Gerard K. O’Neill e la colonizzazione dello spazio

Roberto Bisceglie
Wunderkammer
Published in
7 min readJul 21, 2023

Il futuro umano nello spazio immaginato da uno scienziato visionario

L’interno di un Cilindro di O’Neill (NASA, pubblico dominio)

Quando ero ragazzino, frequentavo ancora le scuole medie, i notiziari erano spesso colmi di immagini dalla spazio. Le missioni delle sonde spaziali facevano continuamente notizia, almeno quanto ora lo fa l’influencer o la persona di spettacolo di turno.
Non era affatto raro che un TG nazionale mostrasse le immagini di Giove inviate da Cassini, o quelle di Marte inviate da Pathfinder. Si parlava spesso delle missioni verso la stazione spaziale Mir, nel rinnovato clima di collaborazione tra Stati Uniti e Russia e venivano illustrati i piani di realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale.

Era la metà degli anni ’90 e la mia mente giovane era colpita da tutto questo. Credevo veramente che nel corso della mia vita avrei visto la nascita di stazioni orbitali e colonie lunari e marziane.
C’era grande interesse per l’argomento, tanto che il mitico Piero Angela non trovò difficoltà a presentare in 7 serate il suo “Viaggio nel Cosmo” né i miei docenti a presentarcelo come percorso di approfondimento scolastico interdisciplinare. E l’articolo di giornale su cui si mosse il mio esame finale di terza media era su Sojourner, il piccolo rover uscito dalla sonda Pathfinder in cerca di tracce di vita sulla superficie marziana.

Lo spazio era percepito come una impalpabile ma prossima frontiera e queste timide esplorazioni sembravano realmente il preambolo per un’era spaziale pienamente compiuta.

Qualcosa è andato storto, insieme a tanto altro, nell’ultimo quarto di secolo. Abbiamo perso la meraviglia per il cosmo e la prospettiva di lungo termine necessaria a implementare questi piani. Nella speranza che i recenti piani per l’esplorazione spaziale trovino il giusto sviluppo parallelamente a quelli urgenti e necessari per mitigare il cambiamento climatico qui sul nostro pianeta azzurro, in questo episodio vorrei tornare ancora più indietro, di quasi cinquant'anni e parlarvi di come si immaginava una plausibile colonizzazione dello spazio negli anni ‘70.

E la figura chiave in questo racconto è Gerard K. O’Neill un pioniere nella ricerca spaziale, con contributi significativi che hanno avuto un impatto duraturo sulla tecnologia spaziale.

La visione di Gerard K. O’Neill

Vista esterna dei cilindri di O’Neill (NASA, pubblico dominio)

O’Neill è stato uno dei più importanti fisici americani del XX secolo, noto soprattutto per le sue ricerche sulla colonizzazione dello spazio. Nato nel 1927 a Brooklyn, O’Neill conseguì il dottorato in fisica alla Cornell University nel 1954, lavorando in seguito presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) per quasi trent’anni. Nel corso degli anni ’60, O’Neill ha iniziato a dedicarsi alla ricerca sulla colonizzazione dello spazio, concentrando i suoi sforzi sulle idee di habitat spaziali e di miniere spaziali.

O’Neill è noto soprattutto per la sua proposta di creare habitat spaziali di grandi dimensioni, noti come “città spaziali”, che avrebbero potuto ospitare decine di migliaia di persone e che sarebbero state autonome dal punto di vista ecologico.

Le città spaziali di Gerard O’Neill sono state descritte come habitat spaziali di grandi dimensioni in cui potrebbero vivere decine di migliaia di persone. Queste strutture sarebbero state costruite utilizzando tecnologie avanzate e sarebbero state completamente autonome dal punto di vista ecologico, producendo il loro cibo, acqua e energia.

Le città spaziali sarebbero state costituite da cilindri rotanti, di grandi dimensioni, con una lunghezza di circa 5 miglia e un diametro di 1,6 miglia. La rotazione del cilindro sarebbe stata utilizzata per creare una forza centrifuga che avrebbe simulato la gravità terrestre, consentendo alle persone di vivere, lavorare e muoversi all’interno dell’habitat senza subire gli effetti negativi della microgravità.

All’interno del cilindro, sarebbero stati costruiti diversi livelli concentrici, ciascuno con una specifica funzione. Il livello interno sarebbe stato dedicato alla produzione di cibo, utilizzando tecnologie avanzate di coltivazione idroponica e aeroponica, e alla produzione di ossigeno, utilizzando alghe e altri organismi. Il livello successivo sarebbe stato utilizzato per la produzione di energia, utilizzando pannelli solari e altre tecnologie avanzate di produzione di energia rinnovabile.

Altri livelli sarebbero stati utilizzati per l’abitazione delle persone, con appartamenti e aree comuni, come parchi e luoghi di incontro. Gli habitat sarebbero stati costruiti utilizzando materiali leggeri ma resistenti, come l’acciaio e il vetro, e sarebbero stati dotati di tecnologie avanzate di isolamento termico per mantenere le temperature ideali all’interno dell’habitat.

Le città spaziali sarebbero state completamente autonome dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico, utilizzando tecnologie avanzate di riciclo dell’acqua per produrre acqua potabile. Gli habitat avrebbero anche avuto sistemi di filtrazione dell’aria avanzati, che avrebbero garantito un’aria pulita e sana per gli abitanti.

