Come Down to Creativity

Jlenia Ermacora
Wyde PlayGround
Published in
4 min readSep 14, 2018
Come Down to Creativity

La prima settimana d’agosto è il periodo in cui mi piace di più stare in città. Tutti vanno in vacanza e io rimango a Milano, è il momento perfetto. Mi piace starmene a casa di giorno e leggere, guardare film, recuperare il tempo perduto quando attorno non c’è nessuno. Ed è durante una di queste prime giornate d’agosto che mi è capitato di rivedere il discorso di Lana Wachowski — regista e sceneggiatrice di Matrix, di Cloud Atlas e della serie Netflix Sense8 — dove racconta del suo passaggio transgender e della necessità di pensare ad un mondo in cui la differenza non è qualcosa che ci separa, ma in realtà, fondamentalmente, una cosa che ci unisce, perché la differenza è l’unica cosa che tutti abbiamo in comune. Ed è in questa differenza che è possibile trovare l’energia necessaria per pensare a cose nuove, che il mondo che immaginiamo in una stanza, può essere usato per accedere ad altre stanze, ad altri mondi precedentemente inimmaginabili.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo in cui — oltre allo scenario politico e sociale — sta cambiando totalmente il quadro educativo e formativo, la creatività diventa un tema fondamentale. Mi è sembrato per questo importante mettere nuovamente al centro delle riflessioni la creatività, intesa come capacità di creare qualcosa di nuovo, di progettare mondi lontani e aiutare gli altri ad immaginare futuri possibili. In qualsiasi settore ci troviamo ad operare oggi, un oggetto o un servizio, per acquistare valore sul mercato, deve contenere una certa dose di innovazione. E allargherei lo sguardo anche su noi stessi, sia che ci troviamo a lavorare in azienda, che siamo maestre in una scuola elementare del nord-est, o ci troviamo a lavorare in qualche ufficio pubblico, sempre di più sarà necessario essere visitati dall’ispirazione e dall’innovazione.

E per innovare è necessario essere creativi.

Siamo spesso portati a pensare che un’idea nuova nasce quando abbiamo il lampo dell’insight, il colpo di genio, la lampadina che si accende. Ma tutto questo parte dal presupposto che l’idea sia una cosa singola, qualcosa che capita, spesso in un momento di meravigliosa illuminazione. In realtà — come afferma lo scrittore Steven Johnsonun’idea è un network al livello più elementare. La creatività per come la viviamo noi in Wyde parte da due presupposti: il potere della sfida e l’intelligenza collaborativa.

Partiamo dalla sfida. Ogni volta che ci troviamo a pensare qualcosa di nuovo dobbiamo sempre rispondere ad alcune domande sfidando la “wisdom” comune: perché devo seguire le regole? Perché non posso essere diverso? Perché non posso farlo a modo mio? Queste sono alcune tra le domande che ci permettono di gettare il guanto della sfida, uscendo dalle nostre zone di comfort. Ogni atto di creazione deve essere anche un atto di distruzione e di abbandono. Qualcosa deve essere lasciato per pensare al nuovo. Per questo è sempre più importante mettere al centro delle proprie competenze la capacità di agire con coraggio. Essere coraggiosi non è un atto isolato, è un processo e bisogna essere dei costruttori instancabili. E avere dei modelli. Il contesto sociale, economico ed educativo può rinforzare o inibire i gesti e le azioni: il coraggio trae forza dall’esempio.

Il secondo pilastro è la collaborazione: per essere buoni creativi non si può essere soli, bisogna sapere confrontarsi, integrare i propri dati con quelli di altre persone. Le idee nuove nascono dall’incontro di piccole intuizioni, che formano qualcosa di più grande del loro insieme, una creatività diffusa. Ed è necessario creare un sistema che permetta alle rispettive intuizioni di unirsi e trasformarsi in qualcosa di più grande della semplice somma delle parti. Il motore delle ultime grandi innovazioni è l’intelligenza collaborativa, ci permette di scambiare o prendere in prestito intuizioni di altre persone e combinarle con le nostre trasformandole in qualcosa di nuovo o, ancora, di trovare il pezzo a noi mancante. Frans Johansson — scrittore e imprenditore, autore di The Medici Effect — parla ad esempio di “intersezione”: il contatto con culture e persone diverse che genera contaminazione e produce creatività e innovazione. Per far questo è necessario aprirsi al nuovo e al “diverso”, sostenere le differenze, apprendere dalla vita prima ancora che dallo studio ed essere sempre pronti a mettere in discussione gli assunti che ci vengono dati. Guardare un film, leggere un libro, andare ad una mostra, parlare con le persone che ci stanno attorno, viaggiare sono cose che determinano apertura e contaminazione e generano innovazione a qualsiasi livello.

Come dice Isaac Sachs in Cloud Atlas “Le nostre vite e le nostre scelte, come traiettorie dei quanti, sono comprese momento per momento, a ogni punto di intersezione, ogni incontro suggerisce una nuova potenziale direzione”

E’ così che arriva l’innovazione. Avere la la curiosità di conoscere abbatte le barriere tra i diversi campi del sapere e li collega tra loro.

La fortuna poi aiuta la mente collaborativa.

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Jlenia Ermacora
Wyde PlayGround

Helping people & companies to widen horizons & drive change. All with love for Education & Growth. Co-Founder WYDE