moderna che è l’alta velocità Milano — Reggio Emilia — Bologna.

Grazie a uno sforzo e a una visione che ha visto insieme tutti gli attori più importanti del territorio, a settembre partirà a Reggio Emilia un innovativo corso di laurea triennale in Digital Marketing. Il primo “di questo tipo” in Italia.

Gli attori di cui sopra sono ovviamente l’Università di Modena e Reggio Emilia (incidentalmente quella in cui mi sono laureato anche io in ingegneria nel secolo scorso), Unindustria RE e il suo Club Digitale di cui siamo parte attiva, la Camera di Commercio e tanti altri. Ma la vera novità è che il corso è stato co-progettato insieme alle imprese e seguirà un modello di un “fare insieme” che lega il mondo accademico con il mondo reale del business. Anche Webranking, insieme ad importanti attori del territorio come Credem, Max Mara e Smeg, è una delle forze che parteciperanno attivamente nella co-realizzazione di questo progetto.

Ed è solo il primo di una serie di corsi e iniziative che mirano a trasformare l’offerta universitaria a cavallo fra Modena e Reggio Emilia.

Tutto questo per me ha un senso profondo: con queste azioni, possiamo essere in grado di cambiare il tessuto di un territorio …già molto forte di suo, va detto. Siamo nel cuore di un territorio con una forte vocazione all’export e ai mercati globali, con filiere industriali di eccellenza internazionale come quella meccatronica e, non ultimo, con un tasso di disoccupazione “tedesco”.
Un tessuto che ha visto nella meccanica e poi nella elettronica la propria generazione di ricchezza e che oggi guarda fiduciosa al digitale come paradigma evolutivo.
Questo cambiamento non accadrà nell'immediato, ma negli anni a venire si vedranno gli effetti.

Finora le professioni legate al marketing digitale erano state create in azienda (con grossi sforzi da parte di realtà illuminate) o dalle business school che tanto fanno ma che per forza di cose non hanno la “capienza” necessaria. Una università pubblica, dalle spalle larghe e ben distribuita sul territorio, è una risposta decisamente più forte a una situazione distonica che il nostro mercato del lavoro ha generato: la mancanza di specialisti a fronte di una grandissima quantità di posti di lavoro disponibili.

Serviranno forse 7–10 anni per vederne gli effetti. Ma i laureati di questa università saranno quelli che contribuiranno ad aprire nuove aziende, a entrare dentro quelle attuali aiutandone (finalmente) la transizione digitale, supporteranno eccellenze industriali fornendo strumenti e idee nuove in grado di farle competere ancora meglio in tutto il mondo. Incidentalmente, forniranno nuove energie anche alle tante agenzie di consulenza che potranno crescere con meno difficoltà. Ma soprattutto, lo faranno da un territorio nuovo (intendo “non sempre a Milano”), vivo e dalla rinomata qualità della vita. Unisci questa (vedi anche alla voce: food valley) al fatto di vivere in un ambiente “piacevolmente diffuso” (l’Emilia nei fatti come una metropoli “srotolata” lungo la via Emilia che comprende e unisce almeno 4 province). Ne esce un’alchimia di qualità della vita e competenze di gran valore che porteranno al territorio molti vantaggi e contribuiranno allo sviluppo di tante (altre) imprese del Nord Italia. Dico questo perché la stazione Mediopadana (sì, quella bellissima disegnata da Calatrava) collega Reggio Emilia a Milano in 45 minuti. Nei fatti rendendo il centro dell’Emilia parte dell’hinterland milanese. Con tutto quello che ne può conseguire e che già parzialmente accade.

I corsi partiranno a settembre di quest’anno. Le ultime approvazioni burocratiche sono appena arrivate e da oggi in poi possiamo iniziare a costruire davvero. Insieme e per tutti. Non parlo solo di realtà come Webranking che ne beneficerà indubbiamente, ma anche di quello che stiamo facendo per i ragazzi di fronte alla loro scelta universitaria, per loro famiglie, per imprese “tradizionali” e per il valore complessivo che si può generare in questo territorio già di per sé molto fortunato.

Come azienda e come persone ci siamo lasciati coinvolgere dal progetto. Il mio ringraziamento va a chi ha saputo vedere e tendere verso il medio periodo, alla crescita solida che possiamo costruire non tanto per noi ma per le prossime generazioni. In primis a Fabio Storchi, presidente di Unindustria RE, fautore del “fare insieme” che ci ha portato fin qua. E a Andrea Storchi (sì un puro caso di omonimia)— che insieme a me e a Stefano Caffagni ha fondato Webranking — che si sta impegnando da anni in Unindustria, oltre a essere uno dei primi supporter di questa iniziativa.

E stavolta — almeno in prospettiva — un titoletto che racconti di quello che potrebbe diventare la nostra valley potrebbe anche starci ;-).

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