Rivoluzione in casa Big G

Google Chrome congeda i cookie di terze parti

Ma i loro sostituti sono già in test

Aurelioluca Mercuri
Think, make, improve

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Alla fine si tratta comunque di cookie. Fonte

Stai tranquillo/a, ti assicuriamo che WinTrade non sta diventando un fan club dei Muppets, il fatto che come immagine d’apertura ci sia il buon Cookie Monster — dopo aver aperto l’ultimo articolo parlando di Kermit la Rana, lo trovi qui — è una mera casualità, legata alla presenza dei cookie, appunto, come argomento principale del pezzo di oggi.

Un po’ di storia per entrare nel vivo dell’azione: i cookie non sono altro che file di testo generati dai server in cui sono ospitati i siti che visitiamo e nel momento in cui facciamo un salto essi vengono salvati nei dati del nostro browser internet. Ogni volta che ritorniamo, essi saranno letti dal sito, permettendo di compiere “magie” come la conservazione del nostro carrello quando lasciamo un acquisto incompiuto. Sono nati proprio con lo scopo di compiere quest’ultima azione e al giorno d’oggi vengono utilizzati soprattutto a fini di profilazione e tracciamento delle attività. Esistono cookie first-party e third-party: i primi sono memorizzati dal dominio che si sta visitando, i secondi da altri domini/siti e sono quelli più utilizzati per gli usi di targeting e tracking appena citati.

Riassunto delle differenze tra i due tipi di cookie. Fonte

Alcuni browser supportano i cookie di terze parti, altri no: quest’ultimo caso è quello di Firefox e Safari, che hanno smesso di includerne il funzionamento di default da tempo. Tra quelli ancora rimasti a supportare i cookie di terze parti c’è quello più utilizzato di tutti (64,15% di market share a marzo 2021, secondo uno studio di Statista), Google Chrome, ma lo scenario sta per cambiare anche qui. Infatti, è dell’anno scorso l’annuncio dell’inizio della procedura di abbandono dei cookie di terze parti su Google Chrome, il cui completamento è previsto per la fine/l’inizio del 2022: essa è il primo passo dell’iniziativa Privacy Sandbox della grande G di Mountain View, avviata per giungere alla realizzazione di un web più rispettoso della privacy degli utenti. Infatti, questo movimento di abbandono dei third party cookies è stato generato dai troppi dubbi sorti sull’effettivo rispetto dell’appena citata privacy degli user e delle loro attività su internet derivanti dal loro utilizzo. Mentre i primi due browser menzionati hanno deciso per un taglio netto con il tracciamento cross-site, Big G ha voluto prendere la strada della conciliazione tra l’etica e il rispetto dell’anonimato dei consumatori con le esigenze dei dipartimenti di digital marketing di tutto il mondo. Non c’è da dimenticare che è proprio il colosso di Mountain View ad aver ridefinito per sempre il modo di fare advertising con il suo sterminato ecosistema di tool e siti imprescindibili per qualsiasi campagna marketing che possa definirsi tale, quindi è comprensibile l’aver voluto affrontare il processo in maniera slow and steady.

Riusciresti ad immaginare un mondo senza Google Ads, Google Analytics, Google Trends e chi più ne ha più ne metta? Noi di WinTrade sicuramente no.

Il funzionamento di FLoC. Fonte

Dopo aver analizzato una numerosa serie di proposte, il 30 marzo Google ha avviato i test del prodotto che andrà a sostituire i cookie: FLoC.
Trattasi di un nuovo standard per browser — il cui nome esteso è Federated Learning of Cohorts — che al momento è attivo in paesi come Australia, Brasile, Canada, India, Indonesia, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Filippine e Stati Uniti per una ristretta percentuale di utenza (l’approdo nell’Unione Europea arriverà tra poco, dopo aver adattato lo standard alle leggi del vecchio continente sul GDPR). Il suo funzionamento punta a garantire l’anonimato, in quanto l’utente non viene più identificato attraverso l’utilizzo di un singolo cookie “personalizzato”, ma viene inserito in una coorte, composta da individui che possiedono interessi simili, derivati dall’analisi della cronologia del proprio browser. Esse, promette Google, saranno realizzate da numerosi utenti diversi, quindi si avrà la sicurezza di essere un semplice elemento della coorte n. 99999, composta da user che hanno mostrato il proprio interesse verso una vacanza negli Stati Uniti, ad esempio.

Marshall Vale del team di Chrome ricorda che FLoC e Privacy Sandbox esordiranno il prima possibile in Europa.

Sia il sito che desidera mostrare i propri ad in giro per il web (l’advertiser) sia quello che mette a disposizione lo spazio pubblicitario (il publisher) analizzeranno i movimenti delle coorti, per poi interfacciarsi con la propria piattaforma di advertising di riferimento. Quest’ultima incrocerà gli utenti delle coorti con le migliori inserzioni da mostrare loro, in base agli interessi associati al gruppo di riferimento. Secondo Google i digital marketer potranno realizzare il 95% delle conversioni per dollaro speso con le strategie basate sull’utilizzo dei cookie di terze parti.

È stato assicurato che non verrà creata alcuna coorte nel momento in cui gli utenti effettueranno un accesso a siti che trattano argomenti delicati, come la politica o la religione. Inoltre, allo stesso modo di come già oggi sia possibile per ogni utente disattivare i cookie di terze parti, verrà data loro la chance di fermare (e riattivare se desiderato) il tracciamento FLoC. Persino i gestori dei siti internet avranno una possibilità del genere.

Presentazione degli sviluppatori di Chrome del 2019 in cui venivano anticipate le idee esposte in questo articolo.

Come già detto, l’avvento di FLoC fa parte di una serie di misure che compongono l’iniziativa Privacy Sandbox. Con essa Google vuole creare uno spazio sicuro all’interno di Chrome per mezzo delle funzionalità che la compongono (tra cui lo standard FLoC): la ciliegina sulla torta sarebbe convincere i competitor ad accogliere FLoC e le altre feature di Privacy Sandbox all’interno dei propri browser. Infatti, secondo la grande G non basta porre una barriera di fronte ai cookie di terze parti per mettere in salvo la privacy degli utenti: essa rimane alla mercé degli advertiser più aggressivi attraverso, per esempio, le tecniche di fingerprinting. I siti internet sono in grado di realizzare un identikit dell’utente attraverso la raccolta di dati minori disponibili pubblicamente, come l’indirizzo IP o il tipo di sistema operativo utilizzato nel caso si visiti il sito da desktop o il modello del device di cui si usufruisce nell’eventualità in cui si navighi sulla pagina da mobile. Gnatcatcher, uno degli strumenti di Privacy Sandbox, punta ad annullare il pericolo del fingerprinting. Un’altra proposta di Google contenuta all’interno della macro-iniziativa è Fledge, meccanismo creato per la realizzazione di liste audience senza l’ausilio dei third party cookie, ideale per raggiungere, ad esempio, clienti che hanno già visitato il proprio sito ed attuare quindi strategie di remarketing.

Passo dopo passo ci avviciniamo ad una nuova era dell’advertising e noi siamo qui pronti ad accoglierla.

Avevi già sentito parlare di FLoC o di Privacy Sandbox? Cosa ne pensi? Raccontaci la tua opinione qui nei commenti o sui nostri canali social.

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Aurelioluca Mercuri
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25 anni, italiano, enthusiast della F1 e della musica, Content Specialist per WinTrade Digital Agency.