L’invasione delle Nuove Sostanze Psicoattive? Colpa del proibizionismo.

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9 min readMay 6, 2016

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di Andrea Oleandri

“Quando chiedi alla gente qual è stata la guerra più lunga in cui si siano trovati gli Stati Uniti, la risposta di solito è Il Vietnam o L’Afghanistan, ma non è nessuna delle due. La guerra più lunga, per l’America, è la guerra alla droga. Ormai sfiora i quarant’anni e non accenna a finire. […] E le droghe sono più abbondanti, più potenti e meno costose che mai”.

A scriverlo è Don Winslow nel suo ultimo libro, “Il Cartello”.
Ovviamente gli Stati Uniti non sono stati lasciati soli in questa guerra i cui tanti effetti collaterali sono sotto gli occhi di tutti.
Oggi ci occupiamo di quel “le sostanze sono più potenti” (e pericolose) che mai. Ovvero, parliamo delle Nuove Sostanze Psicoattive — e di come le politiche proibizioniste siano una delle cause fondamentali della diffusione di queste misteriose e pericolose droghe.

Cosa sono esattamente le NPS?

Queste nuove droghe immesse sul mercato, fa notare l’EMCDDA (L’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze), sono soprattutto cannabinoidi sintetici, stimolanti, allucinogeni e oppiacei. Insomma, tutte sostanze che rispecchiano quelle note (e illecite). Tuttavia, altri 13 composti non sono facilmente classificabili in alcuno dei gruppi di sostanze monitorati e quattro delle nuove sostanze psicoattive segnalate nel 2014 vengono usate come principi attivi in ambito medico.

Il recente emergere di cannabinoidi sintetici ha aggiunto una nuova dimensione al mercato della cannabis. Negli ultimi anni sono stati individuati decine di cannabinoidi sintetici diversi (significativamente più pericolosi, al punto da poter essere mortali, della cannabis naturale).

Introdotti inizialmente come nuove sostanze psicoattive, non controllate dalle leggi sugli stupefacenti, catinoni sintetici quali mefedrone, pentedrone e MDPV (3,4-metilenediossipirovalerone) sono diventati una costante sul mercato delle sostanze illecite in alcuni paesi europei. I catinoni vengono usati in modo simile, e spesso in modo intercambiabile, rispetto ad altri stimolanti come l’anfetamina e la MDMA. Nella maggior parte dei casi sono disponibili in polvere o in compresse.

La prima domanda non scontata: quante sono?

Il titolo di questo paragrafo dice praticamente tutto: quante sono le sostanze psicoattive? Chi può dirlo.
L’unico dato certo è che sono una quantità che supera notevolmente il numero di sostanze psicoattive controllate a livello internazionale, pari a 234.
Secondo l’Osservatorio sulle dipendenze sono circa 700 quelle catalogate dagli esperti. Le Nazioni Unite ne hanno contate invece oltre 600 fino a dicembre 2014. L’EMCDDA ne ha individuate 100 per la prima volta nel 2015 e attualmente ne monitora 560. Dal 2009, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce per le droghe, attraverso segnalazioni provenienti dai centri collaborativi del Sistema di Allerta e dall’Osservatorio Europeo sulle Droghe e le Tossicodipendenze di Lisbona, ne ha registrate circa 360 nuove in Italia. Il sistema di allerta rapido dell’UE ne sta attualmente monitorando a decine di nuove.
Per quanto riguarda il mercato italiano, tutti sono concordi nel ritenere sia uno di quelli di punta in Europa. L’Osservatorio delle dipendenze ci colloca infatti al secondo posto.

La seconda domanda non scontata: chi e quanti le consumano?

Come per il “quante sono?”, anche quantificare il numero di consumatori delle NSP è impresa ardua — complice anche il fatto che gli indicatori statistici tradizionali (come il numero di sequestri di sostanze, oppure richieste di trattamento presso i servizi clinici) sono poco sensibili per queste nuove sostanze. Inoltre, queste molecole non sono rintracciabili nelle urine con i test tossicologici rapidi. Pertanto i dati attuali potrebbero tendere a sottostimare il fenomeno. L’Osservatorio sulle dipendenze ha provato a dare una cifra, parlando del 4% della popolazione italiana tra 13 e 30 che avrebbe utilizzato NSP nel 2013.

