Lo pensa il sosia in “Salvini all’onda” di Marco Geronimi Stoll, interactive storytelling di fantapolitica, mentre il vero Salvini galleggia, naufragato, al largo di Lampedusa.

cap. 9 Seconda lettera del Macchinetta

Marco Geronimi Stoll
Salvini all’onda

--

Salvini all’onda è una narrazione fantapolitica creata da Marco Geronimi Stoll assieme ai lettori.
Ogni episodio si costruisce in incontri telematici o in assemblee di cittadini.
Chi vuole può invitare l’autore a incontri pubblici di comunicazione sociale per ideare un nuovo capitolo, o inviargli suggerimenti.

La parte 1 è qui, in essa si racconta di come Salvini precipitò in mare durante una missione segreta e al suo posto ora c’è un sosia che risponde in maniera automatica, il Macchinetta.

Seconda lettera del macchinetta

Caro Matteo,
chissà perché, me l’aspettavo: nessun feedback dalla mia prima lettera! sono arrabbiato, sono preoccupato, questa tua sparizione è pazzesca.

Io cerco di fare meglio che posso, ma ci sono due cose che devo dirti assolutamente. Anche stavolta, chissà se e quando leggerai sul nostro canale cifrato queste righe; comunque ho bisogno di scriverti, se non per te, almeno per me, per sfogarmi.
E per riferirti due responsabilità che sto per prendere in tua vece. Ma prima fammi spiegare perché le prendo.

Ti scrivo da un ospedale del profondo est, oggi mi sono praticamente nascosto dicendo che non stavo bene. Vigliacchissimamente, ma son sicuro di aver fatto bene. Dovevo andare a far la solita scena in una questura dove un folle ha ammazzato due poliziotti: un immigrato, il cacio sui maccheroni per la nostra propaganda; mentre atterriamo la DIGOS mi manda un whatsapp che gli sbirri del posto sono incazzati con noi perché non gli paghiamo gli straordinari da qualche mese, e che si sono organizzati per fare una protesta pubblica. Te l’immagini che figura di merda, il ministro contestato dai suoi poliziotti? Me l’hanno detto appena in tempo, così appena sceso dall’aereo mi sono fatto portare qui: “mi spiace, sarei venuto tanto volentieri ma sono all’ospedale per un malore”; ho cambiato personaggio e ho fatto il Salvini Malato Ma Coraggioso; mi viene bene.

Così ne approfitto anche per fare un bel check-up, che non si sa mai.
Un check-up non solo del corpo, ma anche della mente: fermo qui, posso pensare al mio ruolo nella commedia, alla commedia e al palcoscenico.

Tranquillo, vado avanti nella recita; almeno per un po’…
Continuo, come milioni di italiani che sul lavoro eseguono il loro compito senza farsi domande. Me li vedo tutti, vendono polizze farlocche, fabbricano robaccia, coltivano cibo velenoso, seguono i protocolli burocratici motivati da altri protocolli che generano altri protocolli, applicano per conto terzi la finanza per fregare gente come loro, vendono contratti-bidone telefonici o energetici per due spiccioli di provvigioni… Correndo come dei fanatici e cercando di essere più efficaci del collega e fargli le scarpe nella carriera, poi la sera timbrano il cartellino e tornano tra i buoni: amano i figli, magari comprano la pasta bio o fanno un’adozione a distanza… Si chiama schizofrenia. Ecco, io sono uguale.

Niente paura, non sniffo più da un po’, nel sangue non vedranno niente; è una lunga storia, prima o poi spero di riuscire a raccontartela, per adesso ti dico la cosa più importante per me: chi mi ha aiutato a smettere è la mia amica Goodluck, quella nera che ti stava antipatica. Ti ricordi? il cioccolato, i preservativi, … e quando cambiava pettinatura tu credevi che fosse “un’altra puttana negra”; tu non l’hai mai capita, sapevi solo quello che ti dicevano le tue spie, che comunque l’hanno passata ai raggi x. Come al solito quando ti arrivavano le informative leggevi solo il titolo e guardavi la foto. Anche adesso, ogni giorno riferiscono a me delle cose segretissime di lei che so già, hahaha, che buffo. Come l’incresciosa notizia che lei ha un fratello trans da qualche parte in Africa (che quindi è una sorella) e che è una filosofa quotatissima, cosa che so benissimo perché lei me ne parla spesso, mi chiede se posso aiutarla a farla venire da questa parte del mare e a farle avere una cattedra all’Università.
L’altra sera ci siamo sbellicati a pensare a cosa direbbe Borghezio di una docente di Filosofia Teoretica nera coi capelli gialli e con due tette della sesta in puro silicone! Che cerca di spiegargli Popper o disquisisce su Heidegger con la scollatura aperta, hahaha, l’abbiamo immaginato mentre corre in bagno a masturbarsi...

