4. Fra 11 giorni uccidiamo il Papa

Marco Geronimi Stoll
Salvini all’onda
Published in
5 min readMay 22, 2019

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Salvini all’onda è una narrazione fantapolitica creata da Marco Geronimi Stoll assieme ai lettori.
Ogni episodio si costruisce in incontri telematici o in assemblee di cittadini.
Chi vuole può invitare l’autore a incontri pubblici di comunicazione sociale per ideare un nuovo capitolo, o inviargli suggerimenti.

La parte 1 è qui,
in essa si racconta di come Salvini precipitò in mare durante una missione segreta.

La parte 2 è qui:
Salvini continua a galleggiare; intanto il suo abile sosia (il “Macchinetta”) gira l’Italia facendo comizi, inaugurazioni e dichiarazioni provocatorie sui media.

La parte 3 è qui:
scopriamo qualche cosetta in più sul Macchinetta

Quarta parte:
L’attentato al Papa è fra 11 giorni; anzi 10.

Sta per tramontare il sole e sono ancora qui a galla; che ora sarà?
A quest’ora si saranno accorti che non sono tornato. Da qui in poi diventa evidente che mi hanno abbandonato.
Mi stanno facendo fuori! mi stanno lasciando naufragare in questo cazzo di salvagente giallo, a morire di sete e di freddo, a me che sono il Ministro dell’Interno, come se fossi un africano qualsiasi.
Chi è stato? Cazzo, devo restare lucido, comincio ad essere stanco. Chi è stato? perché? Sarà un caso che il mio elicottero è stato sabotato proprio 11 giorni prima dello scherzetto al Papa? 11 giorni prima del mio trionfo?

Non è stata mia, la trovata di uccidere il Papa, lo ammetto.
È stata dei miei tre consiglieri globali; della bella russa, mi sembra di capire; ma anche il prelato era d’accordissimo, anche se stava zitto, lo si vedeva dal ghigno sommesso; il terzo, il misterioso, come al solito non batteva ciglio.
Dall’indomani abbiamo cominciato a battere sulla famiglia cattolica, a sventolare madonne e crocifissi… altro che Dio Po, siamo diventati tutti baciapile da un giorno all’altro.

Il Macchinetta non ne sapeva nulla, gli avevamo solo detto di farsi l’elettorato cattolico. Stava al gioco: quell’uomo è fantastico, bacia il rosario, invoca la Madonna ai comizi e a nessuno scappa da ridere. È l’incredibile potere della faccia tosta: meno ti fai domande, più sei credibile.
Ci abbiamo lavorato più di sei mesi; era pronto il copione dell’attentato come per un grande spettacolo, da mettere in scena già il mese scorso per prepararsi alle europee. Poi, la sorpresa.

Il giovane clandestino era stato istruito, i miei uomini nei servizi gli avevano lavato il cervello per bene. Di gente brava a preparare i kamikaze islamisti ce ne sono decine in medio oriente, è stato facile selezionare quello giusto: un altro che non vuole sapere per chi lavora e che crede solo nel partito dei soldi.
Anche trovare il killer è stato davvero facile: scegliere un ragazzo islamico tra i frustrati, con la figura paterna assente, pronti a morire pur di sentirsi eroi… ne abbiamo un database pieno così, per incrociare i dati è bastato girare tra le palestre più sfigate dell’hinterland. L’abbiamo scelto alto, muscoloso e brutto da far paura; e molto scuro, naturalmente. Grand, gross e ciula, come si dice da noi: grande, grosso e fesso. Con gli occhi del frustrato, bassi e un po’ infossati, del buono che può diventare cattivo in un secondo ma anche viceversa.
Stavo costantemente informato sull’addestramento e sulla sua motivazione, ero contento: era uno studente disciplinato, meticoloso, un po’ zuccone ma obbediente. Convinto di immolarsi per una santa causa, hahaha, che cretino.
Se lo sapessero, tutti questi apprendisti kamikaze votati al martirio, che quasi sempre sono manipolati da qualche servizio americano, russo, francese, israeliano… hahaha. La politica è complicata, chiunque crede che sia semplice ne diventa uno strumento, un burattino; lo so bene, io.

