RIPPLE — RippleNET e XRP, capiamoci

F.G. Mariani
8 min readJan 7, 2018

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Se fossimo in un film americano a bordo di un elicottero militare che precipita nel verde nulla di qualche Paese dell’America del sud, il capitano — un militare senz’altro filorepubblicano che sputacchia quando parla, ci direbbe “stringi forte le chiappe lurido figlio di puttana!”, è un pò il messaggio che la schizzante ascesa di Ripple in questi giorni ci ha, silenziosamente, recapitato.

Quello che propongo oggi va oltre le analisi della stampa generalista, si propone a metà tra una chiacchierata e un abbozzo di analisi fondamentale. Quello che mi preme discutere è la differenza tra RippleNet e XRP token, le loro possibilità o meno di coniugarsi e se l’attuale valore di XRP sia autorizzabile o puramente speculativo. Perché attenzione: la speculazione dà e la speculazione toglie, se poi non è una speculazione “sana” come avviene sempre più spesso in ambito Blockchain, il rischio di cadere di culo e frantumarci il coccige è molto alto. Chiariamoci: definisco speculazione malsana quella attuata da investitori last minute, con evidenti lacune sia informatiche che finanziarie, distanti dall’analizzare concretamente il progetto sui cui vanno a investire denaro. Perché le cripto sono primariamente dei progetti e i progetti vanno studiati. Bisogna sedersi, bere una buona dose di caffè e analizzare il team dietro ogni progetto, avere la pazienza di leggere il whitepaper, domandarsi se il progetto risponde a problematiche e bisogni reali. Limitarsi a osservare la crescita percentuale e seguire qualche crypto-trader su Youtube non è sufficente. In particolare quest’ultima pratica, di cui in realtà sono fan, deve considerarsi come accessoria. Un punto di partenza per svolgere le proprie analisi e ricerche.

XRP ha visto una crescita spropositata in tempi recenti, se pensiamo che ha oscillato per lungo tempo tra gli 0,20 e 0,25 centesimi e nel momento in cui scrivo è stabile sugli $3,15 (Coinmarketcap.com). Abbiamo assistito a un tentativo di aggrapparsi al livello di $4, cosa a mio avviso a dir poco imbarazzante. Per inciso, lo dice una persona che ha un portafoglio di XRP, quindi assolutamente niente di personale, anzi! Siete invitati a intendere “imbarazzante” come sinonimo di “spropositata”.

Ma tutto questo rispecchia anche solo kilometricamente un ipotetico valore reale del token XRP, per gli amici Ripple? E attenzione, ripeto, valore del token, quindi ciò che scambiamo sugli Exchange o custodiamo nel nostro wallet. Se si potessero allegare Gif su Medium, ne metterei senz’altro una che ride sgolandosi ma dispongo solo di Jeff Bezos:

Dart Vader Smiling after Discovering Trump’s stop for Alibaba acquisistescion of Money Gram

La risposta non può che essere un grande, enorme, apocalittico: dipende. Come ben sappiamo l’aumento di valore delle criptovalute dipende da molti fattori: un nuovo exchange apre le proprie porte al token di riferimento; partnership di vario genere; implementazioni tecnologiche e… travisare vecchi tweet di John McAfee.

Ripple ha visto il proprio valore trainato verso l’infinito e oltre, una rincorsa iniziata dopo l’annuncio di nomi importanti del sistema bancario che hanno testato il protocollo RippleNET (segnatevi questo nome sulla pelle come il protagonista di Memento perché sarà centrale nella terza parte di questo articolo, quella seriamente seria); abbiamo avuto anche l’annuncio, poi smentito (aspettando per l’altro l’ultimo secondo, furbacchioni!), da parte di Coinbase di un ipotetica aggiunga di Ripple nel suo exchange, notizia che ha causato un netto rintracciamento del 20%, per altro in concomitanza con l’arrivo del fine settimana.

Coinbase

Apriamo una piccola parentesi per poi andare al succo del mio discorso. Coinbase ha fatto in precedenza annunci simili, per poi aggiungere comunque il coin di riferimento nella propria lista. Esempio? il Bitcoin Cash, nato da un fork di Bitcoin. Cosa ci ha insegnato però questa parentesi turbolenta (ammesso che ne esistano di diverse) nel mondo delle criptovalute? Non solo che Coinbase, benché abbia sede negli USA, cada nel difetto di fare un po’ il bello e il cattivo tempo come ormai fa ogni Exchange che meriti questo nome; ma, cosa più importante, che non è stato in grado di gestire la mole di traffico che gli si è presentata davanti dopo l’aggiunta di BCH. Tuttavia la questione se XRP venga o meno aggiunta alla lista di cripto disponibili su coinbase merita una trattazione a parte che uscirà a breve.

