Ti odio Gianni Zuiverloon

Massimiliano Chirico
8 min readAug 17, 2017

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Zuiverloon con la maglia dell’ADO Den Haag

Gianni Zuiverloon gioca ancora, vive e lotta insieme a noi e non ci avrei scommesso nemmeno un nichelino, se solo nel nostro sistema monetario esistessero i nichelini, che Gianni Zuiverloon fosse ancora un giocatore serio, attivo, verticale. “Non so di preciso quanto vale un nichelino e non voglio ricordarmi per quale arcano motivo Gianni Zuiverloon mi è entrato in teta” ho scritto quando ho avuto voglia di aprire il cassettone (vuoto) dei ricordi su Gianni ma più andavo avanti con gli ingranagi, più riuscivo a fare chiarezza dentro di me, mettendo al loro posto tutte le domande. Perché Zuiverloon, da pronunciare rigorosamente per intero, mi è finito tra gli scaffali del cervello come quel bigliettino dove hai appuntato le password del computer? Perché Gianni, questo nome tipicamente italiano, diffusissimo dalle mie parti come in ogni angolo dell’Italia? Ogni volta che sento qualcuno chiamare “Gianni!” nella mia testa la frase si completa con “Zuiverloon” e spesso lo faccio anche ad alta voce, come se fosse una cosa normale conoscere Gianni, che per me si pronuncia proprio Zuiverloon, con la oo più lunga, anche se la pronuncia olandese è dʒiˌjɑnɪ ˈzœy̯vərˌloːn. Chiaramente.

Questo video, caricato da Juzzt Football, dovrebbe essere uno di quei video che servono per vendere un giocatore.

Zuiverloon è un terzino destro o difensore centrale col nome che ricorda un posto tipo “Appuntamento a piazzetta Zuiverloon/ Noi siamo allo Zuiverloon a bere due birre/ La mia ragazza si è iscritta allo Zuiverloon”.
Mediamente alto, mediamente robusto, dotato di grande dinamismo e capacità di inserirsi. Molto più efficace da esterno che da centrale, calcia col destro tipico da terzino, quel piede default che ti arriva nella scatola base del kit terzino.destro.che.non.si.accentra.
Bravo in fase d’anticipo, aggressivo e molto propenso al gioco offensivo, non può certo definirsi un giocatore prettamente tecnico e comunque tutte le cose che sa fare le ha fatte in maniera normale, guadagnandosi onesti stipendi da su buste paga firmate West Bromwich, Maiorca e Feyenoord.
La pagina di Wikipedia Italia relativa a Zuiverloon contiene praticamente gli stessi dati che servirebbero per compilare la mia ma anche orientandosi tra i diversi siti di appassionati si riesce a scoprire ben poco. È forse questo il destino di un terzino medio, un terzino che non ce la fa a spiccare sugli altri anche in un’epoca segnata dalla morìa di terzini in gamba?

Gianni Zuiverloon nasce a Rotterdam, il più grande porto di mare del Vecchio Continente, a soli due giorni dalla prima alba del 1987. I genitori decidono di volergli bene fin da subito e all’anagrafe lo registrano come Gianni Michel Eugene Zuiverloon, regalandogli ben tre nomi tra cui decidere e fortunatamente finirà come tutti già sappiamo.
A sei anni il piccolo Gianni è stufo del karate e dell’odore di cloro della piscina comunale e chiede a mamma Zuiverloon di cambiargli sport, di iscriverlo alla scuola calcio e di farlo in fretta. Mamma Zuiverloon, che di calcio non ne sa molto ma che mai si metterebbe contro un bimbo arrabbiato e con tre nomi, pesca dal cassettone l’ultimo numero delle Pagine Gialle e dopo qualche minuto di sfogliare frenetico trova un nome e un indirizzo: Feyenoord Rotterdam, la squadra della città. Un paio di domande alla gentile centralinista sul costo del corso, l’angolo della strada per far prelevare il figlio dal pulmino della squadra e Gianni Zuiverloon diventa un bimbo delle giovanili del Feyenoord, tanto determinato a cambiare sport da passare 11 anni tra i piccoli e 2 in prima squadra.