Altri studi che oggi si stanno rendendo disponibili forniscono informazioni su modalità particolari di consumo delle nuove sostanze psicoattive. Benché non si possano considerare rappresentativi, questi mostrano che il consumo avviene presso gruppi diversificati — studenti, frequentatori di feste e psiconauti, detenuti.
Si dispone di conoscenze sempre maggiori sui motivi alla base di tale consumo, che anche in questo caso sono vari e comprendono fattori quali lo status giuridico, la disponibilità e i costi, le preferenze del consumatore per particolari proprietà farmacologiche nonché il desiderio di non essere scoperti e quindi il tentativo di fuggire anche dalla criminalizzazione che colpisce i consumatori delle sostanze “classiche” (e perciò illegali).

Vi è inoltre ragione di pensare che le nuove sostanze psicoattive siano servite come sostituti sul mercato in tempi di bassa disponibilità e scarsa qualità delle sostanze illecite note. Per esempio, la popolarità del mefedrone in alcuni paesi all’inizio di questo decennio è stata attribuita in parte alla scarsa qualità di stimolanti illeciti quali l’MDMA e la cocaina.

Se il dato di quanti consumano queste nuove sostanze è ancora piuttosto basso, secondo le Nazioni Unite la crescita del fenomeno è costante. La cosa desta preoccupazione, soprattutto dinanzi al confronto con le droghe “tradizionali” il cui utilizzo, secondo gli studi più recenti, è rimasto stabile nello stesso periodo di tempo (parliamo dell’ultimo decennio).

Inoltre aumentano anche la dipendenza e il poliabuso, ovvero l’associazione di droghe vecchie e nuove con alcol e farmaci.

La terza domanda non scontata: perché si diffondono?
Il mercato tra legalità di fatto e illegalità tentata.

Perché le NSP si stanno diffondendo in maniera così consistente?
La risposta è duplice: questioni legali e logistiche.

Per quanto riguarda la questione legale, produrre e commercializzare queste nuove sostanze permette di realizzare guadagni elevati, senza rischiare le pesanti conseguenze legate ai traffici già noti al codice penale e alle tabelle ministeriali.

L’impresa inoltre è caratterizzata da un alto tasso di mobilità. Non servono campi e coltivazioni. Basta un locale adibito a laboratorio per rendere possibile la produzione. Quindi quando all’interno di un singolo Paese una determinata sostanza diventa illegale, i centri di produzione e commercio possono essere spostati altrove con facilità. Oppure a cambiare non è la sede di produzione e vendita ma la composizione chimica della droga che viene leggermente modificata in modo da essere riportata al di fuori della legislazione, nell’area grigia tra ciò che è considerato illegale e ciò che (ancora) non lo è. L’illegalità non vale solo per la sostanza “finita”, ma anche per le sostanze che servono a prepararle che a volte non sono contemplate dal diritto internazionale, così possono essere facilmente importate in Europa e poi preparate nei laboratori clandestini. Solitamente le sostanze chimiche vengono importate da fornitori extraeuropei (molte sembrano essere prodotte in Cina e India) e solo una volta spedite in Europa sotto forma di polvere, vengono aggiunte a materiale vegetale e imballate per essere commercializzate come “droghe legali”.

Sempre più spesso, tuttavia, nei laboratori clandestini europei si producono nuove droghe che sono vendute direttamente sul mercato. Per evitare i controlli, i prodotti sono spesso muniti di un’etichetta contenente informazioni ingannevoli, presentandosi quindi come “sostanze chimiche destinate alla ricerca”, con clausole di esclusione della responsabilità in cui si afferma che il prodotto non è destinato al consumo umano.

NSP & Internet: il connubio perfetto

Dietro al fenomeno NSP c’è senza dubbio internet. Nel 2013 uno studio dell’EMCDDA ha individuato 651 siti web (spesso nel deep web) che vendevano “droghe legali” agli europei, e le ricerche condotte nel 2014 hanno identificato siti che commerciavano droghe specifiche come l’oppiaceo sintetico MT-45, a volte in partite da un chilogrammo. Ma il mercato non si sviluppa solo direttamente con la vendita delle sostanze, ma anche indirettamente, infatti i produttori possono accedere facilmente ai dati farmaceutici e di ricerca. Inoltre internet offre ai potenziali consumatori un forum per lo scambio di informazioni che, tuttavia, non sempre servono ad evitare effetti negativi sulla salute.

L’allarme per la salute

Se è difficile — sia dal punto di vista pratico che metodologico — tenere sotto controllo un comportamento nascosto e stigmatizzato, ancor più impegnativo è valutarne le conseguenze sulla salute.

In breve tempo la preoccupazione per il consumo di nuove sostanze psicoattive è cresciuta considerevolmente, ma le nostre conoscenze sul livello di consumo e sui relativi danni non hanno (affatto) tenuto il passo con gli sviluppi.

