Innovazione, fare i conti con (02) — Quelli che usano Internet a schermo intero, spiegato

Quanto Internet è rimasto dentro a Internet? Ve lo siete mai chiesto?

Alberto Motta
5 min readMar 28, 2017

Pensiamoci: e se dividessimo l’umanità in persone che usano Internet a schermo intero e persone che usano Internet a browser ridotto?

Vediamo. Io, a esempio, uso Internet a browser ridotto.

A sinistra Chrome è ridotto in maniera tale da permettermi di visualizzare il Cestino in alto a sinistra e almeno una colonna di file — in questo momento otto screenshot di tweet del poeta Brandon Diehl.

A sinistra

A destra c’è spazio per ben due colonne di desktop: gli articoli già scritti stanno in alto, con al loro fianco le relative foto per miniature di anteprima che compariranno sul sito in cui i pezzi verranno pubblicati.

In alto a destra

In basso a destra c’è un file LibreOffice Word nominato Articolo neutro.odt e uno nominato Liberatoria acquisizione.doc.

In basso a destra

Ecco — penso — questo è un set up standard di chi usa Internet per lavoro. Lo penso perché io uso Internet per lavoro, ovvero principalmente per cercare cose.

Ah, aspetta, vi faccio vedere gli screenshot di Brandon Diehl!

Bravo, eh?

Poi mi domando: chi usa Internet a schermo intero, invece, sotto a quel lenzuolo interattivo che è il browser, che tiene così tanta compagnia, non avrà dei file da cliccare due volte con grande continuità? File appoggiati sul desktop? Non dovrà trascinare quei file direttamente dal desktop a Gmail? Non dovrà fare copia/incolla da URL a file di LibreOffice? Non unirà PDF draggandoli da desktop al raffinato software online Smallpdf?

Ma poi penso. Anche tu, Alberto, utilizzi Internet a schermo intero. Quando guardi le serie TV, a esempio.

E allora la dicotomia (a creare le fazioni sono gli scemi) da una parte chi usa Internet per lavoro, quindi quelli seri, quindi quelli col monitor ridotto; dall’altra quelli che usano Internet per stare su Internet e basta, e quindi usano lo schermo intero e non hanno interesse nel proprio desktop… pensi che non abbia tantissimo senso.

Però ha senso un’altra cosa. Parliamo allora di UX di Internet.

User Experience. Per esperienza d’uso si intende ciò che una persona prova quando utilizza un prodotto, un sistema o un servizio (fonte: Wikipedia).

Bene: tutto questo navigare sul browser, dentro a Internet, generando schede multiple, aggiornando la barra dei preferiti, non è mai cambiato, secondo voi? Quanto è cambiato? Come è cambiato? Com’è cambiato Internet? E non vi sto chiedendo quanto sia migliorata l’architettura del vostro browser.

Vi dico la mia.

Col passare degli anni Chrome è arrivato a occupare sul monitor del mio computer il minor spazio utile necessario a permettermi di lavorare.

Nel corso degli anni ho comprato computer dai monitor sempre più grandi, preferendo quelli che mi dessero sensazione di maggior ampiezza.

Quell’ampiezza che ho sempre di più cercato è sintomo del bisogno di sempre maggiore spazio per guardare le mie cose — ovvero i miei file, i miei screenshot, i miei PDF — preferendoli, nel corso degli anni, alle sensuali, fatali, ammiccanti icone lì davanti ai miei occhi, sulla barra dei preferiti.

Preferendo guardare le mie cose che guardare Internet.

Ripeto.

Preferendo guardare le mie cose, che guardare Internet.

Prendi questa Internet!

È un segnale. È importante. Preferire le proprie icone PDF alla scheda Rime www.cercarime.it è il segnale della perdita di terreno di Internet, o almeno della mia scheda Rime www.cercarime.it, che però, guardacaso, anche quella è Internet.

Questa cosa, per me, va presa con un pizzico di bullismo.

Perché adesso è arrivato il momento di guardarci negli occhi: eticissimo YouTube con la tua indelicata politica degli autoplay, ragguardevole Corriere della sera con i tuoi biasimevoli clickbait, democratico Spotify non premium che adotti volumi maggiorati nelle adv facendo peggio schifo della disprezzata TV, efficace PayPal con le tue tariffe a strozzo, elusivo altadefinizione.city con le tue schede e finestre pop-up tutt’altro che elusive.

Voi, tutti, e tutti gli altri. Che siete il presente e il futuro del futuro,

che costruite Mac e nuovi segmenti di mercato, che fondate Facebook e vi fate fotografare mentre leggete i libri come le sentinelle in piedi, che inventate le consegne in bicicletta del fruttivendolo del mio paese, ma sottopagate il garzone.

Siccome so che spiace anche a voi, allora dai! giù cambiare, fare le cose bene. Io intanto vi regalo una bella foto di Harrison Ford. Voi cominciate con l’assumere i filosofi in azienda.

Foto rubata da una campagna adv di Facebook, io sono nato a maggio

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Alberto Motta

Communication for VC dpixel / Founder of Rivista Letteraria and DEINCEPS