Ora sarebbe bello riuscire a collegare al giocatorel’etimologia del nome Rotterdam, dove dam sta per diga e Rotte è appunto il fiume interrotto dala diga che tocca la città, raccogliere tutto e cucire addosso a Gianni un vestito brillante, epico, che lo faccia sembrare uno dei giocatori che più hanno dato lustro alla città di Rotterdam e alla squadra del paese, magari chiamandolo la diga di Rotterdam ma purtroppo la sua carriera è stata abbastanza normale.
Nella stagione 2004–2005 il tecnico dei biancorossi Ruud Gullit lo aggrega alla prima squadra, utilizzandolo solitamente come centrocampista difensivo nel secondo tempo col compito di alzare la cerniera della difesa e proteggere il risultato. Nel Feyenoord giocano asseieme a lui anche Dirk Kuyt, Salomon Kalou e Shinji Ono, Gianni fa in tempo anche ad esordire in Coppa UEFA prima di fare le valigie. La sua carriera poi fa così:
prestito annuale al Waalwijk, primo gol contro l’Herenveen.
rientro a Rotterdam e cessione all’Herenveen.
dopo due stagioni viene ceduto al West Bromwich Albion, in Inghilterra, per quattro milioni.
gioca due anni, poi prestito all’Ipswich, poi svincolato.
firma per il Maiorca, poi va in prestito all’Herenveen, poi svincolato.
firma per l’Ado Den Haag, svincolato.
firma per il Cultural Leonesa, sua attuale squadra.

Ha comunque accumulato circa 360 presenze da professionista, i suoi interessi sono nelle mani di Juzzt Football, agenzia che si occupa anche di Vertonghen, Eljero Elia e Nigel De Jong e che in passato ha trattato alcuni uomini iconici come Ruud Van Nistelrooy, Khalid Boulahrouz e Joris Mathijsen. Una carriera normale quella di Zuiverloon, quanto basta per vivere dignitosamente e per metter da parte qualcosa.

Nel 2007 il tecnico dell’U21 olandese Foppe de Haan inserisce il suo nome nella lista dei convocati per l’Europeo di categoria, disputato proprio nei Paesi Bassi. Zuiverloon indossa il numero due, gioca terzino ed è uno dei cardini della squadra oltre ad essere uno degli uomini di maggiore esperienza: parte titolare nei primi due impegni contro Israele ( vittoria per 1 a 0 con rete di Hedwiges Maduro, giocatore con una faccia troppo più grande rispetto al resto del corpo) e Portogallo ( vittoria per 2 a 1 con gol di Ryan Babel e Maceo Rigters). A riposo nell’ultima del girone col Belgio, Zuiverloon ritorna in campo per la delicatissima semifinale con l’Inghilterra.
Si gioca all’Abe Lenstra di Herenveen, in campo due squadre stracolme di giocatori che ad oggi possono guardarsi alle spalle e dire di aver costruito una carriera onesta: Zuiverloon ne è un minuscolo esponente, fanno più scena i nomi di Ron Vlaar, lo stesso Ryan Babel scomparso dopo il Liverpool, Tim Krul conosciuto solo per la genialata di Van Gaal al Mondiale brasiliano ma anche Milner, Cahill che è forse l’unico ad aver vinto una Champions League, Hart e Ashley Young.
De Haan punta forte su De Ridder e Drenthe, i due esterni che hanno il compito di bucare l’organizzatissimo pacchetto arretrato inglese, con Reo-Coker e Mark Noble a fare da buttafori a ridosso dei difensori. Alla vigilia della gara il tecnico olandese confessa di aver chiesto ai ragazzi un allenamento supplementare sui calci di rigore, per evitare la stessa figura maturata due anni prima ai Mondiali U20 contro la Nigeria.
L’Inghilterra cambia il parziale al minuto 38 con Leroy Lita che si fa spazio nell’area caricandosi Ron Vlaar sulle spalle prima di girare in rete e punire l’ingenuo Watermann, oggi portiere dell’APOEL, ma cinquanta minuti dopo, quando il quarto uomo ha già indicato il recupero, Maceo Rigters (che si è ritirato due anni fa) sigla il gol del pari in rovesciata, praticamente il gol dei sogni, rinviando tutto ai supplementari e infine ai rigori. Finisce 13 a 12 per l’Olanda nella partita con la sequenza di rigori più lunga di sempre.
Gianni Zuiverloon calcia il settimo rigore, segnato, quando siamo già nella fase a oltranza, dove si può calciare senza seguire un ordine preciso: per l’Inghilterra pareggia il portiere Scott Carson. Zuiverloon si ripresenta dal dischetto per il quindicesimo tiro, segnando ancora. Per l’Inghilterra sbaglierà Anton Ferdinand. È finale.