In generale, in Europa emerge in modo sempre più chiaro il ruolo svolto dalle nuove sostanze psicoattive nelle emergenze ospedaliere e in taluni decessi indotti da stupefacenti.

Nel 2014 il sistema di allerta rapido dell’UE ha lanciato 16 allarmi in relazione alle nuove sostanze monitorate dal meccanismo, molti dei quali riguardavano gravi episodi avversi quali decessi.
Una recente analisi a cura dell’European Drug Emergencies Network, che monitora l’insorgere delle emergenze in 10 paesi europei, ha rilevato che il 9% di tutte le emergenze correlate alle droghe riguardava nuove sostanze psicoattive, principalmente catinoni. Inoltre, il 12 % di tutte le insorgenze aveva che fare con il GHB o il GBL, mentre il 2 % riguardava la ketamina.

Dal primo gennaio al 24 marzo di quest’anno oppiodi sintetici sono stati collegati alla morte di 19 persone in North Carolina.
In Gran Bretagna invece dalle 9 morti collegate alle NSP del 2007 si era passati alle 60 del 2013.
A causa del Dmar, una sostanza psicostimolante pericolosa entrata nel mercato europeo delle droghe almeno dal dicembre 2012 è collegata alla morte di 31 persone tra Ungheria, Polonia e Regno Unito.
Un rapporto del 2015 dell’Ombudsman per le carceri inglesi ha riportato che c’è stato un aumento esponenziale del consumo di cannabis sintetica nelle prigioni del paese e che, conseguentemente all’utilizzo, tra il 2012 e il 2014 sono morte 19 persone.

Le reazioni, ovvero: la risposta è dentro di te — e però è sbagliata

Le risposte che sono state avanzate nel corso degli anni sono state di tre tipi.

In primis, i paesi possono utilizzare leggi esistenti relative a questioni non correlate alle droghe controllate, come la legislazione in materia di sicurezza dei consumatori o sul controllo dei farmaci: in Polonia, nel 2010, più di mille punti vendita al dettaglio sono stati chiusi nell’arco di due giorni, in virtù di poteri vigenti in materia di protezione della salute.

In secondo luogo, i paesi possono ampliare o adattare leggi o procedure esistenti in materia di droghe: nel Regno Unito, nel 2011, sono state introdotte Temporary Class Drug Orders (ordinanze sulle droghe di classe provvisoria) per controllare l’offerta durante l’analisi dei rischi per la salute.

In terzo luogo, i paesi possono formulare una nuova legislazione: nel 2013 Portogallo e Slovacchia hanno introdotto leggi intese specificamente a bloccare la vendita non autorizzata di determinate sostanze nuove.

Quest’ambito del diritto, in rapido mutamento, continua ad evolversi. Secondo gli sviluppi più recenti, Polonia e Romania hanno rafforzato la legislazione esistente, introducendo nuove leggi studiate ad hoc che vengono applicate in parallelo con le vecchie norme.
In Italia, attraverso il Dipartimento Politiche Antidroga e il Ministero della Salute, queste nuove droghe sintetiche, sia nelle singole molecole, sia nei loro analoghi strutturali, sono state tabellate e, di conseguenza, rese illecite. Ogni giorno, però, spunta una nuova droga da classificare e da contrastare. Quindi si capisce quanto il compito sia arduo e quanto si possano creare dei buchi temporali tra l’emergere di una nuova sostanza psicoattiva e la sua tabelizzazione. Tempo nel quale quella sostanza è di fatto legale.

Mercato legale, controllo delle sostanze, riduzione del danno

Per chiudere torniamo alla citazione di Don Winslow riportata in apertura:
il problema delle NSP è intimamente correlato con la guerra alla droga.

Un sistema dove il mercato delle droghe è un mercato illegale, dove le organizzazioni criminali hanno uno scopo ben preciso, che è quello di guadagnare il più possibile, immettendo e differenziando l’offerta di sostanze, così da non ritrovarsi mai scoperti; dove il controllo sulle droghe immesse sul mercato è inesistente e lo è ancora di più di fronte a sostanze costruite in laboratorio, anche perché non è chiaro da dove provengano, chi le abbia sintetizzate, ecc; dove l’unica risposta è la criminalizzazione e l’incarcerazione è un sistema che ha fallito.

La soluzione è quella di adottare un mercato legale che permetterebbe di controllare le sostanze e la qualità delle sostanze in circolazione; di investire risorse in informazione, prevenzione e riduzione del danno; di salvaguardare la salute di chi utilizza sostanze.

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Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.