Stati Uniti tra legalizzazione e l’incognita Trump

L’8 novembre, mentre quattro Stati legalizzavano la cannabis, Trump vinceva le elezioni presidenziali. Cosa accadrà ora su droghe e giustizia criminale in America con il nuovo Presidente (senza dimenticare la DEA)?

NonMeLaSpacciGiusta
9 min readNov 18, 2016

di Federica Brioschi

FONTE: drugpolicy.org

L’8 novembre potrebbe essere ricordato come un giorno storico per chi da anni combatte contro le conseguenze nefaste della “war on drugs”. I cittadini di quattro stati americani hanno infatti deciso di legalizzare la cannabis, aggiungendosi ai quattro (più il Distretto di Columbia) che già lo avevano fatto in passato. Tra questi c’è la California, il più ricco stato americano.

Tuttavia lo stesso giorno il repubblicano Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali e andrà ora a ricoprire l’incarico che per otto anni ha svolto Barack Obama. Se la presidenza Obama è stata segnata da un importante impulso riformatore in materia di droghe e giustizia criminale, di segno opposto potrebbe essere quella del neo-presidente.

Tutto questo potrebbe influire sui processi avviati nel Paese?

Di questo abbiamo parlato con Stephen Downing, ex vicecapo del Dipartimento di Polizia di Los Angeles, membro del consiglio di amministrazione di Law Enforcement Against Prohibition, nonché produttore esecutivo di diverse serie tra cui McClain’s Law, T.J. Hooker, MacGyver, Robocop e FX — La serie.

Per prima cosa vorremmo congratularci con te e con tutta la squadra per il risultato del referendum. È andato tutto come previsto?

Ero abbastanza sicuro che sarebbe andato bene. Io sono stato coinvolto nell’iniziativa due anni fa, quando ancora si chiamava “Regulate Marijuana Like Wine” (Disciplinare la marijuana come il vino) e durante quel primo periodo di promozione della campagna ci siamo focalizzati molto sull’informazione del grande pubblico sui danni causati dal proibizionismo. Penso che sia stata quella disseminazione di informazioni a contribuire al successo iniziale in Colorado. Anche qui in California abbiamo lanciato la campagna molto bene e poco prima del voto i sondaggi erano molto positivi, quindi ero abbastanza sicuro che (la Proposition 64) sarebbe passata. Anche perché ho visto moltissime persone cambiare idea e discutere questo argomento nel modo in cui andrebbe discusso e non come se si trattasse dell’uomo nero.

Pensi che i risultati raggiunti dagli Stati in cui si è votato influenzeranno anche altri Stati a procedere verso la legalizzazione?

Il Colorado è stato il primo momento di apprendimento: lì abbiamo scoperto che i giovani fanno meno uso di droghe e che tutte le paure dei proibizionisti non si sono realizzate. Il fatto che la legge sia passata in Colorado, ci ha aiutato qui in California a stendere una bozza dell’iniziativa. L’iniziativa è di 62 pagine ed è stata messa insieme da una vera e propria coalizione di esperti, pazienti, coltivatori, procuratori, attivisti, legislatori e altri esponenti da tutto il mondo. Questa coalizione si è avvantaggiata dell’esperienza del Colorado e ha scritto l’iniziativa mostrando come questo modello di “regolamentazione e controllo” sia una modalità responsabile di approccio alle droghe. Inoltre, essendo la California la più grande economia della Nazione, penso che il passaggio dell’iniziativa creerà un effetto domino sia negli Stato Uniti, sia, spero, nel resto del mondo. Personalmente non ho mai toccato la marijuana nella mia vita e non intendo in alcun modo usarla. La ragione per cui io sono coinvolto in questa tematica è per un aspetto di giustizia sociale ed è per porre fine al proibizionismo e ai danni che questo provoca. Penso che tutti I Governi dovrebbero adottare il modello della “regolamentazione e controllo” invece che un modello di giustizia penale e incarcerazioni; questo ci permetterebbe di trattare i problemi dell’abuso di droghe e della tossicodipendenza dal punto di vista medico e non di giustizia penale. Quando inizieremo a ragionare in questo modo in tutta la Nazione, saremo senz’altro un paese più sano e non il posto dove incarceriamo il maggior numero di persone per abitante al mondo. Il modello della “regolamentazione e controllo” è senz’altro superiore di quello presente, che permette al mercato nero, ai cartelli e alle bande di strada di controllare le droghe.

Per quanto riguarda il nuovo Presidente Trump, quali sono le sue posizioni sulla legalizzazione della marijuana e della “war on drugs”?

