Tactical Pills #1 - Torino-Parma, Verona-Cagliari
103 giorni dopo l’ultima volta la Serie A è tornata in campo. Certo, Torino-Parma non era esattamente la gara più entusiasmante per ricominciare, e si è rilevata in effetti scialba e con pochi contenuti tattici di qualità.
Le premesse dicevano già molto: una delle squadre che pressa di più, il Torino (PPDA 8,09), contro una delle squadre che gioca con il baricentro più basso, e che sceglie deliberatamente di chiudersi in difesa e affidarsi alla velocità dei suoi giocatori offensivi in transizione offensiva, ovvero il Parma di D’Aversa.
Il Toro è andato in vantaggio con il quinto gol di N’Koulou in Serie A (gli altri 4 tutti segnati di testa, tutti all’Olimpico di Torino) ma non ha saputo gestire al meglio il vantaggio. La squadra di Moreno Longo, nonostante la rosa di buon livello, non sa imporre il proprio contesto di gioco quando ha la palla, e si trova più a suo agio quando deve fare l’underdog, deve difendersi, pressare e generare occasioni da rete rubando la palla nelle zone alte del campo.
Così, la sterile fase di possesso del Toro si definiva più o meno con una tipologia d’azione base: scambio molto lento fra i 3 centrali e i due mediani, con il Parma in attesa che per nessun motivo sceglie di pressare, e il resto della squadra, quindi De Silvestri e Berenguer sui lati, Zaza, Belotti ed Edera, molto avanzati, in attesa di un lancio diretto e pronti a lavorare sulle seconde palle.
L’enorme dato sugli expected goals che leggiamo a fine partita, addirittura un 2,89 per il Toro (secondo Understats), scorporato dal rigore sbagliato da Belotti e dal gol di N’Koulou diventa un 2,11, ma più della metà di queste occasioni sono nate da una giocata ormai codificata per la squadra granata: si crea l’azione sul lato sinistro del campo, si cerca il secondo palo, attaccato sempre con generosità e tempismo da Lorenzo De Silvestri.
Da quando Cornelius è in campo con continuità (e segna pure) il Parma ha accentuato ancora di più la propria natura verticale. È la squadra che ha effettuato più lanci lunghi in Serie A (1259 totali, 45 a partita). D’Aversa a fine gara ha dichiarato: “Il loro gol ci ha costretto a cambiare i piani”. Chissà quali erano i piani originali, allora. La squadra emiliana ha portato a casa un pareggio prezioso, rimane più vicina alla zona europea di quanto non sia vicina alla zona retrocessione e può programmare le prossime gare con tranquillità. Il Torino, invece, è a 3 punti dalla zona retrocessione, e rischia veramente troppo. Le prossime due gare contro Udinese e Cagliari diranno molto sul futuro della squadra di Cairo, che non potrebbe permettersi un finale di campionato da incubo.
Verona-Cagliari si presentava come la gare delle sue cenerentole del campionato. Le due squadre si sono divise questo “titolo” quasi equamente, con i sardi che hanno stupito tutti nella prima parte della stagione (per poi crollare inesorabilmente), mentre la squadra di Juric ha stupito con continuità impressionante e adesso naviga a ridosso della zona Europa League.
Si può dire che abbiamo ripreso le squadre da dove le avevamo lasciate: il Verona è una squadra estremamente veloce, aggressiva, intensa e soprattutto fluida. Una vera e propria Atalanta in piccolo, con tanti giocatori low cost che stanno rendendo tantissimo.
Il mio preferito è Sofyan Amrabat, un centrocampista completo, che spicca quasi sempre per le sue doti di atletismo ed è prezioso per la squadra di Juric per tutte e 4 le fasi del gioco (ieri 95% di precisione passaggi, 1 passaggio chiave, 4 falli subiti e 11,12 km percorsi, il migliore dell’Hellas). Amrabat è già della Fiorentina, ed è uno di quei giocatori che in teoria dovrebbe giocare all’Hellas per altri 9 giorni (il suo prestito scade il 30 giugno).
L’Hellas ha dominato senza mezzi termini fino all’espulsione di Borini, avvenuta al 35'. La squadra di Juric tuttavia aveva guadagnato un discreto vantaggio, grazie alla doppietta di Di Carmine, ed è riuscita a vincere la gara contro un Cagliari apparso disorientato dai continui movimenti del Verona e incapace di pressare e rubare palla in maniera adeguata.
L’Hellas dal primo al secondo tempo ha abbassato di 5 metri il baricentro medio della squadra, e ha rischiato relativamente poco fino all’85', quando il Cagliari ha provato il tutto per tutto per pareggiarla.
Zenga a fine gara ha sottolineato come le assenze di Nainggolan, Joao Pedro e Oliva abbiano pesato molto sulla gara del Cagliari, nonostante i sardi abbiano affrontato la partita per buona parte in superiorità numerica (fino all’espulsione di Cigarini).
In effetti senza Nainggolan e Joao Pedro il Cagliari perde praticamente il 70% del proprio potenziale offensivo, che si riversa quindi sul titubante Giovanni Simeone, che ieri ha tirato due volte, segnando l’unica volta in cui ha preso la porta.
Il Verona ha perso una sola gara delle ultime undici giocate. Adesso è al settimo posto, e sembra poter continuare la sua striscia positiva se giocherà ancora così. Certo l’intensità della squadra di Juric verrà messa maggiormente alla prova con temperature ancora più alte e squadre con idee più precise sul come reagire ai principi di gioco dell’Hellas.
Il Cagliari al contrario non vince da 13 partite, nel 2020 non ha mai vinto, ma ci sarà tempo per valutare il lavoro di Zenga che ieri era alla prima partita sulla panchina sarda, e dovrà recuperare a breve gli elementi decisivi della rosa.