Sulle 72 vergini in paradiso ci scherzava sopra, datemene una qui sulla terra, ha detto; e noi gliel’abbiamo data. Oddio, mica tanto vergine… ma brava come 72 a esaltare quella mezza sega dentro e fuori dal letto. Pazzesco: gli ripeteva “amore, morirai per me” e lui si motivava: studiava i percorsi, si allenava, faceva il tiro al bersaglio con delle finte bombe a mano per ore e ore. In fondo, della religione a lui non glie ne fregava niente, mangiava salame, beveva birra… naturalmente si incazzava con le sorelle che non seguivano il Ramadam, i pirla sono uguali a tutte le latitudini. Gli fregava solo di vendicare la sua incazzatura esistenziale e fare qualcosa di importante. Cosa c’è di più importante che uccidere il capo dei crociati infedeli!?
Abbiamo fatto lo storyboard, come per un film. Mi sono perfino divertito, a giocare al regista.
La cosa più difficile da programmare non è beccare il Papa con la bomba a mano, anche se è meglio prendere un po’ di fedeli insieme a lui e fare tanto sangue; la cosa essenziale è la fuga.
Il killer non deve essere assolutamente catturato subito e non deve essere linciato… La fuga è il vero spettacolo, deve andare in prima serata e deve essere calcolata come un orologio svizzero, cartina alla mano, scappa qui, rifugiati lì, qui c’è l’auto, lascia in questo posto questo telefono senza indizi dove avrai videoregistrato questo videomessaggio contro la chiusura dei porti… (madonna! lo ha registrato decine di volte, che imbranato, si impappinava, prendeva l’aria da cucciolo, invece doveva sembrare feroce e determinato…)

La bomba deve scoppiare un’ora prima dei telegiornali della sera.
La fuga in diretta deve andare avanti almeno fino alle due di notte, per tenere il mondo incollato al monitor, a vedere e rivedere centinaia di volte le immagini di lui che grida Allah akbar, in mezzo alla folla strappando con un morso la linguetta della bomba a mano, ripreso “casualmente” da cinque o sei telefonini; poi verso le 22.25 troviamo il suo cellulare col video, lo si annuncia prima della pubblicità e lo mandiamo in onda subito dopo. Io compaio ogni dieci minuti con la faccia seria e la voce vibrante, sguardo fisso sulla telecamera, mentre faccio dichiarazioni contro i criminali immigrati che pagheranno questo insulto al nostro mondo civile; e poi i cronisti a intervistare i parenti delle vittime “signora, lei come si è sentita a vedere suo figlio dilaniato sull’asfalto?”
Poi, ovviamente, verso le due meno un quarto: il conflitto a fuoco definitivo.
Non dev’essere una mitragliata e basta, lui deve rispondere al fuoco, serve un po’ di far west in diretta, con lampi e botti, ma poi deve morire subito: non sia mai che lo prendano vivo e gli scappi di raccontare qualcosa. Alla peggio, ci sarà un nostro uomo sull’ambulanza. Meglio se ci lascia la buccia qualche carabiniere, così per qualche mese abbiamo un eroe per alimentare la retorica, sbaciucchierò i suoi figli in diretta e gli intitolerò una piazza; magari piazza Partigiani.

Almeno 6 ore di palinsesto su tutte le televisioni del mondo, la solidarietà di tutti, almeno 25% di voti spostati. Poi ovviamente crisi di governo, elezioni e maggioranza assoluta in un mese. By by Silvio, by by grillini: l'État, c'est moi!

Sarebbe stato perfetto.
Peccato che il giorno prima scopriamo che quello che sarebbe passato di lì non sarebbe stato il Papa, ma un suo sosia, la sua controfigura. Cazzo, anche lui!

Così semplicemente abbiamo rimandato.
Ormai abbiamo perso l’appuntamento per le europee, domani. Spero di non scendere troppo. Un mese fa mi davano al 33%, adesso le ultime proiezioni riservate mi danno al 25; ma anche dopo le europee, va bene uguale.
È tutto predisposto tra 11 giorni; anzi, ormai sono dieci, il sole sta tramontando.
E io sono qui a mollo come un pirla. Stanco e solo. E nessuno mi viene a salvare.

Voi come continuereste questa storia?
Rispondetemi qui, su facebook o via mail.
Intanto è uscito il capitolo 5,
lo trovate qui

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