Rita — parte 1

Aleksander Wolinski Cecchin
2 min readJan 20, 2018

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29 novembre 2017, ore 17:50. Tiraspol, Transnistria.

Ho appena finito di sorbire un delizioso borsch, un vero toccasana per riacquisire i liquidi perduti a causa dell’alcool e degli stravizi della notte precedente. Passo tra le dita le monete che ho ricevuto come resto, sovrappensiero ne comprimo una tra indice e pollice e la faccio roteare brevemente in aria. Ricade sul tavolo senza alcun tintinnio, ma con lo stesso suono che farebbe una fiche da gioco. La riprendo in mano. Non è di metallo, la potrei riconoscere ad occhi chiusi. È di plastica, o meglio di materiale composito. Sono infatti nel primo paese al mondo ad aver adottato monete che sembrano uscite da un casinò.

Mi trastullo nel pensiero di come questo angolo d’Europa sia diventato un tavolo da gioco per tipi svegli come me. Le terre lambite dal fiume Nistro, Dnestr in russo, sono sempre state percorse da contrabbandieri e trafficoni di ogni sorta. Per le guardie di frontiera di ben 6 paesi, 7 se consideriamo anche quello non riconosciuto che avevo recentemente eletto a mio quartier generale, era malvisto chi andava sprovvisto di alcool, sigarette, prodotti contraffatti. Difficilmente ricattabile.

Con l’entrata nell’Unione europea di Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania, i controlli con i vicini extra UE si erano fatti ancora più minuziosi e fornivano un motivo in più alle guardie doganali per sequestrare formaggi, insaccati e tutti quei prodotti che dall’Ucraina e dalla Moldova non possono entrare nell’Unione.

Oltre ai traffici più convenzionali negli ultimi tempi se ne erano viste di tutte, armi ovviamente, ma anche opere d’arte. Una banda italo-moldava aveva trafugato quadri per il valore di 20 milioni di euro tra cui figuravano anche capolavori del Tintoretto e del Mantegna. Il colpo era stato fatto a Verona, la refurtiva era stata ritrovata vicino a Odessa. Destinazione prevista: proprio la Transnistria.

In questa accozzaglia variopinta di impostori mi piaceva definirmi un HR, la gestione delle risorse umane era sempre stata il mio forte.

Parte 2 >>>>>>

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Aleksander Wolinski Cecchin

Nasce a Padova nel 1981 da padre polacco e madre italiana. Giornalista pubblicista attento ai complessi rapporti tra Est e Ovest.