5 must-read su droghe & dintorni [6/2016]

NonMeLaSpacciGiusta
5 min readApr 12, 2016

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Come ogni martedì, eccovi con la nostra “stupefacente” lista di letture imperdibili — per essere sempre sul pezzo in materia di droghe & relative politiche.

1. La guerra alle droghe è un totale fallimento ed è davvero ora di cambiare verso — UNGASS o non UNGASS.

Non c’è modo di negarlo: i risultati di decenni di guerra alle droghe sono disastrosi e il proibizionismo ha avuto spaventosi costi, più o meno in tutti i sensi (economici ma anche e soprattutto umani). Ogni anno spendiamo miliardi di dollari con l’unico esito di coadiuvare lo sviluppo di reti criminali e terroristiche — che, come ci spiegava Annie Machon, ricavano gran parte dei propri finanziamenti proprio dal business dello smercio illegale di sostanze — e criminalizzare (con incarcerazioni di massa, se non addirittura con esecuzioni capitali, come avviene ad esempio in Iran e a Singapore) i consumatori di sostanze.
In altre parole? Qualsiasi prospettiva adottiamo, la politica attuale sulle droghe è una vera catastrofe.

Per fortuna c’è #UNGASS2016 alle porte. Secondo l’analisi del Guardian, probabilmente non ci saranno grandi avanzamenti nelle posizioni ufficiali dei governi, ma non per questo bisogna essere eccessivamente pessimisti: la pressione esercitata della società civile per la riforma delle politiche sulle droghe è davvero significativa e ci possiamo quindi auspicare che progresso e cambiamento vengano imposti dal basso — del resto, tanti paesi sono già sulla buona strada. L’era del proibizionismo è forse finalmente prossima alla conclusione?

2. Le conseguenze della guerra alle droghe sul crimine? Il circolo vizioso delle Nuove Sostanze Psicoattive (NSP) e il finanziamento del crimine organizzato tramite il commercio illegale di sostanze.

Non siete ancora convinti che la guerra alle droghe sia non solo inutile, ma proprio dannosa? Il recentissimo rapporto del Centro Europeo per il Monitoraggio delle Droghe e delle Dipendenze (EMCDDA) in cooperazione con l’Europol — di cui parla il Guardian — mette nero su bianco come le politiche proibizioniste stiano di fatto fungendo da propulsore per il perpetuarsi del circolo vizioso di produzione continua di Nuove Sostanze Psicoattive (NSP) e, soprattutto, lascino nelle mani delle reti criminali e terroristiche l’enorme business del commercio di sostanze, che di fatto è la principale fonte di finanziamento di tali organizzazioni.

3. Le conseguenze della guerra alle droghe sulla salute? L’ostacolo del progresso scientifico e l’impossibilità dei malati di accedere ai trattamenti di cui avrebbero bisogno.

Il fatto che la guerra alle droghe, lungi dal rendere il mondo un posto più sicuro, incentivi la criminalità ancora non vi basta per convincervi che è davvero ora di finirla col proibizionismo? Allora leggete questo articolo del Guardian che discute l’impatto delle attuali politiche sulla ricerca medica e l’accesso dei malati a trattamenti a base di cannabis di cui avrebbero bisogno.
In breve: fondamentali ricerche sui benefici medici della cannabis sono state ostacolate dal ridicolo moralismo del probizionismo, e tante persone che soffrono sono private di accesso (quantomeno, legale) alle sostanze di cui avrebbero bisogno. I governi devono smetterla di ostacolare il progresso della scienza e dare modo ai malati di curarsi.
A riconoscere e criticare i danni alla salute creati dalla guerra alle droghe è stato del resto già Dainius Pūras, relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute, in una lettera aperta risalente al dicembre 2015.

4. Le conseguenze delle guerra alle droghe sul recupero dei tossicodipendenti? Non è certo chiudendo le persone in cella che si combattono le dipendenze (parola di una che di queste cose se ne intende).

Maia Szalavitz la sa piuttosto lunga, in materia di droghe e dipendenze: dopo essersi rovinata la vita — facendosi cacciare dalla prestigiosa Columbia University e rischiando un decennio di prigione con l’accusa di spaccio — a causa della cocaina ed esserne uscita, si è dedicata a studiare e scrivere dell’incidenza delle politiche sulla droga sulla dipendenza da stupefacenti. In questa intervista con Salon, Maia torna ancora una volta a spiegare come proibizione e criminalizzazione non siano affatto una risposta al problema della tossicodipendenza.

4b. Il dilagare delle dipendenze tra i teenagers italiani nella preoccupante fotografia offerta dal rapporto del CNR.

Avevamo detto cinque letture, lo so — ma mentre eravamo prossimi a premere invio e pubblicare la nostra rassegna stampa, è uscito l’approfondimento di Repubblica sui risultati dello studio ESPAD Italia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa. E come si fa a non dirlo, che nell’ultimo anno più di 650.000 teenagers italiani hanno fatto uso di sostanze (al plurale, perché nella maggior parte dei casi vengono assunte più droghe contemporaneamente — non per niente li chiamano “policonsumatori” — e molto spesso nemmeno identificate, al grido di “mi faccio ma non so di che”)? E che, mentre dilagano le smart drugs, è anche letteralmente raddoppiato l’uso dell’eroina tra i quindicenni? Pare proprio chiaro che proibionizismo, criminalizzazione e raid con i cani nelle scuole non siano affatto la risposta da dare al dilagare delle dipendenze tra i giovani.

5. Come si vince la guerra alle droghe? Legalizzando. Tutto.

Come se ne esce? Non c’è che una via: la totale legalizzazione.
Nel breve periodo non sarà sicuramente facile e probabilmente sorgeranno delle complicazioni, sì — ce lo insegna anche l’esperienza del Colorado, dove la legalizzazione ha avuto un grandissimo successo ma anche posto nuove problematiche. Ma legalizzare tutte le sostanze e regolamentarne il mercato è obiettivamente l’unico modo per vincere la (fallimentare) guerra alle droghe: si tratta dell’unica risposta coerente al problema.
Parola di Dan Baum, su Harper’s Magazine.

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Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.