Com’è stata la prima volta con un bull?

Il primo “appuntamento” cuckold è un evento importantissimo, e spesso complicato. Se andrà bene, determinerà se diventerete una coppia cuckold a tutti gli effetti, o se il capitolo si chiuderà “all’introduzione”…

Poison Ivy
8 min readDec 6, 2019

La prima volta è stata interamente organizzata da mio marito, dopo aver ricevuto un tanto agognato .

Aveva affittato un mini appartamento in montagna e aveva selezionato il bull in completa autonomia, sotto mia indicazione. Con il senno di poi forse sarebbe stato meglio essere coinvolta nella selezione, non perché mio marito abbia fatto una scelta discutibile, al contrario, ma perché farmi possedere da un uomo con cui faccio conoscenza nel momento in cui me lo mette dentro… mi ha messo più a disagio di quanto avrei prospettato. Più a disagio di farlo con una persona che conoscevo almeno di vista, credo.

Le paure

Non posso nascondere che fossi molto in ansia. Tentavo di mantenere un certo contegno, più che altro per orgoglio, ma avevo abbastanza paura.
Ero terrorizzata che, all’atto pratico, mio marito potesse perdesse la testa. Certo, era stato lui ad organizzare tutto, ma non si sa mai quali emozioni possano emergere in una situazione del genere.
Ma ancora di più mi spaventava che potesse invece soffrire in silenzio. Temevo che la cosa non andasse come se l’era immaginata, venisse colto dallo sconforto, interiorizzando tutto.

Inoltre ero pervasa da pensieri e dubbi che, con il senno di poi, potrei ritenere idioti. Per esempio, erano tanti anni che un altro uomo non mi vedeva nuda, sarei stata accettabilmente bella? Gli sarei piaciuta abbastanza? L’imbarazzo mi uccideva. E sarei stata abbastanza brava? Con mio marito mi ero un po’ seduta sugli allori, e magari non ci mettevo più abbastanza impegno…

Tutto questo, condito dall’inesorabile convinzione che non mi sarebbe piaciuto. Non sentivo il bisogno di fare sesso con un altro uomo, stavo benissimo con il mio lui, non capivo perché avrei dovuto farlo, e sapevo che la situazione non mi avrebbe messo a mio agio. E se una donna non è a proprio agio a letto, è fortunata se non sente niente.

Com’è andata veramente

Scena: io a pancia in su e a gambe aperte, mentre mio marito, sopra di me, mi possiede. Le cose vanno bene, ma un tarlo mi rode da dentro “Quando arriverà? Come sarà? Come funzionerà?”.
E poi dal bagno esce lui, completamente nudo. Fisco statuario, piacente in modo discreto, non una di quelle bellezze arroganti.
“Ciao… sono R…” dice, timido.
“Ciao…” rispondo io.
Si comincia, penso. Devo mettermi il cappello di quella sicura di sé, recitare la mia parte, altrimenti faccio una sforbiciata di gambe, colpisco mio marito in faccia con un piede e scappo…

Anche lui non sembra sapere esattamente cosa fare, ma poi si decide e si inginocchia sul ciglio del letto. Avevo attentamente evitato di guardargli tra le gambe, ma ora non posso più farne a meno. Pube perfettamente depilato, il pene è semi eretto e già così mi sembra molto, molto grande.
Ricordati, sei sicura di te, giusto? Allungo la mano sinistra, lo afferro e lo scuoto su e giù, appena appena e lui subito comincia ad indurirsi, ingrossarsi e allungarsi. “Allora non gli sono indifferente! Meno male” penso tra me e me.

Nel mentre, non dimentichiamo che mio marito mi sta scopando, ed è molto, molto eccitato, lo posso constatare da come si è immediatamente indurito ed espanso dentro di me.

Curiosamente, nonostante la situazione, non riuscivo proprio a concentrarmi. La mia mente volava da un pensiero all’altro, come se stesse combattendo per non restare lì.
Guardavo il grosso uccello che avevo in mano e pensavo… “Quando l’ho visto uno così grande? Ah sì, T… all’epoca ce la facevo benissimo, dovrei riuscirci ancora” (lo cito brevemente qui).
Oppure “Che poi, dove l’ha trovato uno così. Non c’è mica un catalogo…”.
Ma anche cose più pratiche, tipo “Chissà se si aspettano che glielo succhi… forse sì, ma io non lo faccio di certo ad un estraneo. Magari potrei provare a segarlo con due mani, da questa posizione non ci riesco…”