Però c’è poco da ridere, ho provato (con riservatezza, eh) a chiedere qualcosa di lei ai Servizi ma nessuno sa dove sia finita, pare che volesse provare la traversata coi contrabbandieri.

Ho sempre avuto un po’ paura che la storia tra me e Goodluck venisse fuori, ma pensandoci adesso… francamente, anche se capita… magari ci farà anche bene: sai come farebbe notizia su tutte le testate gossip? e che smentita a tutti quelli che ti danno del razzista? in fin dei conti anche l’Umberto aveva una moglie siciliana quando insultava i terroni.
Comunque adesso, che ti piaccia o no, lei è l’unica che sa tutto; capisci? lei è l’unica con cui posso essere me stesso e non il tuo personaggio; dovresti esserle grato: se riesco a recitare la tua parte tutto il giorno, 365 giorni all’anno, è solo perché lei è capace di calmarmi ogni volta un minuto prima di impazzire.
Già, perché te lo devo dire: non mi diverto più.

A chiudere con la cocaina mi ha aiutato lei; ma mi sono aiutato anche da solo, non è stato poi così difficile: se uno non ha quel bisogno di sentirsi superman, si smette senza troppo soffrire.
Vedi, io devo recitare il superman, non sentirmi superman, è una bella differenza. Non devo davvero esaltarmi, non devo calarmi dentro nella mia parte al 100%: se no diventerei un cattivo attore, non mi crederebbero più: nel gergo del teatro si chiama straniamento, significa che che se l’attore si immedesima troppo, non funziona, un po’ si deve capire che sta giocando.
Lo sai anche tu, lo sapeva perfino Mussolini, quando faceva la macchietta (oggi sembra ridicolo) per il popolo “che ama essere fottuto come una femmina”.
È una regola magica del teatro e anche dei truffatori. Lo sai bene che tra truffatore e truffato inconsciamente c’è un patto: il furbo deve solo intercettare quella parte nascosta della psiche del fesso che desidera essere deresponsabilizzata, infantilizzata. È il gioco che va in scena ogni sera sui telegiornali Fininvest: se uno crede a quella roba è perché sceglie di crederci.
Noi abbiamo quel patto inconscio col nostro pubblico: noi dal microfono, loro nella piazza, entrambi facciamo finta di crederci e ci esaltiamo a vicenda.

È un gioco pericoloso, alla lunga; il fesso non è così fesso. È solo pigro, ci crede perché nei sottotitoli gli diciamo: fidati, l’assertivo sono io: se va male mi prendo io la colpa. Crediamo di fregarlo, ma in profondità è lui che ci tiene in ostaggio. In piazza Loreto, a capovolgere il Duce, c’erano un sacco di ex fascisti. E c’erano un sacco di ex socialisti al Raphael a tirare monetine al Bettino. È questo 25% di mediocri che a ogni elezione salta dal Silvio al Grillo al Renzi e ora a te… crediamo di governarli ma sono i fessi che tengono per le palle i furbi; chiedono solo di restare deresponsabilizzati e per questo cambiano ogni anno il poster con la faccia del leader a cui tirare le freccette. Un quarto degli italiani, il quarto peggiore, controlla la democrazia.

Invece le cose profondamente sincere e appassionate suscitano sospetto; ai tempi dei nostri genitori non era così, forse è cominciato con la televisione: ora siamo riusciti a insegnare che nessuno può essere davvero pulito, profondo, trasparente… se lo sembra, ci dev’essere sicuramente il trucco.

