Il regno del vino — parte 7
Alle Cantine della Repubblica Moldava si accede normalmente tramite tour guidati che toccano solo una piccola porzione delle sterminate gallerie sotterranee. Considerata la loro estensione, vengono utilizzati treni su rotaia che portano i visitatori ad ammirare le collezioni di vini e conducono a vari ambienti, tra cui sale degustazione e ristoranti. La sobrietà non è proprio di casa da queste parti e gli architetti si erano scatenati ricreando, a cento metri sotto il suolo, interni goticheggianti e perfino un’ambientazione a tema sottomarino.
«Ehi… non così veloce!» mi bacchetta Rita.
«Tranquilla, ora iniziano le montagne russe», le dico bypassando con la macchina un po’ bruscamente i vagoni che stazionano all’ingresso.
«Quelli non ci portano all’Olimpo.»
Il personale è stato pagato profumatamente in anticipo per chiudere un occhio, di guide però non ne abbiamo bisogno. Difficile perdersi nel labirinto sotterraneo di Cricova: eloquenti segnali a forma di freccia recano scritto “Strada” e il nome di un vino: Cabernet, Chardonay, Feteasca… o appellativi più pittoreschi come “Dionis”.
Passiamo davanti ad una grande vetrata multicolore alquanto pacchiana, Dymitro apre la portiera e salta fuori facendo l’occhiolino. «Torno subito» e sparisce tra i barili.
«Non ho mai visto nulla di simile», dice Rita osservando le doppie file di botti sistemate alle pareti.
«E non hai ancora visto nulla», le faccio ammiccando.
Dopo alcuni minuti torna Dymitro. «Guardate un po’ cosa vi ho portato!» Nelle mani regge due bottiglie impolverate.
«Sei pazzo, quelli ci arrestano prima ancora di fare un brindisi.»
«Tranquillo è solo un prestito, abbiamo un Marsala superiore del ’36 e... un vino kosher del 1902!»
Per un attimo sbianco e la mia temperatura corporea scende allo stesso livello di quegli umidi cunicoli: 12 gradi. Poi divento bordò e sbraito: «Rimettile dov’erano! Dobbiamo festeggiare, non svaligiare il paese».
Dymitro ha scelto due bottiglie dalla famigerata collezione del Feldmaresciallo Herman Goering: il numero due della Germania Nazista, mentre seguiva le operazioni belliche sul fronte orientale, fece di Cricova la sua cantina privata; al termine della guerra la collezione fu sequestrata dalla Armata Rossa, ma Stalin decise di lasciare il tutto in Moldova, dove ad oggi è conservata.
«Non rovinare la festa, queste rimangono con noi per un po’.»
Stasera proprio non mi va di discutere. Sbuffando ingrano la prima e percorro i tunnel fino ad uno sbarramento. Da lì in poi terminano i binari del percorso di visita consentito. «State qui mentre sposto la sbarra». Preferisco far tutto da solo per la premura che quei pezzi di antiquariato nelle mani di Dymitro non finiscano in mille pezzi.
Sorpassato l’ostacolo e risistemata la sbarra accendo gli abbaglianti e proseguo lentamente per alcuni minuti.