In Twelve Yards, manuale di Ben Littleton su come calciare perfettamente un tiro dal dischetto, Zuiverloon racconta di aver vissuto i suoi due rigori con la consapevolezza di sapere perfettamente dove il pallone sarebbe andato a finire (chissà se era consapevole che non avrebbe mica tirato questi due rigori incredibili). Geri Jordet, psicologo sportivo, ha condotto diversi studi sul comportamento dei giocatori in momenti di forte pressione e stress, stabilendo che perdere tempo prima di un calcio di rigore non è sempre utile, che sia per innervosire il portiere o per focalizzare il proprio obiettivo, ma prendersi qualche secondo per respirare e convincersi di sapere cosa fare prima della rincorsa può aiutare ad acquisire maggiore sicurezza. Si parte dall’assunto che un giocatore che si appresta a calciare un rigore sappia già cosa fare, ovviamente. Jordet ha osservato che tutti i giocatori dell’Olanda in quella storica partita hanno avunto un tempo di risposta dopo il fischio dell’arbitro di circa 1 secondo, 5 decimi in più rispetto alla media degli inglesi che, a differenza dei ragazzi di De Hann, preferivano guardare altrove piuttosto che fissare il proprio sguardo su Watermann, il portiere olandese.La finale diventerà poi una mera formalità, con gli Oranje che asfaltano 4 a 1 la povera Serbia di Kolarov e Basta, laureandosi campioni d’Europa U21 per la seconda volta nella storia.

Alcune cose che rimangono di quell’Europeo e che possiamo facilmente richiamare all’attenzione

  • Scott Carson, portiere dell’Inghilterra che, assieme a Paul Robinson, David Calamity James, Robert Green, Joe Hart, Ben Foster, Fraser Forster, Ian Walker, Jack Butland e Tom Heaton, ha composto la generazione di portieri inglesi che hanno sostituito David Seaman. Con pessimi risultati.
  • Giorgio Chiellini, Alberto Aquilani e Alessandro Rosina inseriti nella rosa dei migliori del torneo.
  • Quando l’Inghilterra si qualifica per le Olimpiadi scatta automaticamente un playoff supplementare per rimpiazzare il posto degli inglesi che partecipano ai Giochi Olimpici come Regno Unito. In questa edizione toccò a Portogallo e Italia, terze nei rispettivi gironi: la spuntarono gli azzurri ai calci di rigore
  • Durante i festeggiamenti per la vittoria finale, alcuni giocatori sventolarono in campo delle bandiere del Suriname, ex colonia olandese che ha dato i natali a giocatori come Clarence Seedorf, Ruud Gullit, Aaron Winter ed Edgar Davids. Pochissima roba.
  • Royston Drenthe, miglior giocatore della manifestazione, passato poi dal Feyenoord al Real Madrid. Esterno d’attacco velocissimo e senza piedi, pare oggi faccia il rapper.

Zuiverloon non ha mai vestito la maglia della nazionale maggiore.
Oggi guida la difesa del Cultural Leonesa, che gli riconosce prestigio e valore in virtù della sua decennale esperienza e lui su Instagram si comporta un po’ da leader spirituale della squadra. Quante partite giocate a tutte le latitudini e quante botte prese per diventare il baluardo di una squadra della seconda divisione spagnola, passando dal titolo di Campione d’Europa ai campi polverosi dell’entroterra iberico, mentre la consistenza degli oggetti che ti circondano e l’aria ovattata che riempie gli spogliatoi della Premier League lasciavano spazio al sudore, alla semplice voglia di farsi ancora spazio in mezzo alla difesa. Nella scorsa stagione Gianni si è comunque tolto la soddisfazione di guadagnarsi sul campo la promozione in Liga2 guidando il Cultural.

Quest’estate ha trascorso qualche giorno in vacanza a Medellin e Rio De Janeiro con Ryan Babel, che oggi gioca per il Besiktas, e Ryan Donk, difensore del Galatasaray. Si saranno divertiti molto spacciandosi per trendsetter in giro per il mondo. Inoltre lui e Babel hanno due siti internet pressochè identici, con delle sezioni come Gears e Lifestyle che sono lontane anni luce dai primi prototipi di sito web di un calciatore X: danno l’impressione di far parte di un piano malefico che mira a proiettare un’immagine di loro molto più grande e vincente della realtà nuda e cruda, qualcuno che sta già pensando al post-ritiro e a come riciclarsi nel mondo della moda e dello spettacolo.

Ma è ancora troppo presto per pensare al ritiro a 30 anni.
Chissà se fino alla fine Zuiverloon non riuscirà a strappare un annuale in Italia, magari al Chievo Verona, per difendere Sorrentino assieme a Gobbi e Dainelli. Suona anche bene la difesa a tre: Massimo — Dario — Gianni!

Ti odio Gianni.

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Massimiliano Chirico

Da piccolo avrei voluto fare hockey su ghiaccio ma vai a spiegarglielo a mio padre. Oggi la mia vita sarebbe diversa.