Le cose si fanno serie

A un certo punto mio marito pronuncia la fatidica frase: “R… sono al limite…”. Avevo evitato il pensiero fino a quel momento, ma sapevo sarebbe successo. Mio marito esce da me e si stende di fianco, mentre R indossa un preservativo. Io evito di guardarlo e fisso mio marito, non voglio neanche assistere. Nella mia mente, un mantra continuava a ripetersi: “Non mi piacerà. So che non mi piacerà, ma pazienza. Come sono finita in questa situazione?” quando senza che neanche me ne accorgessi, lui mi era sopra e guidava il suo membro dentro di me.
Temevo mi avrebbe fatto male, ma in realtà fu molto delicato e paziente. Ricordo chiaramente come lo faceva entrare in una progressione di brevi movimenti in avanti… e ricordo come pensai “Mio dio ma non finisce mai!”.

Insomma, una volta dentro comincia a possedermi, in modo sensuale e passionale, riempiendomi con il suo membro a quello che mi sembrava il limite delle mie possibilità anatomiche.
All’inizio provo ad ignorarlo, ma in breve diventa difficile far finta di non notarlo, quindi lo devo ammettere almeno a me stessa: mi piace… MI PIACE!
E penso “Non è possibile! Io non lo volevo neanche fare!” ma le cose stanno così.
Con il braccio destro invito mio marito ad avvicinarsi e a baciarmi, per mitigare questo bizzarro senso di colpa. Magari se lui mi bacia, penso, immaginerò che sia lui. Lui mi infila la lingua in bocca… e il risultato è che l’illusione certo non funziona e sono ancora più eccitata di prima.

Sento un orgasmo che comincia a salirmi prepotente, ma non voglio venire con questo tizio… così lo fermo in momenti strategici, fingendo un dolore, e riesco a trattenermi. Dopo un po’, rendendomi conto di non riuscire più a farcela, chiedo a mio marito di prendere il suo posto, e neanche dieci secondi dopo la sostituzione, vengo in modo esplosivo.

E poi via! Ancora e ancora e ancora… I due lavorano in squadra come se sapessero esattamente cosa fare, mentre la pirla a gambe aperte ero io, e subivo qualsiasi loro decisione.

Un “lavoro” estenuante

Non ero più abituata a fare così tanto sesso, così a lungo, ero veramente stremata. Mi hanno presa in tutte le posizioni, in tutti i modi.
Ero riuscita a mantenere l’illusione che R. non mi facesse venire, pianificando sostituzioni strategiche, e quando la sostituzione non avveniva in tempo, provavo a trattenere dentro gli aspetti più eclatanti di un orgasmo. Allo stesso tempo, tenevo d’occhio qualsiasi espressione facciale di mio marito, perché non ero ancora del tutto sicura che fosse soddisfatto e rilassato di fronte ad una situazione del genere. Il tutto era abbastanza estenuante e, in tutta onestà, speravo che venissero di modo da smorzare tutta questa tensione.

Il momento più temuto

Scena: mio marito steso a pancia in su e io che gli sto sopra, cavalcandolo. In piedi, affianco a me, R. che mi presenta, praticamente in faccia, il suo arnese da demolizione che io masturbo a due mani, sfoggiando la mia migliore tecnica. È forse il primo momento nel rapporto in cui sono relativamente rilassata. Ci metto molto impegno, sia a dondolare con il bacino, sia a masturbare il nostro nuovo amico. Comincio a sentire i primi segni di quella che sarebbe poi diventata una piccola ossessione delle mie: voglio essere brava, all’altezza, voglio soddisfarli e sentire su di me la loro soddisfazione, essere la causa del loro piacere.

Poi, all’improvviso, succede. Mio marito mi afferra i fianchi e comincia freneticamente a muovermi avanti e indietro mentre mi spinge su con il bacino fino a sollevarmi. E a quanto pare ha tutta l’intenzione di non lasciare dubbi, annunciando “Vengo!”.

Un’eiaculazione di quelle ispirate, lo sentivo schizzare dentro di me e la cosa mi faceva impazzire. Non ebbi un orgasmo per un soffio ma lo simulai perché era veramente troppo perfetto.

Gli rotolo affianco a pancia in giù e quando sento R. scartare un nuovo preservativo, capisco che le cose si sarebbero complicate.
Ora che la sua eccitazione si era estinta, temevo che il vedermi continuare con R. l’avrebbe incupito o si sarebbe addirittura adirato.

