Perché la Gggente su Facebook è Maleducata e Intollerante

Nando
2 min readFeb 22, 2017

I social non hanno forgiato un nuovo modo di comunicare.
I social sono semplicemente un nuovo mezzo, e quelli che più si adattano alle nostre necessità sopravvivono.
La brevità dei messaggi non è una conseguenza di Twitter, ma una necessità che Twitter è riuscito a soddisfare. (Nessuno ricorda i messaggi “scrtt in qst” modo?).

Essendo fermamente convinto che i nostri comportamenti online siano riconducibili ad atteggiamenti pre-internet, mi sono interrogato sull’evoluzione di facebook.
Il social di Zuckerberg, da qualche anno ormai, ha perso quell’atmosfera intima che lo caratterizzava nei primi anni. (Quanti di voi hanno postato qualcosa di veramente personale su facebook di recente?)
A questo cambiamento si è accompagnato un aumento di commenti arrabbiati e offensivi, contro tutto e tutti; commenti che il 90% degli utenti non ripeterebbe mai dal vivo.
Ho trovato una spiegazione a questo fenomeno in un libro del 1895

“La folla, non avendo nessun dubbio su ciò che per lei è verità o errore, e avendo d’altra parte la nozione chiara della propria forza, è autoritaria quanto intollerante. L’individuo può accettare la contraddizione e la discussione, ma la folla non le ammette mai”. Gustave Le Bon, Psicologia delle folle

Certo, online il nostro nome e le nostre attività sono visibili a tutti, ma proprio come nella folla, ognuno spera che il suo volto si perda tra gli altri.

Folla: Moltitudine anonima di persone

La confusione dei social garantisce un (apparente) anonimato.
Ancora più grave, le persone pensano di potersi nascondere nella folla, separando l’attività su internet da quella offline.
Quando tutti cominceranno a rendersi conto che le azioni online interferiscono con la vita di tutti i giorni, allora potremo smantellare questo falso anonimato che impedisce la creazione di discussioni e polarizza le idee.

È brutto dirlo, ma ciò che spesso ci ferma dal comportarci come animali è la paura delle conseguenze, e nessuno ha paura delle conseguenze se crede di non poter essere visto.

Prima di elaborare complesse strategie per “combattere le Fake News e il populismo”, dovremmo cominciare a spiegare che Internet è una piattaforma di comunicazione, non una realtà parallela.
Il problema è che i primi da educare, questa volta, non sono i ragazzi, ma gli adulti, che si sono gettati in un mondo non pensato per loro senza studiarne le regole, e ora sono convinti di giocare a The Sims.

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