Infatti oggi le belle persone finalmente danno fastidio, danno prurito alle mani.
Tutti i rancorosi gli leggono addosso la didascalia “io son meglio di te”.
E stanno diventando tutti rancorosi. La cattiveria delle persone è un prodotto artificiale, lo confezioniamo noi col marketing politico: siamo potentissimi, stiamo conquistando il mondo. Non c’è una vecchietta che, dopo anni di TG4, non abbia terrore ogni volta che suona il campanello, non c’è un pendolare che vedendo 20 neri in stazione non pensi che ci invadono come i marziani nella fantascienza; abbiamo creato una nazione di paranoici. Questo ci da milioni di voti, siamo potenti, la gente ci ama e soprattutto odia chiunque ci stia antipatico; ma adesso, che ci facciamo con questa potenza?
Io che sarei il Ministro dell’Interno e forse l’uomo più potente del Paese, che cazzo ci faccio con tutto questo potere? Solo una cosa posso farci, come tutti gli altri: continuare la commedia e badare a restare qui.
Ecco: non so se ne vale la pena.

Tutti quelli davanti a cui recito, anche loro non sono più persone, ormai sono personaggi. Tutti recitano la loro parte in commedia, perfino gli anonimi esaltati di provincia che mi acclamano nei comizi: recitano la loro vita mascherandosi da quelli che vorrebbero essere, zittiscono il cuore, zittiscono il cervello, guardano solo lo specchio immaginario con la loro immagine idealizzata, e naturalmente lo specchio sono io. Mi gridano messaggi di amore mentre grido che i barconi devono affondare, che cosa strana, l’amore.
Figurati quando vado nei palazzi: i parlamentari, le commissioni, gli altri ministri, i sottosegretari, tutti quei portaborse, all’inizio tutte quelle facce e quei ruoli si mescolavano nella mia mente, mi sembravano tutti uguali: stessa faccia, stessi vestiti, stesse parole, stessi gesti… adesso invece non mi sembrano più tutti uguali: significa che sono diventato anch’io come loro.
Puoi immaginarlo: me la cavo benone ogni volta dicendo le solite stronzate, tanto anche loro…: ognuno ripete sempre lo stesso copione.

Però mica potevo andare avanti a tenermi su sniffando, sarebbe stato pericoloso, sarei stato ricattabile, avrei avuto quella lucidità artificiale che ti fa sentire geniale mentre fai le cazzate… io devo recitare, non devo essere: straniamento.
E allora, basta: un giorno, invece di dirmi smetto quando voglio, ho smesso adesso. Era stato più difficile smettere di fumare, qualche anno fa.

Vabbé, ma che te lo dico a fare, se poi neanche mi rispondi.
Ti dico solo questo: se non ti fai vivo, francamente mollo tutto.
Quindi due cose, importanti. Me ne prendo la responsabilità morale, visto che quella politica ricade su di te anche se sei sparito.
Uno. Dimmissioni, crisi di governo… hai capito, Matteo? per dirla da politico, io sto espletando illegalmente una funzione politico-istituzionale che non mi spetta, nessuno mi ha votato, se mi sgamano è un disastro, a parte che io non ho nessuna competenza se non quella di prendere per il culo la gente.
Sono incalzato perfino da quella coatta della Giorgia Meloni, che è bravissima ad aizzare i cani ma non saprebbe governare un condominio… Dice continuamente di far cadere il governo, che se andiamo alle elezioni adesso le vinciamo. Grazie al cazzo, i conti li so fare anch’io, ma le vinciamo per fare cosa, per avvicinare la nostra Piazza Loreto?
Due. Se io mollo, serve un altro sosia. Forse un paio. Di candidati ne ho visti già diversi; due mi convincono, non solo per la somiglianza fisica (il chirurgo plastico dice che abbiamo una faccia abbastanza comune, bastano pochi ritocchini). Per ora sanno solo di dover fare la “lepre” ai giornalisti e un po’ di selfie in giro, poi vedremo. Stanno studiando le risposte standard; sto pensando di lasciare a uno di loro l’auricolare di connessione al Sistema, tanto a me non serve più, dice sempre le stesse cose…

stammi bene,

il tuo Macchinetta

— — — — —

È arrivato il cap. 10! è qui! Buona lettura!

--

--