Del furor di organizzar mostre

Dignitas, 9 giugno 2024

Lorenzo Spallino
2017/2022

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Molti anni fai regalai a mio padre Del furor di aver libri, un prontuario alla scelta, conservazione e raccolta dei libri edito nel 1756 dal prete ed editore padovano Gaetano Volpi.

Fu come regalare un paio di scarpe da calcio a Pelè: lo sguardo di mio padre restituì tutta la commiserazione per un figlio il quale riteneva che collezionare libri, invece di un piacere dello spirito, fosse una sorta di riflesso pavloviano di fronte a un qualsiasi dorso rilegato.

Sono passati molti anni. Forse per caso, forse no, so che ho iniziato a collezionare fotografie dopo il 2017, l’anno in cui mio padre ci lasciò. E nel luglio del 2020 ricordo di aver mostrato a mia madre le bozze del catalogo della prima mostra che ho organizzato: Nothing is real.

L’esperienza della mostra del 2020 si compendiò in pezzo che scrissi di getto: Una cosa divertente che non farò mai più.

Mai più. Come no.

Non passò un anno che lo rifeci: per l’edizione 2021 di Bellezze Interiori, infatti, organizzai La fine di un mondo non è la fine del mondo.

Poi mi fermai. Le mostre sono animali complessi: se vuoi fare le cose bene, devi partire almeno 6 mesi prima. Ci sono i fotografi da contattare, le foto da farsi mandare, gli spedizionieri da seguire, le dogane con cui interloquire. Non tutte le foto arrivano pronte per essere appese. Alcune vanno stampate e incorniciate. Un mondo difficile, dove le incognite e i ritardi sono dietro l’angolo. E non è che puoi stampare o far incorniciare da chi vuoi. Quindi ti metti in fila. E aspetti.

Comunque.

Sta di fatto che a giugno dello scorso anno andai in cappella a Schignano e vidi che il ritratto della bisnonna materna Angelina Giobbi - arrivato dal Brasile dopo la sua morte nel 1989 - era messo male. Chiamai Luigi Cavadini, che mi mise in contatto con l’Accademia Aldo Galli. Organizzammo il tutto e dopo qualche tempo andai a ritirare il quadro, mi feci fare una foto con le bravissime ragazze dell’Accademia e lo portai in studio.

Poi pensai: il ritratto è stupendo. Perchè non organizzare qualcosa per Natale con amici in studio? Ne parlai in famiglia e qualcuno mi disse: «Puoi fare di più». Sentii come in un eco lontano lo sguardo di mio padre. E così partì il «di più».

Il tema non era la (bis)nonna. Il tema era la donna. Anzi, no, era la dignità di una donna straordinaria che aveva attraversato due guerre, quattro generazioni, persone e eventi non comuni. E quella dignità, quel dire «Siate voi stessi, qualunque cosa accada», la si poteva cogliere in immagini distanti sì per stagioni e contesti ma simili sotto la superficie della grana di stampa.

Eccola nel volto imbarazzato di Serena, la ragazzina di 14 anni, inquadrata da Rachel Bujalski, che commette l’errore di inviare al suo ragazzo delle foto finite su Pornhub, nella malinconica innocenza di Carolina Macchi, giovane ritratta nella scheda segnaletica al suo ingresso nell’Ospedale psichiatrico San Martino di Como e ripresa da Gin Angri, nella postura di Rashida, povera fra i poveri, fotografata da Carolina Rapezzi all’interno di una delle discariche africane in cui confluisce il nostro consumismo, nelle militari dell’esercito lituano riprese da Mattia Vacca, nella determinazione di Daria, che Diego Ibarra Sanchez fa sedere al suo banco nella scuola bombardata in Ucraina.

Se, come ha scritto Susan Sontag, questa è la superficie, incrociare lo sguardo di Serena e delle altre non sarà inutile se coglieremo anche per un solo istante il miracolo di «intuire che cosa c’è di là da essa, che cosa deve essere la realtà se questo è il suo aspetto» (On Photography, 1973).

Una delle cose per le quali vale la pena vivere.

Sarà un piacere accogliervi in studio domenica 9 giugno.

Lorenzo Spallino

P.S.

La mostra dura un giorno solo. Non dimenticatelo. D’altra parte questo è ancora uno studio legale, non una galleria d’arte.

Dignitas

Domenica 9 giugno 2024

H 10:00 / h 18:00

Studio legale Spallino, via Volta 66 Como

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