Il Dilemma Morale del Calabrone sul Po — Conclusione

Michele Grazioli
2 min readAug 28, 2018

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Come in una rete neurale che si rispetti, dopo aver definito i nodi di input (Il Dilemma Morale del Calabrone sul Po — Introduzione) è il momento di scoprire cosa l’output ha in serbo per noi.

Tutto quello che sta in mezzo è un più che rispettabile mistero.

Conclusione

Scrivere la conclusione di questo lavoro non è solo aggiungere una pagina alle trenta in cui ho parlato molto e apparentemente detto nulla; scrivere queste ultime parole per me significa chiudere un percorso di tre anni e metaforicamente una parte della mia vita.

Se c’è una cosa che ho imparato è che certe convinzioni possono venire meno in qualsiasi momento e tutto può essere, con un appropriato modus operandi, messo in discussione.

Il primo punto fermo di questa tesi era che i capitoli, chiamati con i nomi degli affluenti del Po, dovessero avere una correlazione maggiore al 94% tra numero di parole e lunghezza del fiume; ecco, non ci si avvicina nemmeno a quel valore, ma ho deciso comunque di tenere la denominazione per ricordarmi che di errori ne faccio più di qualcuno.

E allo stesso modo era sbagliata la mia convinzione che con la matematica avrei fatto tutto, risolto qualsiasi problema, astratto qualsiasi situazione; ebbene, dare del “Tu” ai numeri non è condizione sufficiente per fare praticamente nulla (nemmeno prendere buoni voti agli esami di matematica, ndr).

Questi tre anni, e le persone che in questi tre anni ho incontrato, mi hanno insegnato che è inutile inseguire la tuttologia e fare di ogni ritratto una Gioconda; forse non subito, ma l’ho capito.

Il dilemma morale del calabrone sul Po” rappresenta un velato tentativo di dimostrare che forse le reti non sono così lontane e astratte come siamo portati a pensare; se ognuno di noi fosse il nodo di una rete e per massimizzare il risultato i nodi fossero super specializzati, tali da non potersi comprendere se non con minimi spazi di manovra, la funzione di attivazione e quella di apprendimento sarebbero più un discorso etico e morale piuttosto che matematico. In fin dei conti, non comprendere per non capire, neanche il moderno Google mette in prima pagina l’ultimo arrivato.

E lo ammetto, non ho verificato che le fonti delle mie fonti siano attendibili, perché a quel punto sarebbe un loop infinito. Ipse dixit, signori e signore, che in fin dei conti il V di Euclide un postulato rimane.

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