Quando i numeri non bastano

Gregorio Di Leo
Wyde PlayGround
Published in
4 min readDec 20, 2018

A volte gli indicatori economici e finanziari non sono sufficienti a dire quanto bene venga gestita un’organizzazione.

Da un interessante studio condotto da Rafaella Sadun dell’università di Harvard emerge che imprenditori e manager (il campione della ricerca è composto da più di 12.000 aziende in 34 paesi) hanno grandi difficoltà a giudicare oggettivamente quanto le loro aziende siano organizzate bene o male.

A volte gli indicatori economici e finanziari non sono sufficienti a dire quanto bene venga gestita un’organizzazione.

Chi si occupa di impresa sa che i risultati esposti nei bilanci possono dipendere da fattori esterni completamente indipendenti dalle scelte del management. Ad esempio, un abbassamento del costo delle materie prime oppure politiche nazionali incentivanti possono favorire positivamente i risultati economici, mentre risultati negativi possono essere determinati da crisi generalizzate del mercato o da cambiamenti dovuti a questioni politiche nazionali o internazionali.

I risultati dello studio condotto dai ricercatori di Harvard mostrano che chi gestisce le aziende tende a sopravvalutare la qualità della propria organizzazione. E anche quando c’è consapevolezza della necessità di un cambiamento, molto spesso gli interessi personali e politici interni tendono ad influenzare in maniera importante le decisioni in merito alle trasformazioni dell’impresa.

La cultura di un’impresa e le sue prassi organizzative non appaiono nei bilanci che vengono depositati, ma rappresentano un patrimonio di fondamentale importanza troppo spesso valutato in maniera impropria.

I risultati dello studio condotto dai ricercatori di Harvard mostrano che chi gestisce le aziende tende a sopravvalutare la qualità della propria organizzazione

Le aziende in tutti i settori stanno affrontando processi di trasformazione importanti dovuti in gran parte a fenomeni che non sono sotto il loro controllo. L’avvento di nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, l’arrivo sul mercato di nuove generazioni con bisogni e aspettative diverse, la contemporanea presenza di una popolazione che continua ad invecchiare, sono solo alcune delle onde che stanno richiedendo rapidi adattamenti.

Per questa ragione un’analisi attenta della qualità dell’organizzazione diventa così importante; non ci si può basare solo sui numeri per misurare i risultati di un’impresa per il semplice fatto che questi sono sempre una fotografia del passato. In un mondo che si muove a velocità sempre maggiore il rischio di rimanere indietro è altissimo.

Utilizzare vecchi modelli all’interno di un nuovo scenario non è solo inutile, ma dannoso.

Non ci si può basare solo sui numeri per misurare i risultati di un’impresa per il semplice fatto che questi sono sempre una fotografia del passato.

A manager e imprenditori è richiesta la capacità di guidare guardando sempre di più al futuro, costruendo imprese agili che sappiano cambiare direzione velocemente e che abbiano la capacità di rimanere vicine ai propri clienti. Quante volte nell’ultimo anno mi sono sentito dire “Come si fa a concludere un processo di budgeting se per la data di chiusura è già cambiato tutto?”

Utilizzare vecchi modelli all’interno di un nuovo scenario non è solo inutile, ma dannoso.

La sfida attuale è quella di trasformare imprese tradizionali in contesti agili che sappiano valorizzare la dimensione del progetto, abbandonando inutili gerarchie e i meccanismi lenti del passato.

Sostituire la verticalità con l’orizzontalità non significa solo lavorare per progetto ma abbracciare l’idea di un’impresa che diventa larga; che cresce non specializzandosi ma aumentando costantemente le proprie competenze. Il compito dell’organizzazione è quello di attraversare i propri confini mettendo insieme il meglio di ciò che c’è all’esterno con il meglio di quello che c’è all’interno. Per farlo non possono esserci né troppi livelli né troppi centri di comando.

La sfida attuale è quella di trasformare imprese tradizionali in contesti agili che sappiano valorizzare la dimensione del progetto, abbandonando inutili gerarchie e i meccanismi lenti del passato.

Oggi vincono le organizzazioni che assumono metodi agili, che favoriscono l’autonomia e la responsabilità, che hanno solo i processi che servono davvero, e che premiano realmente la collaborazione.

Sono le imprese che hanno il coraggio di aprirsi prima di tutto all’interno. Di guardarsi e valutare quanto il proprio modo di lavorare sia attuale e pronto a giocare la partita di un mondo tutto da reinventare.

Sono le imprese che hanno il coraggio di aprirsi prima di tutto all’interno. Di guardarsi e valutare quanto il proprio modo di lavorare sia attuale e pronto a giocare la partita di un mondo tutto da reinventare.

Tutto questo non si trova in nessun bilancio o nota integrativa, ma oggi, fa la differenza.

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Gregorio Di Leo
Wyde PlayGround

Empowering people all around the world. Wyde Founder.