Torniamo a noi

Non è un caso che l’abbia definita una parentesi, perché il vero problema dell’attribuzione di valore a Ripple, valore che non sia puramente speculativo, dipende da circostanze decisamente indipendenti da Coinbase. Ed’è qui che chiunque abbia intenzione di fare analisi fondamentale in riferimento a token come XRP e XLM (Stellar Lumen) deve concentrarsi un po’:

Prima di tutto, sappiamo che esiste una netta differenza tra RippleNet e il token XRP, per inciso quella roba virtuale che possediamo nel nostro wallet. RippleNet è una tecnologia finalizzata a facilitare, velocizzare e economicizzare le transazioni bancarie delle Big Banks. In questo caso si propone come sostituto del protocollo Swift, l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT). Protocollo che esiste più o meno dalla caduta di Cartagine. Non entriamo in merito alle differenze tra i due protocolli, se dovesse destare interesse lo tratteremo in maniera accurata in un articolo dedicato. Concentriamoci piuttosto su un dettaglio importante grossomodo come una bombola ad ossigeno se ci proponiamo di fare i sub nell’oceano atlantico: adottare RippleNet non implica necessariamente l’adozione di XRP. Lo implica potenzialmente. Infatti le varie banche possono servirsi di RippleNet senza — per citare Pasolini, filarsi di striscio il token XRP, tuttavia dico “potenzialmente” perché farlo implicherebbe a suo modo dei vantaggi. Ma siccome siamo in un mondo, quello delle Cripto, in cui nulla è certo è bene capire quando la differenza tra potenziale ed effettivo sia da tenere in conto se si intende abbozzare delle analisi sul lungo periodo.

Bridge

Ora, per comprendere meglio il discorso occorre introdurre il termine bridge token o bridge coin. Cos’è questo “token ponte?” Lo spieghiamo subito. La peculiarità di token come XRP (e ovviamente XLM) è appunto quella di essere dei Coin “Ponte”, ovvero servire da medium per facilitare, ad esempio, il Forex tra coppie di valute che attualmente sono tagliate fuori dal gioco. XRP/XLM “indossano” un valore. Facciamo un esempio semplice.

Mi chiamo Miguel e voglio cambiare i miei Peso Messicano in, poniamo, il Won Sud Coreano. Operazione tutt’altro che immediata e economica. Il costo e le tempistiche di tutto ciò farebbero rabbrividire sia Miguel, che Alejandro che Fernando. Ora considerate che spesso Miguel è una banca o una medio/grande società di Money Transfer che opera nei mercati emergenti. Ecco che arrivano i bridge token. Immaginate di poter cambiare a velocità stratosferiche il Peso Messicano in XLM (lumen) o (XRP) a costi irrisori per poi convertire XRP/XLM in Won Sud Coreano. Pochi secondi, costi contenutissimi. Chi ha le orecchie più attente avrà già compreso meglio il peso reale della partnership tra IBM e Stellar Lumens. Tranquilli ne parleremo in maniera dettagliata in un articolo che ho intenzione di far uscire in settimana.

La domanda sorge spontanea: le attuali partnership di Ripple che ruolo giocano in tutto ciò? Questo è il punto. Attualmente l’endorsement è verso il RippleNET, non verso il token. Ma facciamo un passo indietro:

XRapid

Se tirate fuori il Sherlock Holmes che c’è in voi e andate sul sito ufficiale di Ripple noterete tre “X” dovrebbero attirare la vostra attenzione: XCurrent, XVia, XRapid. A noi interessa l’ultimo, ma non costa nulla fare un breve cenno per le due precedenti.

XCurrent, appunto, facilita le transazioni bancarie tramite RippleNet. XVia non di distanzia troppo, ma ha come target di riferimento le imprese e come sempre riguarda primariamente il RippleNet. Ricordiamolo: adottare RippleNet non implica necessariamente adottare XRP.