Sinceramente non l’ho ancora sentito esprimersi sulla “war on drugs”. Per quanto riguarda la marijuana ho sentito che lascerà che siano gli Stati a decidere singolarmente. Questo però porterà delle difficoltà. Intanto bisogna dire che il Governo Federale ha quello che viene chiamato “Drug Schedule” (Tabella Droghe), che regola la liceità delle droghe. La “Schedule 1” (Tabella 1) è il proibizionismo totale. La marijuana e l’eroina si trovano entrambe nella Tabella1, quindi è contro la legge federale possedere, coltivare, o fare qualsiasi altra cosa con la marijuana. La politica di Obama è stata quella di sospendere l’applicazione della legge federale. Semplificando al massimo la spiegazione del meccanismo, possiamo dire che Obama ha ordinato al Federal Enforcement Department of Justice (Dipartimento Federale di Esecuzione della Giustizia) di non intervenire nella questione della marijuana, così alcuni Stati come la California hanno promosso le loro legislazioni. Ma la realtà rimane che se domani il nuovo Presidente cambia idea riguardo la sospensione delle leggi federali e ordina alla Drug Enforcement Administration (Amministrazione dell’Esecuzione delle Droghe) di applicare la legge federale e ricominciare i raid in tutta la Nazione, ti assicuro che la Drug Enforcement Administration (DEA) sarà più che felice di ubbidire e salvarsi dall’estizione. Anche perché la marijuana ammonta a quasi il 50% del “problema delle droghe illegali negli Stati Uniti”. Le nostre iniziative statali hanno avuto un effetto negativo sulla DEA perché abbiamo portato via agli uffici metà del lavoro: questo però significa miliardi di dollari in meno, significa minacciare un’intera burocrazia di estinzione. Penso che capiscano molto bene che tutto questo porterà a smettere di trattare la marijuana dal punto di vista della giustizia penale e cominciare a trattare l’abuso di droghe e la tossicodipendenza tramite il sistema sanitario. Per questo motivo la DEA sta combattendo per mantenere la marijuana illegale. Hanno addirittura provato a mettere un’altra pianta, una droga, nella Tabella 1 e ci sono stati dei grossi disordini. Secondo me l’unica ragione per cui l’hanno fatto è per cercare di trovare un sostituto alla marijuana. Un modo per spiegare questo fenomeno è fare un parallelismo con quello che è successo quando in questo paese abbiamo revocato il proibizionismo dell’alcool. Il capo dell’ufficio che si occupava dell’esecuzione della legge federale per il proibizionismo dell’alcool, Henry Anslinger, vide che il suo dipartimento stava per essere chiuso perché non avrebbe avuto molto da fare. Gli uffici si occupavano già di eroina, che all’epoca era illegale, ma Anslinger si accorse che non sarebbe stato sufficiente per mantenere una burocrazia così grande.

Anslinger aveva sentito parlare di questa pianta che era stata importata negli Stati Uniti dai Messicani ma nessuno, nemmeno il Congresso l’aveva mai sentita nominare. Ci sono poi altri fattori che contribuirono all’inizio del proibizionismo. All’epoca Henry Ford stava inventando l’automobile Ford e aveva avuto l’idea di costruire il corpo dell’automobile in plastica di canapa e di alimentarla con l’etanolo di canapa. Anche Rockefeller sosteneva Anslinger perché voleva che il suo petrolio fosse utilizzato per produrre benzina; DuPont aveva appena inventato il nylon, che è fatto con il petrolio, e non lo voleva vedere in competizione con le fibre di canapa. E poi c’era Randolph Hearst, che possedeva un giornale molto importante a livello Nazionale, ma anche milioni e milioni di acri di foreste, che utilizzava per produrre carta e carbone. Tutti questi prodotti erano in competizione con i prodotti della pianta della marijuana, ma erano anche più costosi da produrre. Così Anslinger utilizzò il potere di queste grandi lobby per convincere il Congresso a mettere fuori legge la marijuana e poi lavorò con Randolph Hearst, che utilizzò i suoi giornali per aiutare Harry Anslinger e i suoi sostenitori a spargere quello che venne chiamato “Reefer madness” (film americano inaccurato e iperbolico del 1936 che voleva educare il pubblico sugli effetti del consumo di marijuana n.d.t.), ovvero una cultura che credeva che fumare uno spinello avrebbe significato perdere la testa, stuprare donne o commettere crimini atroci. Questo è il tipo di cultura popolare che è presente nel nostro paese. Adesso stiamo finalmente disseminando un’informazione corretta al pubblico, che si sta accorgendo che la maggior parte di quello che ha sempre saputo non è altro che un mito. Il passaggio della Proposition 64 a mio avviso dimostra che abbiamo fatto un buon lavoro di informazione.

Un’altra cosa che riguarda la Presidenza di Trump è il fatto che nominerà i Giudici della Corte Suprema: pensi che questo influenzerà il processo riformatorio?