Le città spaziali sarebbero state equipaggiate anche con servizi pubblici avanzati, come ospedali, scuole e supermercati, per soddisfare tutte le esigenze delle persone che vivono al loro interno.

Inoltre, O’Neill ha anche pensato a un sistema di trasporto avanzato all’interno delle città spaziali, utilizzando monorotaie e altri sistemi di trasporto per collegare i vari livelli dell’habitat.

Le città spaziali di O’Neill sarebbero state costruite utilizzando tecnologie avanzate, con un forte accento sulla sostenibilità ecologica e sull’autonomia dal punto di vista delle risorse. Sarebbero state in grado di offrire alle persone un ambiente sicuro e confortevole in cui vivere, lavorare e socializzare, aprendo la strada a un futuro in cui l’umanità potrebbe abitare lo spazio in modo sostenibile e duraturo.

Questo genere di insediamento spaziale, oggi noto ai più come “Cilindro di O’Neill” è stato popolarizzato in Italia da uno dei fumetti popolari edito dalla Sergio Bonelli Editore: Nathan Never. Nell’universo del fumetto, cinque grandi cilindri di O’Neill intitolati ad altrettante muse (Urania, Melpomene, Talia, Tersicore e Calliope) sono lo scenario per parecchie avventure dell’investigatore protagonista e sono una parte integrante delle vicende narrate.

Le miniere spaziali

Miniere lunari (NASA, pubblico dominio)

Gerard O’Neill è stato un visionario che ha immaginato un futuro in cui l’umanità sarebbe stata in grado di sfruttare le risorse presenti nello spazio per sostenere la propria crescita e sviluppo. Tra le sue idee più innovative ci sono state le miniere spaziali, delle strutture capaci di estrarre minerali e altre risorse preziose dagli asteroidi e dalle lune del sistema solare.

Le miniere spaziali ideate da O’Neill sarebbero state composte da una serie di robot e macchine automatizzate, in grado di lavorare autonomamente per estrarre le risorse dal terreno lunare o dagli asteroidi. Questi robot sarebbero stati gestiti da un team di operatori umani situati sulla Terra, che avrebbero controllato e supervisionato le operazioni in tempo reale.

Le miniere spaziali di O’Neill sarebbero state costruite utilizzando tecnologie avanzate e sarebbero state in grado di estrarre una vasta gamma di risorse preziose, tra cui metalli rari, acqua, ossigeno e altri materiali utili per la costruzione di strutture spaziali e la produzione di energia. Una volta estratte, queste risorse sarebbero state inviate sulla Terra o utilizzate nello spazio per sostenere l’insediamento umano.

Una delle idee più innovative di O’Neill riguarda la produzione di energia tramite l’estrazione di elio-3 dalla Luna. L’elio-3 è un gas raro che si trova in quantità significative sulla superficie lunare e potrebbe essere utilizzato come carburante per la produzione di energia nucleare. L’elio-3 sarebbe stato estratto dalle miniere spaziali e inviato sulla Terra o utilizzato nello spazio per produrre energia pulita e sostenibile.

Le miniere spaziali di O’Neill sarebbero state costruite utilizzando materiali leggeri ma resistenti, come l’acciaio e la fibra di carbonio, e sarebbero state dotate di tecnologie avanzate di isolamento termico per resistere alle estreme temperature dello spazio. Queste strutture sarebbero state in grado di resistere a eventi estremi come le collisioni con detriti spaziali o le tempeste solari.

Inoltre, O’Neill ha pensato anche a un sistema di trasporto avanzato per trasferire le risorse estratte dalle miniere spaziali ad altre strutture spaziali o sulla Terra. Questo sistema di trasporto sarebbe stato costituito da una flotta di veicoli spaziali autonomi in grado di viaggiare tra la Luna, gli asteroidi e la Terra.

Le miniere spaziali di O’Neill sarebbero state un passo importante per l’umanità nella conquista dello spazio e nella sostenibilità delle risorse del nostro pianeta. Sarebbero state in grado di fornire risorse preziose per la costruzione di strutture spaziali, la produzione di energia e altre attività umane, aprendo la strada a un futuro in cui l’umanità potrebbe sfruttare pienamente le risorse del sistema solare per il proprio sviluppo e progresso.

Dove approfondire

Le idee di O’Neill hanno suscitato un forte interesse nella comunità scientifica e tra il pubblico generale, e hanno portato alla creazione di numerose organizzazioni e progetti dedicati alla colonizzazione dello spazio. O’Neill ha scritto diversi libri sulla sua ricerca, tra cui “The High Frontier: Human Colonies in Space” e “2081: A Hopeful View of the Human Future”.

O’Neill ha anche co-fondato la Space Studies Institute, un’organizzazione che promuove la ricerca sulla colonizzazione dello spazio e che continua a svolgere un ruolo importante nel campo della tecnologia spaziale. Nel 1991, O’Neill ha ricevuto il premio Robert A. Heinlein per il suo contributo alla scienza e alla tecnologia spaziale.

La morte prematura di O’Neill nel 1992 è stata una grande perdita per la comunità scientifica e per il mondo della tecnologia spaziale. Tuttavia, le sue idee e il suo lavoro continuano a ispirare nuove generazioni di ricercatori e ingegneri spaziali, e la sua visione di un futuro in cui l’umanità abita lo spazio rimane un obiettivo allettante per molti.

Al prossimo episodio con nuove curiosità dal tempo e dallo spazio.

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