Schei e tose — parte 2

Aleksander Wolinski Cecchin
2 min readJan 27, 2018

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Ero in attesa di Dymitro da ormai 20 minuti per un affare, quando sul cellulare vedo un suo messaggio: «vediamoci da me, ho roba buona». Lascio quindi qualche fiche colorata sul tavolo e in un attimo sto sfrecciando con la mia Dacia Duster in Strada Lenin, per poi imboccare Strada 25 Ottobre.

Passo davanti al Mafia, un discreto ristorante che di italiano ha solo il nome, affianco un vecchio bastione cittadino e improvvisamente l’asfalto lascia il posto alla fanghiglia, e le casette del centro si trasformano in squadrati monoliti di epoca comunista. Più che un appartamento quello di Dymitro potrei definirlo una tana, una cella di pochi metri quadri in uno dei tanti alveari di edilizia popolare sorti ad ogni periferia dell’Impero Sovietico. Deve essere tollerabile in estate, penso, ma sotto la pioggia autunnale, col pantano e i blocchi di cemento tutti uguali, non è certo un posto da cartolina.

Pic by Julia Autz

Ad ogni modo schei e tose sono ciò che mi porta nel loculo in cui mi appresto ad entrare, non certo il bel tempo e le passeggiate in riva al mare.

«Priviet Dymitro, tempo perfetto per stare a casa vero?»

«Ciao Dario, prego lascia le scarpe all’ingresso.»

«Mi hai preso per un mona, le rispetto le usanze del posto.. E poi vedo che abbiamo compagnia.»

Su un poltrona del salotto siede una ragazza, membra esili e carnagione bianchissima. Zigomi un po’ pronunciati per essere moldava. Avrà sì e no 20 anni.

«Rita, questo è Dario.»

«Sicuro che la ragazza capisce il moldavo o l’italiano?» chiedo a Dymitro.

«È di Marinka, vicino Donec’k, lì parlano solo russo e ucraino. Ma sua madre fa la badante a Napoli così ha imparato un po’ di italiano.»

Al momento di sederci, dopo i convenevoli, noto che la ragazza ha una piccola cicatrice sull’arcata sopraccigliare sinistra che tende vezzosamente a coprire con i capelli biondo cenere.

«Sì mia madre vive in Italia, sono andata a trovarla quando ero più piccola.»

«Oh, brava, vorresti spostarti in Italia anche tu?»

«Sì, vorrei tanto andare in Europa.»

«Che dici dolcezza, Tiraspol è il vero centro d’Europa, vuoi già andare via?»

«Tiraspol è ok, lontano da guerra, ma io vorrei avere un lavoro.»

Lancio un’occhiata d’intesa al padrone di casa. «Ogni cosa a suo tempo; Dymitro, ce l’hai ancora quella bottiglia?» La ragazza fa cenno di no con la testa ma Dymitro la rassicura: «questa non è vodka, è il miglior cognac della Transnistria, stagionato 40 anni».

Rita siede in maniera elegante, leggermente protesa in avanti, tradendo una certa tensione. «Quel corpicino ne avrà già viste tante…» penso mentre porta alla bocca un goccio ambrato di acquavite.

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Aleksander Wolinski Cecchin

Nasce a Padova nel 1981 da padre polacco e madre italiana. Giornalista pubblicista attento ai complessi rapporti tra Est e Ovest.