Penso che ci sia la possibilità reale che gli avanzamenti riguardanti la fine del proibizionismo e la riforma della giustizia penale possano essere rallentati o addirittura fermati da chiunque il nuovo Presidente Trump nominerà alla Corte Suprema. Proprio ieri il nuovo Presidente Trump ha annunciato che sarà Jeff Sessions a ricoprire il ruolo di Procuratore Generale. Sessions è un estremista della guerra alle droghe. Come Senatore dell’Alabama, Sessions aveva già domandato che si rimettessero in atto le leggi Federali sulla marijuana dichiarando che “la brava gente non fuma marijuana”. Una volta ha addirittura scherzato sul Ku Klux Klan dicendo che l’unica cosa che gli dava fastidio del gruppo fosse il loro uso di droghe. Gli è stato negato di poter esercitare come giudice federale trent’anni fa a causa delle sue posizioni razziste, quindi penso che dovremo difenderci bene per mantenere tutti i passi avanti che abbiamo fatto fino a ora. Basterebbe che Trump tirasse una riga sopra la parola marijuana per rimuoverla dalla Tabella 1. Ma con Sessions alla Procura Generale non penso che Trump farà quello sforzo. A parte il fatto che Trump ha detto che lascerà campo libero agli Stati. Per quanto riguarda i giudici della Corte Suprema, dipende tutto da chi sarà nominato e da come andrà la politica, ma penso che le sue nomine alla Corte Suprema potrebbero ostacolare ulteriori riforme o farci addirittura regredire. Spero di no, ma è comunque una possibilità.

Donald Trump by Gage Skidmore — Wikipedia — CC BY-SA 3.0

Obama ha concesso più di 800 grazie, molte delle quali a persone condannate per reati di droga, anche per abbassare la percentuale di detenuti per abitante. Come agirà Trump in relazione alla giustizia penale?

Mentre Obama svuotava le prigioni da criminali non violenti condannati per reati di droga, il suo dipartimento di giustizia eseguiva degli studi che mostravano quanti abusi sui detenuti avvenissero nelle prigioni private. A quel punto il Governo Federale ha smesso di mandare detenuti nelle prigioni private; come conseguenza le azioni in borsa delle due più grandi prigioni sono andate in picchiata. Quando Trump è stato eletto, le stesse azioni sono andate alle stelle perché chiaramente le amministrazioni di quelle grandi corporations si aspettano che Trump e Sessions cambino totalmente idea continuino a mandare detenuti nelle prigioni private e a mettere in atto le leggi Federali più dure sulle droghe iscritte nella Tabella 1. Il problema è che secondo me lo faranno.

Qual è la tua posizione sul tema delle prigioni private?

La mia opinione personale è che non si dovrebbe mai dare un motivo di profitto all’incarcerazione di esseri umani. L’incarcerazione dovrebbe avere come unico fine il compimento della giustizia, che sia punitiva o riabilitativa. Non si dovrebbe mai a parer mio dare un motivo di profitto a una responsabilità del Governo. Abbiamo visto cosa è successo quando è stato fatto: hanno assunto gente illetterata, hanno assunto gente incompetente per gestire le loro prigioni, hanno incoraggiato politiche di uso della forza brutali, avevano politiche di incarcerazione e di isolamento carcerario che erano inumane, lo stato di salute dei detenuti era inumano, davano loro della sbobba da mangiare e non avevano alcun tipo di politica di nutrizione ragionevole. In generale nel mondo degli affari tutto è fatto in modo da comprimere i costi al massimo e dare il minimo, ma quando si amministra la giustizia, non si dovrebbe mai garantire il minimo. Le garanzie dovrebbero essere quelle della Costituzione e della Bill of Rights.

Pensi che con Trump si possano fare passi indietro?

Beh, al momento ho un po’ di paura a causa di alcune frasi che sono state pronunciati da Trump e da quelle persone che probabilmente andranno a far parte della sua Amministrazione. Ho un po’ paura che tutti gli avanzamenti che abbiamo fatto saranno fermati o addirittura che si tornerà indietro. Spero che tutto questo non avvenga e spero che tutte le frasi che sono state dette siano state solo retorica populista e che i fatti non corrisponderanno alle loro parole. Vedremo.

A quali frasi ti riferisci in particolare?

Semplicemente quelle frasi come: “costruiremo un muro”, “rimanderemo a casa tutti gli immigrati illegali” “ci occuperemo di questo, ci occuperemo di quello” e tante cose che pensavamo che fossero ormai state superate dal progresso sociale e dalla legge e che a loro non piacciono. Il matrimonio omosessuale per esempio. Tutti questi avanzamenti sociali che questo paese è riuscito a fare sono in qualche modo in pericolo adesso e spero che questo pericolo percepito non si trasformi in realtà.

--

--

NonMeLaSpacciGiusta

Campagna della Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili - per un dibattito informato e una riforma delle politiche sulla droga.