Ma ormai era troppo tardi per pensare ad un piano, R. mi era sopra e mi stava penetrando, facendo schizzare fuori lo sperma di mio marito con un rumore gelatinoso.

E… era bello, lo ammetto. Prima piano, poi sempre più forte, appoggiando tutto il suo peso su di me, mi dominava. Per una frazione di tempo mi dimenticai che mio marito fosse lì e mi godei le attenzioni di R., ma poi sentii l’irresistibile esigenza di alzare lo sguardo e…

Lui era lì seduto affianco a me che ci guardava con uno sguardo strano, quasi assente.
“Tutto bene” gli chiedo.
“Sì, è bellissimo” risponde, ma io non gli credo e cerco conferme “Sicuro?”.
Lui annuisce e si stende, girato sul fianco verso di me. I miei occhi si incollano ai suoi creando una strana connessione. Era come se ogni mia espressione facciale si riflettesse identica su di lui.

“Ti piace?” mi chiede tutto d’un tratto. Il suo sguardo è speranzoso, avido di informazioni.
Avrei voluto dirgli “Sì! Tantissimo! Mi scopa come un toro! Ha un cazzo enorme!” ma non me la sentivo, non potevo. Annuisco con il capo.

Poi a un certo punto, inevitabile e immenso, arriva un orgasmo che non posso limitare, così ruoto il capo e pianto la faccia nel cuscino, sperando di riuscire a rendere il tutto meno eclatante. Tutt’ora non so se ci sono riuscita perché era veramente potentissimo.

Gran finale

Non molto tempo dopo, anche R. è ormai al limite. E per fortuna, sembrava veramente in grado di proseguire per sempre e io onestamente non ce la facevo più!

“AH! Sono vicino…” ansimò, e in quel momento mi resi conto che era forse la prima frase di senso compiuto che gli sentivo pronunciare…

Al che mio marito sembra recuperare i sensi e ordina “Sulle tette! Sulle tette!”.
Lui allora lo sfila e, con ben poca gentilezza, mi gira a pancia in su. Quindi si strappa il preservativo da dosso, si tocca l’uccello per neanche dieci secondi e, accompagnato da un lamento gutturale, comincia a sborrarmi addosso.

Dico “comincia” perché ha continuato a schizzare per non so quanto tempo, una cosa veramente impressionante. Schizza e schizzava sui miei seni a getto come se si stesse liberando di riserve di anni. Io onestamente sono quasi divertita dalla scena, perché è surreale, ma nel contempo sento un certo orgoglio, perché se un amante così bravo viene in quel modo grazie a me, forse non sono così scarsa come credevo.

Ecco, questo è un momento strano. Anche R. si stende a prendere fiato e io penso… “E adesso che si fa?”.
Si parla del più e del meno? Si dorme? Si guarda il soffitto? Non che volessi necessariamente fare qualcosa, ma era come se mi aspettassi un protocollo, qualcosa che normalmente si fa in queste occasioni. È stato un po’ imbarazzante, perché penso che tutti e tre abbiamo avuto lo stesso pensiero, e il risultato è stato che ce ne siamo stati lì, in silenzio.

Fino a quando mio marito non ha cominciato a stuzzicarmi…
E sì, neanche mezz’ora dopo abbiamo ricominciato!

Considerazioni

Tanto paura per nulla, tante remore per nulla, è vero. Alla fine tutto è andato come doveva andare, e qualsiasi mio tentativo di controllare la situazione è stato uno sforzo privo di senso. Ma è comprensibile, credo. Era una cosa molto delicata e il rischio che andasse storta molto elevato.

È stato molto più piacevole di quanto avevo predetto, e questo, in un certo qual modo, mi ha messo in difficoltà. Sia nell’atto in sé, considerando che volevo inconsciamente far credere a mio marito che solo lui poteva darmi piacere, sia nelle conseguenze. È un po’ il problema di noi donne: quando ci dedichiamo anima e corpo in una relazione, cominciamo a credere che nulla lì fuori funzioni ancora come ce lo ricordavamo. Invece il sesso è semplice, e il più delle volte funziona senza pensarci troppo su.

Ad oggi non saprei dire se questa prima esperienza sia andata “nel migliore dei modi”, perché onestamente non so esattamente cosa cambierei, con il senno di poi. Ma è andata bene, ed il fatto che siamo ancora una felice coppia cuckold ne è il testamento.

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Poison Ivy

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