XRapid ci fa tirare, più o meno, un respiro di sollievo. Si presenta infatti come una forma di pagamento cross-border, appunto volto a facilitare conversioni tra coppie di valute che oggigiorno sono impensabili. Come nella figura che segue: cambiamo, chessò, EUR in XRP e poi XRP in MXN (appunto il Peso Messicano), tutto questo con annessi risparmio e tempistiche abbreviate:

Fonte: https://ripple.com/solutions/source-liquidity/

Qui l’adozione di XRP cessa di essere opzionale. Ma è proprio questo il punto, a tal proposito Ripple non autorizza tutto questo entusiasmo. O se vogliamo rapportarlo al suo fratellino/fork XLM, Lumen, è intuitivamente overvalued.

Tori e Orsi

A questo punto proviamo ad accennare due scenari, uno bearish e uno bullish. Nel primo caso XRP svolge un ruolo marginale: si pagano le fee, si tengono attivi gli account e se la stella del mattino è dalla nostra XRapid non si fa “fregare”” il mercato da Stellar Lumens. Nel secondo caso XRapid diventa un valido competitor per Stellar Lumens, le banche adottano XRP nel RippleNet e XRP meriterà realmente la top ten della marketcap. Ma attenzione: come lo scenario Bullish apre a crescite importanti, analogamente quello bearish potrebbe dimezzare molti portafogli. Infatti non dobbiamo dimenticare che una parte sempre più consistente di wallet appartengono a persone trainate dalla stampa generalista, con scarse basi sia informatiche che finanziarie. Io non voglio peccare di pessimismo, però, se nella peggiore delle ipotesi un domani dovesse diventare di dominio pubblico che XRP è utile come un libro di Carlo Rovelli in mano a Barbara D’Urso (quindi lo scenario bearish) quanto potrebbe crollare il valore di XRP? Catastrofe. Per inciso, non credo che entrambi gli scenari si possano verificare nell’arco di due giorni, anzi sono più propensa ad avallare gli scenari ibridi, tuttavia chiunque ponderi un hold a lungo termine non può voltarsi dall’altra parte di fronte a queste circostanze.

Le banche sono la Chiara Ferragni della finanza

Facciamo una piccola digressione. Ci tengo a precisare che attualmente è comunque inverosimile immaginare che un grande istituto finanziario urli ai quattro venti “utilizzeremo XRP”, anzi, delle recenti fughe di notizie e qualche blogger americano che parla di suoi ipotetici “contatti vicini alle banche” negano questa possibilità. Ma pensiamoci un attimo, attualmente sarebbe verosimile fare un affermazione contraria? Non stiamo affermando, forse, l’ovvio? Nell’immaginario collettivo le criptovalute sono ancora associate alla compravendita di droga nel deepweb; non esiste una legislazione che le regoli (il 2018 sarà l’anno dedicato a questo), come pretendiamo che una banca, che gioca il ruolo di grande Influencer nella finanza possa esporsi in modo così forte e netto dato il clima attuale? Suvvia, è palesemente troppo presto. Leggere in giro, anche su Medium in inglese, articoli incentrati su presunti “contatti interni alle banche” che smentiscono l’utilizzo di XRP, mi fa sorridere. Non perché la ritenga una notizia non vera, ma perché la ritengo una notizia banale, ovvia. Poi, ma questa è una questione mia personale che pecco di vizi di forma, mi piace l’idea che le fonti vengano citate, dal momento che per quel che mi riguarda il contatto interno potrebbe essere la signora Clara residente a Barletta. Dunque se evito gli spacciatori di guadagni facili, le cui analisi sembrano sempre troppo ottimistiche; evito con altrettanta forza gli sperperatori di ansie: ne abbiamo già abbastanza.

Per concludere

A mio avviso chiunque abbozzi un analisi fondamentale verso questi token non può non tenere conto anche di questi fattori: parte del valore del token, il suo incremento se vuole essere genuino e non traviato da false rincorse spesso motivate dall’ignoranza di chi si approcciato a questo mondo l’altro ieri, deve dipendere dalla sua adozione su più fronti: non è sufficente pagare le fee in XRP e doverne mantenere un minimo per tenere attivo il conto: XRP non deve giocare un ruolo marginale nell’ecosistema RippleNet e, ovviamente, occorre tenere d’occhio l’adozione di XRapid, dunque del token come bridge.

[Aggiornamento 10/01/18: teniamo d’occhio l’eventuale partnership con Western Union]

Prossimamente sui nostri schermi:

Parleremo degli altri grandi exploit di queste vacanze: Tron, Cardano e ovviamente Stellar Lumens.

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F.G. Mariani

… Graduate Philosophy; ICO Advisor, Blockchain Consultant & Speaker; FX e Crypto Trader; Indipendent Writer